Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" dell'1.03.2001: <<TAGLIO DI PO. Timori e paure ribadite dalla Bonifica. Saccardin a Roma per portare il "no" alle estrazioni di metano.Incontro al ministero dell’industria per fermare l’Eni>>

La concessione del Ministero dell'Industria a favore dell'Eni per la coltivazione di campi di idrocarburi in Alto Adriatico ha colpito l'opinione pubblica polesana ma in particolar modo quella del Delta, memore di un recente passato che, per effetto del bradisismo causato dalle estrazioni di metano, ha visto sprofondare l'intero territorio.

Per fare "azione comune" al fine di tutelare il Delta e tutto il territorio Bassopolesano, il Consorzio di Bonifica Delta Po Adige ha indetto un incontro presso la sede del Consorzio stesso in via Pordenone a Taglio di Po, con le comunità locali e le organizzazioni professionali per comprendere appieno la portata dell'attività posta in essere e per intervenire presso le Autorità statali e regionali.

Alla presenza, tra gli altri, di sindaci e amministratori comunali del territorio, dell'assessore regionale Bellotti, del presidente della Provincia Saccardin, del presidente dell'unione Veneta bonifiche Bianchi, del direttore della Coldiretti polesana Strenghetto, il presidente del Consorzio, Mauro Girello, ha aperto i lavori con un ringraziamento ai presenti all'importante incontro "sul futuro del delta". Il direttore del Consorzio, Lino Tosini, ha quindi illustrato i motivi dell'incontro che sono il rischio del ritorno della subsidenza che negli anni fra il 1951 e il 1970 ha visto l'abbassamento medio del territorio deltizio di circa 2 metri con punte anche di 3.

Questo abbassamento ha compromesso la sicurezza idraulica ed ha quindi comportato interventi per circa 2 mila miliardi: 500 per opere di bonifica e 1500 per rialzare argini fluviali e protezioni a mare. "I rischi connessi e collegati al fenomeno della subsidenza - ha concluso Tosini - sono l'erosione delle coste e delle spiagge e l'incremento del cuneo salino".

Il docente universitario Mario Zambon ha iniziato la sua relazione affermando che la concessione del Ministero dell'industria del novembre scorso al monopolio dell'Eni, per i polesani è un fatto nuovo rispetto a ciò che tuttora avviene nel ravennate. "Si tratta di un'area che è prossima al Delta del Po e che, sulla scorta delle esperienze acquisite nel ravennate, la sua coltivazione, e con estrazione di gas metano dal sottosuolo, produrrà alterazioni irreversibili nel Delta del fiume Po, che tra l'altro è area compresa nel Parco di recente istituzione".

Zambon ha fatto due osservazioni importanti: con il Decreto del Ministro dell'Ambiente Ronchi, frutto di un'intesa tra il Ministero e la Regione Veneto, tutte le aree a nord del parallelo che passa per le foci del Po di Goro devono osservare il Decreto stesso (che fa divieto di coltivazioni di giacimenti entro le 12 miglia marittime dalla linea di costa, e l'autorizzazione concessa, sconfina!) mentre, quelle a sud di detto parallelo devono osservare le norme generali previste per le concessioni statali. Nel delta del fiume Po, invece, esiste ed è operante istituzionalmente il Parco del Delta per cui vale il principio fondamentale della protezione ambientale del suo territorio soprattutto da azioni che abbiano effetti irreversibili.

E' intervenuto poi il presidente Saccardin che oggi è a Roma per un incontro con il Ministro dell'Industria Letta per esporre le ragioni del "no" unanime dei polesani alle estrazioni di gas metano. L'assessore Bellotti ha espresso il "no" della Regione alle estrazioni metanifere in Alto Adriatico ed ha pure confermato la sua disponibilità a far parte della delegazione formata, tra l'altro, da amministratori comunali e provinciali in udienza oggi dal Ministro Letta.

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