Da "La Piazza del Delta-Ottobre 2000": <<Porto Tolle. Problema rifiuti. Termovalorizzatore al via? Ipotesi di riciclaggio della frazione umida ancora lontana. Il Piano d`Area pone precisi vincoli di rispetto fluviale e paesistico-ambientali>>

Continua ad agitarsi un fantasma per il comune: un termovalorizzatore utile per smaltire la frazione umida proveniente dalla raccolta differenziata. Un impianto previsto (all’ultimo punto) dal Decreto Ronchi sui rifiuti, ma che a Porto Tolle sembra essere uno dei primi interventi adottati per far fronte al problema dei rifiuti.

Non solo quelli comunali, sia chiaro: dopo aver scoperto i vantaggi di possedere una discarica, questa è la seconda giunta che si muove nel terreno insidioso degli impianti di smaltimento. Il dato paradossale è che, mentre la frazione umida dei rifiuti viene ottenuta al termine di una raccolta differenziata dei rifiuti molto avanzata, a Porto Tolle il picco più alto registrato in quasi dieci anni è il poco più del 3% ottenuto lo scorso anno. E si badi bene, con carta, plastica, vetro, ferro, pile e medicinali, perché di frazione umida ancora non si parla.

Ma a parte questa incongruenza, quante probabilità ci sono che a Cassella sia installato un termovalorizzatore? Se si tiene conto della precedente esperienza del termovalorizzatore di pneumatici, si direbbe ben poche. In primo luogo c`è da considerare, per Cassella, il Piano d`Area che pone precisi vincoli di rispetto fluviale e paesistico-ambientali e nega la possibilità di andare a costituire delle discariche. In ogni caso, trattandosi di area agricola, sarebbe necessaria una modifica del Piano Regolatore per rendere possibile un insediamento industriale. Non a caso, tra il 1997 ed il 1998, il termovalorizzatore di pneumatici era previsto nelle immediate vicinanze della centrale Enel visto che, con il Piano d`Area stilato nei primi anni ‘90, si era lasciata aperta la possibilità ad un raddoppio dell`insediamento produttivo. Invece, se veramente il termovalorizzatore di Cassella utilizzerà la frazione umida proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti rilasciando in atmosfera quasi esclusivamente vapore acqueo, potrebbe essere più facile rispettare la versione attuale dell`art 30 della legge regionale 36 (Parco del Delta del Po), che impone per gli impianti di produzione elettrica l`utilizzo di gas metano o combustibili meno inquinanti.

Se poi gli interventi per ridurre l`impatto ambientale della centrale di Polesine Camerini porteranno, come promesso dalla Regione, ad una modifica di questo articolo, la rosa delle possibilità potrebbe ampliarsi. In ogni caso, il progetto dovrebbe ottenere il via libera da Provincia e Regione e commissioni varie. L`aspetto che è stato meno trattato ma che potrebbe riservare maggiori sorprese, è però la finalità dell`impianto che, oltre allo smaltimento della frazione organica dei rifiuti, consente di produrre energia elettrica. Fino al 31 agosto scorso, tra le 105 richieste di connessione alla rete nazionale di trasmissione, l`impianto di Cassella non compariva. Eppure, tra queste nuove centrali che andranno a garantire circa la metà della potenza attualmente installata in Italia (35mila megawatt), ci sono ben 36 impianti che utilizzeranno fonti rinnovabili, ma nessuna di queste è in Veneto. Anzi, per produrre i 79 megawatt che la regione si propone, verranno realizzati tre impianti idroelettrici. Un dato che trova conforto in una relazione sul risparmio energetico presentata al parlamento dal ministero dell`industria: tra le 15 regioni che non hanno varato un piano per il risparmio energetico (utilizzo più efficiente dell`energia, pianificazione delle necessità e l`incentivazione delle fonti rinnovabili più compatibili con l`ambiente) non c`è il Veneto.

Su cosa si vorrebbe veramente realizzare a Cassella, insomma, non è ancora stato detto tutto.

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