Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 14.1.2001: <<Energia. Vertice a Palazzo Celio sul progetto per ridurre le emissioni dell’impianto di Polesine Camerini. Schiarita tra Regione, Provincia e Comune in attesa della firma del protocollo d’intesa tra le parti coinvolte. Centrale, prima intesa sul percorso. Solo dopo la valutazione di impatto ambientale si potrà modificare la legge sul Parco>>

Sembrava semplice, ma se c'è voluto un incontro di sabato mattina vuole dire che proprio non era scontato. Provincia, Regione, Comune di Porto Tolle e parlamentari hanno raggiunto ieri un primo accordo sul tanto atteso progetto di ambientalizzazione della centrale di Polesine Camerini. La via d'uscita dalla lunga polemica è stata presentata dal presidente della Provincia, Federico Saccardin, al termine di un non proprio silenzioso confronto con il capogruppo di Forza Italia in Regione Renzo Marangon. Le parti hanno in pratica annunciato che la modifica della legge sul Parco del Delta potrà essere realizzata solo in presenza della certificazione del progetto sull'alimentazione a orimulsion fatta dalla commissione di Valutazione di impatto ambientale, regionale e nazionale. Insomma, prima di porre mano al testo la Regione vuole che ci siano tutte, ma proprio tutte le garanzie necessarie.«Solo dopo la valutazione di impatto ambientale - ha subito precisato Renzo Marangon - si potrà modificare la legge. Quella presentata dall'Enel, infatti, era una semplice relazione, non c'è un progetto vero e proprio. E con queste premesse non si poteva certo cambiare la normativa». «Questa riunione è stata estremamente positiva e ci consentirà di avviare il percorso. Ci sarà il protocollo di intesa al quale seguirà la conferenza di servizi - ha detto il presidente Saccardin - e con questi passaggi ci sarà da subito la riduzione delle emissioni. La Regione, dopo la Via, avrà il compito di concordare con Governo e Enel la relativa modifica». Al vertice hanno partecipato anche l'onorevole Gabriele Frigato, il sindaco di Porto Tolle Paola Broggio, il consigliere regionale Elder Campion, l'assessore regionale Luca Bellotti, gli assessori provinciali Valentini e Callegarin e il coordinatore di Forza Italia Mario Borgatti.

<<L’INTERVENTO. Spazio alla scienza»

Normalmente le leggi si fanno o si modificano al fine di ricavarne un beneficio, specialmente se si tratta di ambiente e quando vi sono implicazioni di tipo economico e sociale. Non mi pare questo l'intento di chi oggi vuole intervenire sulla Legge Regionale 36 (Istitutiva del Parco del Delta) al fine di sanare una condizione di illegalità in cui continua ad operare l'Enel con la centrale di Porto Tolle. Ho anzi il sospetto, se non la certezza, che la voglia di eliminare l'art. 36 che obbliga all'utilizzo del metano, sia la via per arrivare all'adozione di combustibili ben più inquinanti, come potrebbe essere appunto l' orimulsion.

Questa vicenda si sta sviluppando su due percorsi non proprio paralleli: uno politico e il secondo di carattere scientifico. Ritengo che esiste un forte rischio che le ragioni tecniche e scientifiche possano venire strumentalizzate, se non addirittura asservite, dopo essere state stravolte, a favore della scelta politica. In tal senso mi pare che emergano chiari segnali che fanno ripensare a certe strategie politiche del dopo guerra che portarono da una parte alla nascita del polo di Marghera e, d'altra, ad affondare il Polesine con le estrazioni di metano.Per il territorio del Delta la situazione è oggi forse ancor più grave dato che ci si potrà trovare a sommare al probabile nuovo inquinamento della centrale la costruzione del Terminal e le nuove estrazioni di gas in Adriatico. Un tipo di sviluppo assolutamente in antitesi con la nuova realtà di politica europea alla quale ci vogliamo agganciare e che, al contrario, assomiglia di più ad una progettualità da terzo mondo, dove di fatto si è costretti a sacrificare l'ambiente in favore della crescita economica e sociale.Riguardo al problema centrale, ho una mia personale scala di priorità che vede, in primo luogo, lo smantellamento della struttura o, in alternativa, la riconversione (è chiaro: la ricostruzione!) a metano. Non penso certo all'utilizzazione di combustibili più inquinanti di quelli attualmente utilizzati, nemmeno quando si invoca la necessità di salvaguardare l'occupazione, che può trovare altre strade, anche per non ricadere in quanto detto prima sull'economia dei paesi più arretrati.A questo punto non andrebbero dimenticati anche altri scenari possibili che oggi scienza e tecnologia sono in grado di suggerire, senza escludere da questi un riferimento al nucleare. Purtroppo questa parola rappresenta ancor oggi per l'opinione pubblica un mostro inquietante e a ragione dato che si è ancora in un ambito dove non ci sono ne certezze ne garanzie, anche grazie alle scelte operate negli anni 60 e 70 a favore del petrolio, delle multinazionali e della strategia della politica statunitense. Ma le alternative tecnologiche non si fermano qui: vale la pena di ricordare le sperimentazioni in atto in Norvegia per la produzione di energia elettrica sfruttando il processo osmotico tra l'acqua dolce (fiume) e quella salata (mare).

Se per quanto riguarda la centrale di Polesine Camerini prevarrà la scelta a favore del nuovo e poco noto combustibile, bisognerà certamente provvedere ad un accurato studio di impatto ambientale (Sia) e, di conseguenza, alla relativa Via (valutazione di impatto ambientale). In tale passaggio, fortunatamente obbligato, la scienza potrà, speriamo in assoluta tranquillità e indipendenza, far sentire la sua voce e la sua opinione.

Franco Secchieri

Geologo

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