Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" dell'8.02.2001:«È contraddittorio. Anche Cgil, Cisl e Uil dicono no alle estrazioni di metano nel Delta.»

«Siamo contrari alla concessione del Ministro dell'Industria a favore dell'Eni per l'estrazione, in via sperimentale, del gas metano nel mare Adriatico di fronte a Scardovari - affermano le tre segreterie provinciali - Dobbiamo ancora una volta far rilevare che in questo Paese non c'è comunicabilità fra le varie istituzioni. Va ribadito con forza che le istituzioni e le forze imprenditoriali debbano sostenere l'economia polesana con adeguati investimenti, tenendo in giusta considerazione la nostra realtà territoriale dovendo farsi carico di oneri aggiuntivi, determinati dalla bonifica del territorio ed al problema della sicurezza idraulica. Il costo della gestione del territorio e delle infrastrutture è pertanto più elevato, dovendo provvedere ai costi rilevanti del sollevamento delle acque. Dobbiamo recuperare, da un lato, il gap determinato da tale situazione rispetto agli altri territori e dall'altro, si autorizza l'Eni alla estrazione di gas metano che come è stato dimostrato determina l'abbassamento della superficie terrestre. E' superfluo ricordare ai polesani quanto hanno subito in termini di bradisismo e di erosione, indotti dalle perforazioni avute negli anni '60. Non possiamo accettare, per il ruolo e le rappresentanze che abbiamo - concludono Cgil, Cisl e Uil - che si metta ancora a repentaglio, la sicurezza dell'ambiente e l'attività di una intera area».

«Siamo molto preoccupati per la concessione data dal Ministero dell'Industria alle estrazioni di idrocarburi nel Delta». Forza Italia e Ds bocciano l'autorizzazione rilasciata dal ministro Letta, alle estrazioni di gas metano nell'Alto Adriatico.

I consiglieri Renzo Marangon (Forza Italia) e Elder Campion (Ds) hanno annunciato che saranno vagliate le condizioni per un ricorso al Tar.

Già in passato la Regione Veneto si era opposta ad un altro progetto di estrazione presentato dall'Agip che non ha poi avuto seguito. In questo caso, il campo di estrazione, esteso per 400 chilometri quadrati e collocato oltre il limite delle acque nazionali, non sarebbe stato sottoposto, hanno sostenuto Marangon e Campion, ad alcuna valutazione regionale. I due consiglieri hanno chiesto all'assessore regionale Renato Chisso di valutare la possibilità di un ricorso per via amministrativa. L'argomento, hanno ricordato gli esponenti dei due gruppi, riguarda anche la Regione Emilia Romagna. Marangon e Campion hanno infine annunciato che si tenterà di svolgere un'azione presso il Consiglio dei Ministri perchè anche all'Alto Adriatico venga riconosciuta la tutela oggi riservata al Golfo di Napoli. «La soluzione ideale - ha detto Maragnon - sarebbe un no radicale alle estrazioni in aree deboli come questa. In questa ultima vicenda la Regione non è stata coinvolta». «Se è giusto che il Governo cerchi fonti di approvigionamento energetico - ha detto Campion - è altrettanto giusto tenere conto che aree come il Delta hanno bisogno di un'attenzione particolare»

L’INTERVENTO.«Bisogna boicottare l'Agip».Dura presa di posizione del presidente di Legambiente

C'era da aspettarselo: il decreto dell'allora ministro Ronchi non piaceva all'Eni e quindi ha tentato di avere le concessioni lì dove l'attenzione del mondo è minore: al largo del Delta del Po. Venezia è un po' più lontana, i riflettori si spengono e le scelte politiche in Polesine sono sono sempre state chiare e nette in relazione alle questioni energetiche, fin dagli anni '80 (orimulsion e terminal sono solo gli ultimi episodi di una lunga serie di timidezze e subalternità nei confronti delle grandi compagnie).

Non è più tempo per analisi scientifiche. Si sommano i pericoli che da più parti sono stati messi in evidenza: l'abbassamento del suolo, gli "effetti imbuto", l'estrazione di acqua metanifera in strati di sabbia pliocenica non consolidata, la presenza di faglie tettoniche in Adriatico, con la risibile quantità di gas estratto rispetto ai bisogni dell'Italia. Distinguiamo l'interesse di un'azienda, che intende fare solo quel che sa fare - estrarre gas - dall'interesse nazionale che è quello di una modernizzazione energetica che passa per lo sviluppo delle energie rinnovabili e la progressiva diminuzione della dipendenza dagli idrocarburi. Una coerente risposta a queste aggressioni energetiche sta nell'affermazione di una scelta drastica a favore dell'uso razionale dell'energia. Stiamo assistendo ancora una volta allo spettacolo di aziende energetiche che stabiliscono la politica dell'energia, facendone pagare le conseguenze ai cittadini, sotto forma di emissioni inquinanti o sotto forma di "caro petrolio".

La comunità polesana deve assumere un atteggiamento omogeneo di salvaguardia del territorio e della salute, negando ogni possibilità di intraprendere questa "sperimentazione" in Adriatico.

Tanto più che l'affidabilità dell'Agip nella gestione tecnica è tutta da dimostrare. Troppo ricorrenti sono i problemi sono i problemi operativi delle piattaforme in Adriatico, che ne fanno luoghi al di sotto degli standard operativi e di sicurezza internazionali. Un'indagine tecnica a cura del Ministero dell'Industria e dell'Ambiente sarebbe augurabile, per capire, per esempio, perchè alcune piattaforme hanno forti problemi di erosione negli impianti. Non sarà perchè estraggono sabbia oltre che gas? Legambiente propone ai cittadini e agli amministratori comunali del Delta di avviare forme di protesta nei confronti dell'Eni, prevedendo anche il boicottaggio dei distributori Agip. È in ballo la sopravvivenza dell'intero Delta, minacciato in un prossimo futuro anche dal sollevamento dei mari conseguente ai cambiamenti del clima. Non è una battaglia che val la pena di intraprendere?

Angelo Mancone

Legambiente Veneto

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