Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 31 Gennaio 2003: <<ECONOMIA & AMBIENTE. I "capannoni" invadono anche il Polesine. In provincia l’equivalente di oltre duemila campi da calcio per le aree industriali e artigianali>>

Mettete in fila non dieci, non cento, ma oltre duemila (2.078, per la precisione) campi da calcio ed avrete l'idea della grandezza delle aree industriali ed artigianali esistenti in Polesine, già attrezzate o in procinto di esserlo. Sono infatti 16 milioni i metri quadrati riservati dai 50 Comuni polesani agli insediamenti produttivi: quasi il triplo dell'estensione di un comune come quello di Bosaro.

È di poche settimane fa il grido di allarme lanciato a Venezia sull'invasione dei "capannoni" nel territorio regionale. Nei 581 comuni veneti ci sono ormai circa 2.500 aree produttive deliberate: un'infinità, anche tenendo presente l'eccezionale espansione economica del Nordest, che sta generando enormi problemi sia in termini di necessità di infrastrutture che di tutela dell'ambiente. Sia chiaro, molti dei 16 milioni di metri quadri riservati agli insediamenti produttivi in provincia sono, allo stato attuale, ancora campi di granoturco o poco più, ma il loro futuro potrebbe essere segnato. Si va dalla maxi area portuale di Ca' Cappello, a Porto Viro, all'Aia di Adria che continua a Crescere, fino alle realtà di Rovigo, Villamarzana e al milione e mezzo di metri quadri tra Castelguglielmo e San Bellino.

«Qui in provincia di Rovigo siamo ancora in tempo per salvarci, ma è necessario studiare insieme un assetto logistico sulla scorta dell'esperienza maturata dal confronto sui temi della viabilità - sottolinea Giorgio Grassia, assessore provinciale ai Lavori pubblici -. Dopo gli "Stati generali" della Provincia di Rovigo si è aperto un dialogo sulla gestione del territorio, cercando di individuare quegli obiettivi che devono essere dell'intera collettività».

Il messaggio è chiaro: se non si vuole il saccheggio dell'ambiente con aree produttive pensate ovunque ed autonomamente a macchia di leopardo, le amministrazioni locali dovranno cercare di coordinarsi. Altrimenti anche il Polesine diventerà una terra "dei capannoni".