Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 5.11.2000: <<Ambiente. L’incontro pubblico organizzato per discutere del progetto dell’Edison al largo di Porto Levante ha confermato la volontà dei politici di ridiscutere l’intera questione in vista di possibili modifiche dell’azienda. Terminal, cresce il fronte del no.Dagli abitanti della zona emerge la richiesta di bocciare la realizzazione dell’impianto>>

Nonostante i positivi spiragli per un diniego alla costruzione del terminal dell'Edison al largo di Porto Levante, sembra quasi che dalle autorità provinciali e comunali, tutto sia rimasto sospeso: non un deciso "no", ma la possibilità di una ridiscussione su un "rilancio" dell'Edison stessa.Eppure, dai presenti, la richiesta di avversare l'impianto è stata netta e decisa.Erano arrivati alla spicciolata, venerdì sera, i partecipanti all'assemblea promossa dal comitato bassopolesano e dal coordinamento provinciale dei comitati contro il terminal gasiero, e per un po' si è temuto che la pioggia avesse spinto a disertare la serata; invece la sala Frassati del Centro giovanile salesiano si è riempita e non solo di portoviresi, ma di abitanti di tutto il Delta, segno che il problema, a ragione, è sentito come problema di tutti e non solo del paese più direttamente interessato.Fra i relatori, alcune sostituzioni: presenti il presidente della Provincia Saccardin ed il consigliere regionale dei Verdi Bettin, sono stati sostituiti i consiglieri regionali Conte e Tosi. Presenti in sala anche il sindaco di Porto Viro, Doriano Mancin, espressamente invitato, quello di Adria, Sandro Spinello, ed il presidente del Consorzio di sviluppo ed ex sindaco di Porto Viro, Giovanni Franchi. Lo scopo della serata, è stato spiegato dal portavoce del comitato bassopolesano, Luigi Flamini: continuare nell'opera di informazione della cittadinanza, relativamente allo sviluppo della situazione per la fattibilità o meno del progetto dell'Edison.

Flamini ha ricordato diverse prese di posizione, che nel corso del tempo si sono modificate; ultima quella del consiglio provinciale che ha dichiarato, l'inopportunità di tale realizzazione. Altra sottolineatura dello stesso rappresentante del comitato bassopolesano, il superamento degli schieramenti politici che ha portato a quel voto, e il fatto che il comitato, con queste iniziative, non intende far politica ne imporre niente a nessuno ma sollecitare un utilizzo corretto del territorio. La parola è passata quindi al presidente della provincia, Saccardin, presente per la prima volta a simili incontri, il quale ha rimarcato di ritenere doveroso portare, sulla questione , l'idea del consiglio piuttosto che la propria. Ha poi spiegato come si è arrivati alla formulazione dell'inopportunità del terminal espressa dal consiglio, rimarcando che la sua non è incoerenza, ne segno di debolezza la disponibilità, indispensabile per chi assume un ruolo così importante, di ascoltare e comprendere le ragioni di tutti. Ma quali le considerazioni che hanno portato a questo voto di inopportunità, che, peraltro, come ha sottolineato lo stesso Saccardin, non è definitivo ma si riferisce solo alle condizioni in cui è posto il progetto? La questione della sicurezza, che non è pienamente garantita, l'impatto climatico e termico sulle acque, che pone sincere preoccupazioni nel medio e lungo termine.

DIBATTITO INFUOCATO. Il referendum appare sempre più vicino

Diverse le sfaccettature evidenziate sulla questione dell'insediamento del terminal gasiero nelle acque di fronte a Porto Levante, dai relatori convocati dal Comitato contro il terminal stesso a Porto Viro: Bettin ha sottolineato l'importante e coraggiosa presa di posizione di Padoin (l'assessore regionale ai parchi; nota degli Amici del Parco), netta nei confronti del progetto che sta suscitando sempre più perplessità e che - ha detto - non potrà avere seguito in questo momento di ripensamento.

Ha citato poi gli studi dell'ingegner Mario Zambon, nettamente contrario all'impianto e la disinvoltura sui rischi sia dei committenti che delle amministrazioni. Stoccata di Franco Sicchieri della Lega, che ha sostituito Conte, da sempre contraria all'ipotesi, a Saccardin: secondo Sicchieri, non sono emerse cose nuove, non si tratta quindi di un problema tecnico, ma esclusivamente politico: per la presa di posizione della gente, si è ora costretti a dire di no. «La vocazione del nostro territorio - ha detto - non passa attraverso questo tipo di investimento, cui abbiamo detto no nel '97, lo diciamo adesso e lo diremo anche nel futuro, qualsiasi siano le garanzie».

Pettenò, che ha sostituito Tosi di Rifondazione Comunista, ha rimarcato il tentativo di imposizione dall'alto di un progetto "sciagurato", privo di compatibilità ambientale e di sicurezza, e lo scopo recondito per cui si intende realizzarlo: l'abbattimento dei costi, quindi uno sfruttamento dei paesi produttori. Il sindaco Mancin, non ha potuto sottrarsi alla richiesta di esprimere la posizione dell'Amministrazione comunale, che deve dare l'ultimo lascia passare al progetto.

«L'amministrazione - ha detto - sta raccogliendo tutti i dati possibili e non abbiamo fretta di dire sì o no. Certo che, presupposto essenziale è la sicurezza, senza quella non c'è compenso che tenga, ma ci sono fattori che possono cambiare». Mancin, come pure Saccardin d'altronde, ha garantito la massima trasparenza, aggiungendo che porterà al dibattito anche l'Edison, e che non è detto che non si possa arrivare a una consultazione popolare.

Vivace il dibattito: tutti gli interventi hanno sottolineato la contrarietà al progetto, e la richiesta al sindaco di negare i permessi per il metanodotto. Il clima poi, per qualche attimo si è surriscaldato, con l'accusa di Virginio Mantovan di usare due pesi e due misure per l'istituzione del Parco, per cui non è stato richiesto alcun referendum, e questo progetto, per il quale invece si intende, se necessario, arrivare anche alla consultazione popolare.

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