Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Gennaio 2003: <<L’INCHIESTA. Acquisiti documenti e ceneri La centrale Enel passata ai raggi "X">>

Quali sono stati gli effetti delle emissione della centrale Enel di Polesine Camerini sulla salute dei cittadini? È questa la domanda alla quale vuole dare una risposta il pm Manuela Fasolato. Ieri si è conclusa l'attività degli investigatori e i primi rapporti sono già arrivati negli uffici della Procura al secondo piano del palazzo di Giustizia. Durante la perquisizione sono stati sequestrati documenti, compact disc ed anche uno dei quattro server. Sono stati poi prelevati un campione del combustibile che viene impiegato per la produzione dell'energia elettrica e i fumi che fuoriescono dal camino.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Gennaio 2003: <<Sigilli ai nastri con la "storia" dell’impianto. Accertamenti sui rilevatori d’inquinamento. Martedì scorso l’incontro tra il pm e i vertici del gruppo Polesine Camerini, centrale Enel ai raggi X Primi rapporti degli investigatori alla Procura: controlli su fumi, ceneri e sostanze depositate sui filtri>>

Rovigo

NOSTRA REDAZIONE

Quali sono stati gli effetti delle emissioni della centrale Enel di Polesine Camerini sulla salute dei cittadini? È questa la domanda alla quale vuole dare una risposta il pubblico ministero Manuela Fasolato. Ieri si è conclusa l'attività degli investigatori e i primi rapporti sono già arrivati negli uffici della Procura al secondo piano del palazzo di Giustizia.

Durante la perquisizione sono stati sequestrati documenti, compact disc ed anche uno dei quattro server. Inoltre, i sigilli sono stati posti ai nastri dentro i quali sono contenuti dati storici sull'attività della centrale. Sono stati poi prelevati un campione del combustibile che viene impiegato per la produzione dell'energia elettrica e i fumi che fuoriescono dal camino.

Ma sono state raccolte anche le ceneri e le sostanze depositate sui filtri. Contemporaneamente, è stata eseguita una ispezione sulle caratteristiche della centrale per capire esattamente come funziona. In sostanza, il pubblico ministero Fasolato ha voluto avere un quadro completo della situazione. Un accertamento ha poi riguardato pure le centraline che rilevano i dati sull'inquinamento.

Le verifiche avvengono su quattro parametri, ma il sostituto procuratore Fasolato ne ha predisposti ulteriori. Ci sono metalli che non vengono rilevati, ma che sono presenti nelle polveri.

Allo stato attuale, l'unico nome iscritto nel registro degli indagati è quello di Carlo Zanatta, il direttore della centrale. Ma occupa questo ruolo soltanto dal 2000. Il fascicolo sta diventando sempre più voluminoso.

Contiene già lo studio dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ha indicato nel Basso Polesine una delle zone con la maggior percentuale di tumori e malattie dell'apparato respiratorio di tutto il pianeta. Importante sarà dunque il lavoro dei consulenti tecnici ai quali spetta il compito di effettuare uno screening sulla salute dei cittadini dei Comuni attorno alla centrale.

L'indagine della procura rodigina era scattata un anno e mezzo fa, e martedì mattina c'è stato un incontro tra i vertici dell'Enel e il pubblico ministero Fasolato.

L'amministratore delegato Paolo Scaroni, che non potendo essere presente ha inviato il proprio legale Giovanni Battista Murdacca, ha fatto sapere al magistrato di essere a disposizione dell'autorità giudiziaria offrendo la propria collaborazione per fare chiarezza sulla vicenda. L'incontro era stato chiesto proprio dai responsabili dell'ente per l'energia elettrica.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Gennaio 2003: <<ORIMULSION. «Non si pensa ai costi ambientali»>>

Nella risposta all'interpellanza dei deputati verdi, Cosimo Ventucci, sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, ha negato che nella centrale Enel di Polesine Camerini siano stati bruciati olii esausti. Anzi, quello rinvenuto nel serbatoio dalla ditta "La Ventosa" era un fondo di serbatoio (circa 52 tonnellate stoccate in 209 fusti) che è stato poi effettivamente conferito a una ditta specializzata, secondo quanto prescrive la legge, per lo smaltimento come rifiuto pericoloso. Ventucci, quindi, fa intendere che la ditta di Morbidelli avrebbe fatto scoppiare il caso perchè, per problemi propri, non è riuscita ad eseguire i lavori di bonifica nei 60 giorni previsti e, dopo aver accumulato un ritardo di circa 180 giorni senza peraltro terminarli, si sarebbe vista togliere l'appalto. Per il resto, la risposta del settosegretario si è limitata alla citazione delle vicende del progetto di ambientalizzazione prima con la tecnologia del "reburning" e successivamente, con la liberalizzazione del mercato elettrico, utilizzando l'orimulsion. Un progetto su cui la commissione Via (valutazione impatto ambientale) è chiamata ad esprimersi entro il 13 febbraio e che chiarirà "se il futuro funzionamento dell'impianto sia compatibile con l'ambiente del Delta del Po". Cioè se verrà rispettato il dettato della legge istitutiva del Parco del Delta del Po che prevede che gli impianti di produzione di energia elettrica siano alimentati a gas o con fonti di pari o minore impatto ambientale. In quella circostanza, l'on. Luana Zanella non si ritenne soddisfatta dalla risposta di Ventucci perchè «troppi interrogativi, troppe preoccupazioni rimangono ancora aperte». Infatti, pur rinviando alla magistratura il compito di far luce sul contenuto del serbatoio di stoccaggio di olio combustibile denso (ad esempio, pare che il 35-40% delle 52 tonnellate di rifiuti asportate sia ossido di ferro derivante dalla corrosione del serbatoio), la deputata verde contestò la scelta dell'orimulsion perchè «mi sembra che a Porto Tolle si voglia continuare con la solita logica di scelte produttive incentrate sul calcolo, sui costi, naturalmente quelli strettamente economici e non certo quelli ambientali, non certo quelli che comportano una esternalizzazione dovuta ad inquinamenti spesso difficilmente recuperabili». E ancora «questo tipo di territorio necessita di una svolta decisa e decisiva, una svolta che non vede isolati gli ambientalisti, i Verdi, ma bensì li vede insieme ad associazioni di imprenditori e a coloro che sono portatori degli interessi di uno sviluppo locale ambientalmente compatibile. L'economia che lì ha un futuro è legata, infatti, all'esistenza di un vero Parco».

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Gennaio 2003: <<L’OLIO ESAUSTO. Una perizia smascherò la "bugia">>

Nel febbraio scorso, un gruppo di parlamentari verdi (Boato, Pecoraro Scanio, Lion, Cento, Cima, Bulgarelli, prima firmataria Luana Zanella) presentarono un'interpellanza ai ministeri dell'Ambiente e della difesa del territorio, e delle attività produttive, per appurare se corrispondesse al vero la presenza di olio combustibile esausto in un serbatoio della centrale Enel di Polesine Camerini. Tutto comincia con l'incarico affidato alla ditta "La Ventosa" di bonificare un serbatoio di stoccaggio di olio combustibile denso da 100.000 metri cubici. Secondo il contratto,sarebbero stati necessari sessanta giorni di lavoro, mentre invece si protrassero dal 25 ottobre 1999 al 30 giugno 2000. Un ritardo che per l'Enel è addebitabile a problemi organizzativi della ditta, mentre questa ha puntato il dito su alcune anomalie riscontrate. Il serbatoio, con circa vent'anni di esercizio, è a tetto galleggiante a doppio pontone, diviso in diverse sezioni da formare tante camere d'aria in modo da garantirne il galleggiamento. Durante la bonifica molte di quelle camere vennero trovate piene d'olio combustibile (ma l'Enel si oppose alla bonifica dei gavoni), mentre la parte interna del tetto era talmente corrosa che, sotto l'azione dei getti d'acqua di lavaggio, si lacerava come carta velina. Inoltre, il fondo del serbatoio era completamente vaiolato, con crateri di corrosione profondi anche 3/4 mm e un diametro di 5 cm, ed i serpentini di riscaldamento completamente corrosi. "In altri serbatoi da noi bonificati -spiega Goffredo Morbidelli- con esercizio di oltre 40 anni e siti in identico ambiente marino, a volte sottoposti ad acqua di mare, l'interno era perfettamente integro, tanto che dopo la bonifica si potevano riconoscere i disegni di costruzione". Tutto ciò lascia pensare che il serbatoio non abbia contenuto solo un normale olio combustibile. Infatti, nonostante le obiezioni dell'Enel, la ditta "La Ventosa" prelevò alcuni campioni di olio che, analizzati, dimostrarono che non si trattava di olio combustibile denso a basso tenore di zolfo, ma un fondo di serbatoio con l'aggiunta di olio lubrificante esausto. Un risultato confermato in seguito da una perizia ordinata dalla sezione di Adria del tribunale di Rovigo. L'aspetto inquietante è che un tale prodotto può essere bruciato esclusivamente come rifiuto in inceneritori dotati di specifiche autorizzazioni e filtri per le emissioni in atmosfera, ad un costo oscillante tra 800 e 1.500 delle vecchie lire per chilogrammo.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Gennaio 2003: <<BONIFICA>>

Contro l'orimulsion gli argomenti più forti sono la presenza di metalli pesanti liberati dalla combustione, le ceneri finissime che sono inalabili e dannose, e il fatto che è corrosivo. Casi di sversamento dovuti alla corrosione delle tubature si sono già verificati e questo ha permesso di verificare che, avendo un peso specifico maggiore dell'acqua, l'orimulsion sprofonderebbe rendendo quasi impossibile il disinquinamento. Un problema che a Polesine Camerini è già noto visto che, nel bonificare il serbatoio, la ditta "La Ventosa" rilevò come l'impianto di disoleazione della centrale non era in grado di sopportare il carico di acque oleose. Infatti, il bacino di contenimento (la superficie è di diverse decine di ettari) in terra battuta era invaso da specie erbacee spontanee e completamente allagato: la nafta in minima parte galleggiava, mentre la frazione più pesante si depositava sul terreno. Nell'impossibilità di eseguire la disoleazione, le acque venivano così convogliate nel bacino n. 2 che successivamente, con un altro appalto, venne bonificato dalla "Ventosa". Qui, utilizzando un piccolo bob-cat, venne raschiata la nafta e la vegetazione dal fondo e venne creato un accumulo di nafta (alcune centinaia di tonnellate) depositat sul nudo terreno all'interno dello stesso bacino.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Gennaio 2003: <<PORTO VIRO. Secondo l’azienda che per dieci anni ha lavato caldaie e ciminiere, la causa sono i filtri dell’olio inefficienti Centrale, megafabbrica di polveri corrosive. Il fenomeno non è mai apparso nella sua gravità perché nei dati i picchi di emissione sono diluiti nelle medie annuali>>

L'indagine della magistratura sulle emissioni e l'impatto della centrale Enel di Polesine Camerini sul territorio, cui si somma il dibattito sul progetto che prevede l'utilizzo dell'orimulsion, stanno portando alla scoperta di una serie di "altarini". In questo contesto è inevitabile che anche il caso del presunto utilizzo di olii combustibili esausti, salito alla ribalta a seguito di un'interpellanza parlamentare nel febbraio scorso, venga analizzato in una diversa prospettiva. E questo perchè, al di là della veridicità o meno del singolo fatto contestato, quello che esce è un quadro tutt'altro che positivo sul funzionamento dell'impianto, delle tecnologie finora applicate, delle logiche economiche perseguite e un severo richiamo a non accettare a scatola chiusa il nuovo (ma bloccato dal Via almeno fino a metà febbraio) progetto di ambientalizzazione. Innanzi tutto è assodato che dalle canne fumarie della centrale escono fumi con un carico inquinante ben diverso da quello che si avrebbe bruciando un normale olio combustibile denso (Ocd). Basti pensare che, mentre gli impianti di nuova costruzione, con un produzione di 320 Mw, dispongono di una superficie filtrante di 300.000 mq, a Polesine Camerini, centrale che produce 640 Mw, la superficie del precipitatore elettrostatico è di soli 27.000 mq. Cioè undici volte inferiore a quello di impianti grandi la metà. Ma a dimostrare che, alla fine degli anni '90, il combustibile utilizzato dall'Enel era di qualità peggiore, vengono in soccorso di dati della ditta "La Ventosa" che per tutto lo scorso decennio si è occupata del lavaggio chimico-fisici lato fumi delle caldaie e del lavaggio delle ciminiere. Per quanto riguarda le caldaie, dopo un esercizio di circa 18 mesi, inizialmente venivano estratte 800-900 quintali di scorie. Negli ultimi tre anni, invece, e dopo un esercizio di soli 12 mesi, le scorie estratte ammontavano a circa 1.600 quintali. Lo stesso vale per i lavaggi delle ciminiere: inizialmente avvenivano ad intervalli di dodici mesi e, al termine di operazioni della durata di circa sei ore, davano 0,25-0,30 metri cubi di scorie, mentre negli ultimi anni, ma ad intervalli di sei mesi, dopo circa 30 minuti di lavoro veniva riempito un contenitore di circa 4 metri cubi svuotato di continuo fino al termine del lavaggio. La conclusione? Secondo Goffredo Morbidelli, titolare della ditta "La Ventosa", tutto ciò dimostrerebbe che «gli elettrofiltri della centrale, già scarsamente dimensionati per un normale olio combustibile denso, non erano più in grado di trattenere il carico di polveri, tra l'altro altamente corrosive, prodotte». Insomma, il peggioramento della qualità dei combustibili ha fatto schizzare la produzione di polveri che, non trattenute da un precipitatore elettrostatico sottodimensionato, sono state immesse nell'aria. Un fenomeno che non è mai apparso nella sua gravità perchè le centraline di rilevamento delle immissioni non solo sono di proprietà e gestite dall'Enel, ma forniscono dati che "spalmano" fino a far sparire dentro medie annuali gli eventuali picchi.