Da "Blocnotes"-settembre 2000: <<Un lettore chiede: "Chi controlla la qualità e la quantità dei fumi della Centrale Enel di Polesine Camerini?>>. <<Emissioni della Centrale e domeniche senza auto. La riconversione a metano non si farà, l'Enel ha un piano di investimenti, ma...>>.

E' inquietante la nuvola che quotidianamente, giorno e notte, si staglia sul nostro orizzonte, in direzione est, sud-est, verso il mare.

Cambia colore ed intensità anche in relazione alle condizioni metereologiche e ala direzione del vento.

Ormai è da molti anni che la Centrale Termoelettrica di Polesine Camerini immette nella nostra atmosfera i suoi "scarti" inquinanti. Non ci viene detto nulla: chi controlla la qualità e quantità dei fumi inquinanti immessi in atmosfera? Come mai ultimamente questa presenza sulle nostre teste è sempre più frequente e visibile?

Si parla di domeniche senza auto e di lotta contro il fumo, forme, anche queste, d'inquinamento di cui conosciamo la dannosità; ma dei fumi della Centrale non sappiamo nulla!

Sono consapevole, però, che, nelle nostre zone, aumentano febbriginosamente le forme allergiche, soprattutto nei bambini.

Si è parlato di convertire il "combustibile" della Centrale (metano?) e rendere l'impatto nell'atmosfera più morbido: a che punto siamo? Su di un orizzonte libero da ostacoli, senza soluzione di continuità tra coste e mare, la Centrale, con il suo camino, è qualcosa di inguardabile (è maledettamente vero! Nota degli Amici del Parco).

Certo, comprendo l'utilità che tale struttura può avere, ma trovo scandaloso che si venga tenuti all'oscuro di tutto!

(PierGiorgio Bettinelli, da lettere a "Blocnotes")

Risposta del direttore.

Se è vero che i fumi della Centrale sono visibili anche dalle nostre zone (ci si riferisce ad Adria, sede del mensile "Blocnotes", che dista circa 50 chilometri dalla Centrale; nota degli Amici del Parco) e dal basso ferrarese, è vero, altresì, che a fare maggiormente le spese con l'inquinamento ambientale prodotto da questo mega-impianto sono le popolazioni di Porto Tolle.

Piogge acide e pesanti attorno alla Centrale ricadono sugli abitanti e sulle colture ed è ingente la dispersione delle ceneri di combustione. Nella zona l'incidenza di tumori ai polmoni, come è stato evidenziato da più ricerche, è nettamente superiore alla media.

Come se non bastasse, "le emissioni di anidride solforosa e di ossido di azoto, pur contenute entro i limiti di legge, sono triplicate rispetto a due o tre anni fa" sostengono sia i sindacati che l'amministrazione comunale.

La Centrale dà lavoro a circa 400 addetti, senza contare l'indotto relativo alla manutenzione e al trasporto su strada del combustibile. Ma come tutte le medaglie anche la questione della Centrale ha due facce: il rovescio è costituito appunto da problemi di sicurezza sul lavoro, dall'inquinamento, dal pericolo di chiusura dell'impianto.

La Centrale Enel di Polesine Camerini ha cominciato a funzionare nei primi anni '80, ed era uno dei maggiori impianti in Europa. Ora, insieme a quello di Civitavecchia, rimane uno degli impianti più grandi d'Italia. Questa Centrale produce il 50% dell'energia elettrica del Veneto e il 10% di quella nazionale. E' dotata di quattro sezioni di generatori alimentati a olio combustibile della potenza di 600 MW ciascuna. Dell'energia prodotta in Polesine quasi 15000 milioni di kW, cioè il 93%, vengono "esportati" in altre province e regioni italiane.

Dal '97 l'Enel ha iniziato a tagliare gli appalti per la manutenzione, gli investimenti si sono ridotti a poca cosa e a più riprese nella Centrale si sono verificati "incidenti" sul lavoro.

Il quadro è, dunque, quello di un impianto pensato e realizzato in anni tecnologicamente ormai lontani che deve misurarsi con i nuovi limiti nelle emissioni stabiliti dalla Comunità Europea (fissati col D.M. del luglio 1990 e che entreranno in vigore alla fine del 2002) e con gli obblighi imposti dalla legge istitutiva del Parco del Delta, ovvero l'alimentazione a metano della Centrale.

L'articolo 30 della legge istitutiva del Parco stabilisce che tutti gli impianti di produzione di energia elettrica presenti nel territorio del Parco dovranno essere alimentati a metano o con altro combustibile alternativo non inquinante. Ma secondo l'Enel questa è una soluzione antieconomica che potrebbe comportare la chiusura della Centrale, dato che i costi della riconversione e dell'alimentazione, soprattutto, sempre secondo l'azienda, non sarebbero sostenibili.

Arriviamo così al luglio di quest'anno, quando, in un incontro al Ministero, l'Enel, finalmente, presenta, a Regione, Provincia di Rovigo e Comune di Porto Tolle, un progetto di adeguamento ambientale per la Centrale di Polesine Camerini. Esso prevede l'installazione su ciascuno dei 4 gruppi di un impianto di desolforazione, l'utilizzazione della camera di combustione della tecnologia "Ofa" per limitare la formazione di ossido di azoto, il potenziamento degli elettrofiltri per contenere le polveri. L'impianto potrebbe, così adeguato, utilizzare addirittura, olio combustibile ATZ (ad alto tenore di zolfo) e Orimulsion. Il tutto per un impegno finanziario di circa 530 miliardi di lire. Di metanizzazione però non si parla più, anzi si ipotizza la modifica dell'articolo 30 della Legge istitutiva del Parco.

Il dibattito continua anche in questi giorni e si intreccia a quello sul terminal gasiero, l'altra grande struttura che turba i sonni dei cittadini bassopolesani.

Molti cominciano a chiedersi, che tipo di sviluppo si vuole per questa terra: il turismo e la tutela dell'ambiente, che l'istituzione del Parco dovrebbe necessariamente portare con sé, o qualcosa di diverso, magari in cui gli affari di pochi abbiano la prevalenza sul benessere di tanti?

(Ben detto! Nota degli Amici del Parco)

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