Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 31 Luglio 2002: <<IL CASO. Nella laguna Caleri Cavane abusive immerse tra i rifiuti Ieri sono proseguiti i sequestri>>

Sono proseguiti anche ieri i sequestri cautelativi delle cavane nella zona di Rosolina predisposti dalla Procura della Repubblica di Rovigo. Più di cinquanta le costruzioni alle quali sono stati posti i sigilli per abusivismo edilizio ed occupazione di suolo demaniale. Inoltre sono state riscontrate delle situazioni di grave carenze igienico-sanitario, come nella valle Segà. Ieri abbiamo visitato proprio questa zona trovando una specie di favela davanti ad un'oasi protetta. Una ventina i pescatori indagati.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 31 Luglio 2002: <<IL CASO. Viaggio a Valle Segà, dove ieri la Finanza ha ultimato i sequestri ordinati dal pm Falvo. Una "favela" tra le palafitte. Tra un anno sarà pronta la nuova struttura di Moceniga. Già stanziati 800 mila euro>>

Valle Segà è una ferita nel cuore del Parco del Delta. Da una parte l'ordinata recinzione di un'oasi protetta, cinque metri più in là catapecchie e rifiuti cinti dal nastro bianco e rosso sul quale è fissata l'ordinanza di sequestro predisposta dalla Procura della Repubblica di Rovigo. A mezzogiorno i militari della Guardia di Finanza stanno sistemando le ultime pratiche, poi se ne vanno perché ci sono altre cavane su cui apporre i sigilli, così come deciso dal pubblico ministero Camillo Falvo che conduce una delle tre inchieste sugli abusi edilizi del Bassopolesine. Per i pescatori vuol dire disoccupazione forzata proprio alla vigilia del periodo più intenso di lavoro. Ma la legge è legge, e poco importante che sia così da venti, forse trent'anni, come cercano di giustificarsi alcuni pescatori, una ventina dei quali iscritti nel registro degli indagati.

Le palafitte sono accatastate le une sopra le altre. Sembra di essere nei sobborghi di una metropoli, o peggio, in una favela di Rio de Janeiro. Baracche costruite con lamiere e chiuse da portoncini strappati a qualche vecchia casa, imbarcazioni incastrate sotto a tettoie di eternit, e bottiglie e cassette di plastica ovunque, in acqua come sull'argine. È anche qui che vengono raccolte e smistate le vongole che poi finiscono sui tavoli da pranzo. Condizioni igieniche al limite, anzi oltre. Per questo il pubblico ministero Falvo, dopo una serie di accurati sopralluoghi, ha fatto scattare il sequestro cautelativo nel quale si configurano i reati di abusivismo edilizio e occupazione di suolo demaniale. Sequestro che interessa tutte le cavane che si affacciano sulla laguna di Caleri, cinquanta o forse anche più, visto che non esiste alcun riscontro catastale. Perché le cavane non si comprano nè si vendono, almeno ufficialmente, ma si occupano.

I pescatori sono già a casa. Alcuni negli uffici dei propri avvocati, altri, come quelli associati alla Federcopesca, sono in municipio. Per fare presente le proprie difficoltà, per chiedere aiuto, per sapere cosa intende fare l'amministrazione pubblica. «Intanto - spiega il sindaco Luciano Mengoli - abbiamo già provveduto a richiedere gli atti per capire esattamente i motivi dei sequestri. Stiamo anche tentando di dare una risposta alle esigenze non tanto degli abusivi, quanto dei pescatori corretti. Siamo tutti preoccupati e posso garantire che faremo ogni cosa a noi possibile per aiutare i lavoratori seri. Ma ciò non toglie che davanti alle situazioni illegali procederemo senza titubanze, come d'altronde abbiamo già fatto.Dura lex sed lex, dicevano gli antichi».

La strada verso la regolarizzazione, verso la fine dell'abusivismo, porta al progetto Moceniga, due parole a indicare la località e un'opera che servirà ad ospitare, nel primo stralcio già approvato, un centinaio di cavane, queste strutture che fungono da ricovero attrezzi per i pescatori. Costerà ottocentomila euro. Il Comune di Rosolina ha stanziato i fondi e sta aspettando di avere le ultime autorizzazione, in primis quella per l'occupazione di un'area demaniale dalla Regione. «Da quando sono diventato sindaco un anno fa - racconta l'ingegner Mengoli - ho subito ripreso in mano questo progetto. Per la prossima estate contiamo di poterlo avere già realizzato, anche se con il cambio di competenze tra enti che c'è stato è difficile poter fare una previsione precisa. Io posso garantire, comunque, che sto seguendo quotidianamente la situazione. La struttura di Moceniga avrà cento posti barca e gli approdi per il rifornimento, lo scarico e il carico dei prodotti che poi finiscono a tavola. In piena sicurezza per gli operatori e per i consumatori. Sappiamo che potrebbe non bastare e dunque poi valuteremo come aumentare la struttura, fino a raddoppiarla».