Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 31.3.01: <<AMBIENTE E SICUREZZA. La relazione del prof. Mario Zambon a "Terramadre". Subsidenza primo pericolo. Fermato l’abbassamento e ristabilito il litorale, necessarie opere di difesa attiva>>

Dalla difesa passiva a quella attiva. È il senso della comunicazione fatta dall'ing. Mario Zambon in merito alla sicurezza idraulica in Polesine a cinquant'anni dall'alluvione in occasione del convegno Terramadre svoltosi ieri nel Delta. Un'area quest'ultima risparmiata dalla grande alluvione del '51, ma vittima di una trentina di inondazioni nel mezzo secolo successivo. Dopo il 1951 la causa della destabilizzazione delle difese idrauliche del Delta, del suo stravolgimento paesaggistico e del suo degrado ambientale è stata la subsidenza, con sprofondamenti superiori ai tre metri, prodotta con le estrazioni di acqua e gas disciolti dal sottosuolo polesano avvenute in misura intensiva nel cuore del Delta da falde poste da 200 a 600 metri di profondità dal 1951 al 1961. Anno in cui furono definitivamente sospese di fronte all'evidenza del disastro.

Gli effetti delle estrazioni furono gravissimi: destabilizzazione delle strutture di difesa dalle acque dei fiumi, dei canali e soprattutto del mare, mareggiate sempre più violente ed aggressive, erosioni più marcate; avanzamento delle acque saline nell'entroterra lungo i rami del Delta e a mezzo delle falde acquifere sempre più accentuato. Le strutture della bonifica e della irrigazione diventarono inservibili e quindi da ricostruire.

Oggi del fenomeno di abbassamento del suolo rimane solo quello di origine naturale (10-20 cm/secolo, non più di 30 cm/anno).

Con riferimento al litorale esistente nel 1951, si stima che il bradisismo gli abbia fatto perdere circa 500 milioni di mc di materiale. L'abbassamento del litorale è stata la causa più importante della grave situazione del Delta, poiché, senza il freno del litorale stesso, le onde raggiungevano direttamente le arginature a mare sulle quali, frangendosi, liberavano tutta la loro energia. La ricostruzione di un litorale di equilibrio davanti al delta è stato l'indirizzo più valido per la sua futura e definitiva sistemazione. Non era certamente possibile ricostruire il litorale artificialmente; restando però alleati della natura, è stato possibile ricostruirlo in un tempo abbastanza breve. Il Po trasporta al mare mediamente ogni anno oltre 15 milioni di tonnellate di materiale solido e il mare, principalmente con l'energia cedutagli dal vento, lo distribuisce lungo i litorali secondo leggi precise.

Dal 1951 al oggi il Po ha restituito al litorale oltre 500 milioni di metri cubi di materiale, colmando la vasta zona di litorale depressa e consentendogli di fungere da freno per le onde che dissipano la loro energia prima di raggiungere le arginature. Lo scopo s'è raggiunto restando alleati con la natura. La forma delle ramificazioni del Po nel suo Delta non ha subito alcuna sostanziale modifica, contro le innumerevoli ed insistenti proposte avanzate. Inoltre per non prolungare il periodo di sistemazione del Delta si abbandonarono i progetti di colmata di zone retrostanti le arginature di prima difesa. Gli apporti solidi del Po dovevano giungere al litorale che costituiva la più valida difesa dalla furia del mare; ogni sottrazione degli stessi comportava un ritardo nella sistemazione definitiva del litorale e conseguentemente del Delta.

Ricostruito il litorale, non è stato possibile fino ad ora operare analogamente per le zone interne. Gli apporti solidi del Po sono sempre stati quantitativamente molto maggiori prima del fenomeno della subsidenza rispetto alle quantità di materiali che le onde e le correnti distribuiscono alle spiagge. Questo bilancio ormai si sta capovolgendo: si formeranno barre e depositi alla foce che costituiranno veri ostacoli per l'officiosità del fiume. Il problema è organizzare un progetto di colmata delle zone retrostanti agli argini a mare irrobustendoli definitivamente; progetto che potrà essere realizzato usufruendo sempre degli apporti solidi del Po e portandoli a tergo delle arginature a mare in estensioni libere. Un tale programma collima tra l'altro molto bene con la necessità di laminare le piene del Po per la sua sicurezza contro le alluvioni. Il tutto semprechè non vi sia la temuta ripresa della subsidenza con le estrazioni in Alto Adriatico.

torna all'home page