Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30 Novembre 2001: <<Terminal. DOPO LA MANIFESTAZIONE DI PORTO VIRO...>>

Martedì il coordinamento provinciale dei comitati per la difesa dell'ambiente si riunirà ad Adria, nella videoteca del Circolo Unione, per fare il punto della situazione e programmare altre iniziative, tra cui la decisione di contattare il presidente della Regione Giancarlo Galan ed il Ministro dell'Ambiente.

Dopo la manifestazione di Porto Viro di sabato scorso, il coordinamento provinciale per la difesa dell'ambiente esprime la propria soddisfazione per la larga partecipazione, ma decide dunque di non stare con le mani in mano. «Dopo quattro anni di lotte tenaci da noi promosse, una moltitudine di soggetti diversi che sulla questione del terminal avevano posizioni contraddittorie e spesso in netto contrasto - affermano al coordinamento - sono state accantonate le contrapposizioni politiche e le differenze culturali a volte estreme, per ribadire una forte opposizione ad un progetto riconosciuto come un'aggressione al territorio e all'ambiente del Parco del Delta del Po da parte dell'Edison».

Il coordinamento offre anche un lettura più "politica" ed articolata: «Sono stati ripresi dei rapporti con Cavarzere e con Chioggia che, con il Polesine e con il Delta, presentano affinità. Noi riteniamo che proprio per questo, oltre che per il problema del gasdotto che dovrebbe passare per Cavarzere, alla manifestazione siano state presenti folte delegazioni di questi due comuni».

E concludono al coordinamento: «Ormai è l'intero Polesine che rifiuta il terminal ed il gasdotto che dovrebbe passare per i comuni di Porto Viro, Adria, Loreo, Ceregnano, Gavello. La manifestazione del 24 novembre a Porto Viro ha inequivocabilmente dimostrato quanto isolato ed indesiderato sia il progetto del terminal, quanto inconciliabili siano gli interessi dei polesani con l'Edison che, finalmente, dovrebbe prendere atto del contesto sociale mutato rispetto a quattro anni fa e saggiamente desistere dal tentativo di volersi insediare in un luogo che democraticamente e civilmente la respinge».

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