Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 9.02.2001: <<Subsidenza. Appello del Parco. "Tutti si attivino per fermare i progetti dell'Eni">>

Anche l'Ente Parco dice no alle estrazioni. Il comitato esecutivo si scaglia contro le coltivazioni di idrocarburi all'altezza della costa di Scardovari, notizia diffusa pochi giorni fa, anche se l'autorizzazione rilasciata dal ministero dell'Industria all'Eni risale allo scorso novembre.

«È un silenzio colpevole - ha detto il presidente del Parco, Franco Mainardi - e quando ci sono silenzi, quando c'è mancanza di trasparenza, significa che si nascondono problemi gravi che proprio per questo non vengono portarti a conoscenza delle istituzioni e della popolazione».

A conclusione del dibattito nel comitato è stato votato all'unanimità un ordine del giorno che sottolinea come «già in passato l'estrazione di metano in Polesine ha causato un gravissimo bradisismo (abbassamento del suolo), causa prima di numerose alluvioni».

E ricorda che «visto che proprio per questi motivi sono state chiuse le centrali di metano, evitando così al territorio altri incalcolabili danni», arrivando poi a dire che il comitato stesso «condanna l'Eni per il suo modo di agire» e «chiede che i parlamentari polesani e quelli veneti, i consiglieri regionali e i rappresentanti delle maggiori istituzioni si mobilitino, mettendo in essere tutte le azioni necessarie per la definitiva revoca della concessione rilasciata all'Eni da parte del Ministero dell'industria per l'estrazione del gas metano». Cosa che «sicuramente comporterà danni non soltanto al Basso Polesine, ma anche al patrimonio architettonico e culturale di Venezia».

SUBSIDENZA. Firmata dall’on. Frigato (Ppi). Interrogazione ai ministri per dire no alle estrazioni

Un'interrogazione e un incontro con il ministro. Sono le azioni che ha fatto partire l'onorevole Gabriele Frigato per la questione delle estrazioni di metano in Alto Adriatico. Il deputato del Ppi ha firmato, insieme al collega veneziano Francesco Bonato (gruppo misto), un'interrogazione ai ministri dell'Ambiente Willer Bordon e dell'Industria Enrico Letta, per sapere «quali siano gli studi sull'impatto ambientale che la nuova zona di coltivazione di idrocarburi avrebbe sul territorio» e «se non ritengano opportuno revocare la concessione affinché venga salvaguardato un territorio già profondamente ferito» dalle estrazioni del passato.

Frigato e Bonato ricordano che il decreto del 16 novembre 2000 ha accordato all'Eni la concessione ventennale per la coltivazione di idrocarburi davanti al Delta. E ovviamente l'ufficializzazione di tale atto in questi giorni sta suscitando allarme tra la popolazione e le amministrazioni locali per interventi che potrebbero mettere in pericolo anche il Parco del Delta voluto dal Governo stesso.

«Con Bonato abbiamo combattuto insieme contro i piani dell'Eni, perché anche Venezia era interessata - spiega Frigato - questa concessione, invece, riguarda solo l'area davanti al Delta, forse per rompere il fronte del no. Invece restiamo compatti».

Tra l'altro il deputato polesano sta organizzando l'incontro «che la Provincia ha chiesto con il ministro Letta. Contiamo di avere l'appuntamento per la prossima settimana. Siamo preoccupati perché seppure si tratti di un decreto dirigenziale e non del ministro, politicamente la cosa è grave».

Eppure tutto potrebbe essere stato chiuso da tempo con il progetto Sarto. «È un progetto di legge fermo tuttora al Senato - chiude Frigato - che inseriva il Delta e la laguna di Venezia tra le aree già escluse da interventi simili. Avevamo cercato di farlo approvare nella Finanziaria 2000, non ci riuscimmo. Ed è ancora nei cassetti».

torna all'home page