Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 22 Luglio 2001: <<PORTO VIRO. Il comitato ha inviato il plico della documentazione a Chioggia mettendo in evidenza aspetti ambientali ed economici. "La Capitaneria dica no al terminal". Negando l'autorizzazione può fermare l'impianto che l'Edison ha previsto a Porto Levante>>

Duello all'arma bianca, sia pure a distanza, tra Edison Spa e Comitato bassopolesano contro il terminal gasiero di Porto Levante, che ha come portavoce Luigi Flamini. La posta in gioco è altissima: si tratta dell'autorizzazione, da parte della Capitaneria di Porto di Chioggia, all'installazione del terminal nelle acque al largo di Porto Levante.

In quest'ottica, il Comitato ha fatto pervenire al comandante la Capitaneria di Porto una mozione, assai articolata e documentata, contro il terminal gasiero, in cui si rileva, tra l'altro, che la primavera scorsa la Banca Mondiale ha bocciato l'Italia per la sua incapacità di valutare, sotto il profilo economico, il proprio capitale naturale. Ed ancora: "In termini economici va quindi ribadito che ogni nuovo intervento sul territorio deve portare un valore aggiunto, misurabile nel tempo, derivato da un aumento del capitale di tutti gli elementi che costituiscono quel territorio: ambiente naturale, umano e culturale".

E considerazioni come queste, rileva il documento, sono state una delle cause per le quali è sorto il Comitato bassopolesano antiterminal "l'unico che ha fatto un'ampia informazione a livello locale, regionale e nazionale". Il documento rileva poi che nella popolazione, non solo del Delta, sta crescendo la consapevolezza del danno che il territorio potrebbe subire dal terminal, di cui un impianto analogo è stato respinto nel 1996 dalla popolazione di Monfalcone, mediante un referendum. Poi i rappresentanti del Comitato sottolineano alcuni dati di fatto: in primo luogo che la Ctr ha espresso indebitamente il suo parere positivo" perchè l'impianto non rispetta le norme del Piano d'area del Delta del Po, unico, in assenza di altri quadri normativi di riferimento, che doveva guidare l'analisi e la decisione di approvare o meno tale progetto".

E il Piano d'Area definisce il Delta del Po come "Sistema ambientale lagunare e litoraneo" e stabilisce che, in tali ambiti, siano consentiti esclusivamente interventi ed opere con finalità idraulica e produttiva ittica. "Ora benché il terminal non abbia nessuna delle due caratteristiche e finalità - si rileva -, la Ctra ha ritenuto ugualmente di dover dare parere positivo". Ma sia nell'ambito della Ctra che in quello del Ministero dell'Ambiente (cui il Comitato ha inviato la sua valutazione di impatto ambientale, redatta con la consulenza dei professori Virginio Bettini e Paolo Rabitti), rilevano i rappresentanti del Comitato "dovevano esserci molte incertezze e molti timori che l'impianto non fosse opportuno, ma pericoloso, per se stesso e per l'ambiente", se complessivamente sono state poste ben 17 condizioni "alle quali l'Edison deve ottemperare per procedere".

Avvertono infine, di aver già inviato al Ministero dell'Ambiente la loro valutazione di impatto ambientale, redatta con la consulenza dei professori universitari Virginio Bettini e Paolo Rabitti.

IL DOCUMENTO. Non porterà sviluppo nè lavoro

Nella mozione alla Capitaneria di Porto di Chioggia, il Comitato antiterminal, afferma che nel Delta la cronaca recente ha registrato gravi incidenti, nonostante le garanzie sulla sicurezza degli impianti. E per quanto riguarda il terminal, si sottolinea in particolare il rischio di fuoruscite sia dalla piattaforma che dal gasdotto, nonchè quello di surriscaldamento del gas per qualche anomalia, con conseguente pericolo di esplosione; il rischio poi di collisioni di navi, rischio che aumenterà con la realizzazione dell'asta navigabile; si ricordano poi le bombe sganciate in mare dagli aerei che tornavano dalle missioni nella ex-Jugoslavia, e si rileva che la situazione potrebbe ripetersi.

Ed ancora: il degrado ambientale per la costruzione del terminal e del gasdotto, l'alterazione della zona di mare circostante, per l'immissione di acqua più fredda e di ipoclorito di sodio; il grave danno all'immagine del Parco del Delta, già gravemente offeso dalla centrale dell'Enel. Segue lo smantellamento delle motivazioni che avevano portato ad avallare il terminal, a partire dalla scelta politica, che aveva portato alla firma del patto territoriale ed al progetto del terminal, basata sulla promessa della riconversione a metano della centrale Enel.

Quanto ai vantaggi economici si ribadisce che le zone del Delta ed il Polesine in generale, saranno toccati molto marginalmente dal flusso di denaro che ruoterà intorno all'impianto. Ed i 10 miliardi che l'Edison darà al Consorzio di Sviluppo, a titolo di indennizzo, "diventa il classico piatto di lenticchie con il quale, nella migliore delle ipotesi, si comprano gli ingenui". E neppure vi sarà una vera e significativa possibilità di occupazione.

torna all'home page