Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 23.02.2001: <<AMBIENTE. Primi commenti all'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica sul decreto del Ministero. "Un motivo in più per dire di no". Broggio (Porto Tolle): conosciamo già il bradisismo. Mainardi (Parco): speriamo possa servire>>

Una pallina in più da spostare sul pallottoliere.

L'apertura dell'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Rovigo sulla concessione rilasciata dal ministro dell'Industria Enrico Letta all'Eni per l'estrazioni di gas in Alto Adriatico è stata accolta a braccia aperte dalle amministrazioni comunali del Delta del Po, dal presidente dell'Ente Parco e dai due consiglieri regionali, Renzo Marangon ed Elder Campion, che avevano già preannunciato ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale.

«Accolgo in maniera favorevole questa inchiesta - spiega Franco Mainardi, presidente dell'Ente Parco - anche perché siamo stati tra i primi a lanciare accuse contro l'autorizzazione all' estrazioni di gas, una cosa davvero vergognosa. Mi auguro che anche questo possa contribuire a bloccare le piattaforme dell'Eni che inginocchierebbero il Delta. Proviamo solo a pensare a chi metterebbe più piede da queste parti con le trivelle davanti alla costa...».

Il Comune maggiormente coinvolto da una perforazione dei fondali con eventuale subsidenza sarebbe quello di Porto Tolle. Il sindaco, Paola Broggio confessa di non aver ancor ricevuto la visita dei carabinieri, ma anche nel Basso Polesine si respira aria di soddisfazione per l'apertura del fascicolo da parte del sostituto procuratore Manuela Fasolato. «Certo che siamo contenti - risponde il primo cittadino - perché questo territorio ha già avuto esempi a sufficienza negli anni '50 e '60 di cosa significa il bradisismo. E, purtroppo, non ci sono sufficienti garanzie che questo non si possa ripetere con le trivelle dell'Eni. La magistratura avrà i suoi buoni motivi per aver aperto un'inchiesta, certo è che dobbiamo lavorare su tutti i fronti per bloccare queste perforazioni». Ieri sera, intanto, in consiglio comunale la maggioranza ha proposto un ordine del giorno proprio contro le estrazioni.Dalla Regione, anche il consigliere diessino Elder Campion fa sentire la sua approvazione a questo nuovo tassello che potrebbe risultare determinante da sommare al fronte dei no. «Non entro nel merito dell'opportunità o meno dell'inchiesta - argomenta Campion - ma credo che sia un ulteriore esempio del timore che in fondo c'è attorno a questa vicenda che coinvolge non solo il Polesine, ma un po' tutta la costa Alto Adriatica. La Regione deve verificare puntualmente tutte le autorizzazioni e attendiamo di incontrarci con il Ministro. A mio avviso risulterà fondamentale anche sentire l'Emilia Romagna - conclude - per sapere se il Veneto debba procedere da solo o in compagnia in questa battaglia».

Anche il capogruppo regionale di Forza Italia, Renzo Marangon, ha accolto positivamente la notizia. «Sono soddisfatto, certo - fa presente Marangon - anche perché sarà l'occasione per verificare finalmente tutte le procedure che hanno portato al rilascio dell'autorizzazione. Mi fa piacere anche notare che il fronte di coloro che ritengono le estrazioni pericolose è sempre più corale».

LA PROVINCIA. Saccardin: «Coinvolgere anche Ferrara e Venezia»

«Hanno chiesto la documentazione relativa alla subsidenza».Il presidente dell'amministrazione provinciale, Federico Saccardin, commenta la recente inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Rovigo in merito al decreto del Ministero dell'Industria che autorizza la coltivazione di idrocarburi da parte dell'Eni in Alto Adriatico. Proprio mercoledì i carabinieri hanno raccolto documentazione in Provincia e in alcuni Comuni del Delta.«Questa battaglia - dice Saccardin ricordando anche il documento votato all'unanimità dal consiglio provinciale - bisogna portarla avanti fino in fondo. Personalmente sto preparando tutta la documentazione che il primo marzo consegnerò al ministro dell'Industria Enrico Letta. Nei prossimi giorni mi incontrerò con i sindaci del Delta del Po e raccoglieremo tutto il materiale scientifico grazie anche al lavoro svolto in questi anni dal professor Mario Zambon. Il nostro obiettivo è molto semplice: vogliamo che il Governo sospenda la delibera che autorizza l'Eni ad agire nell'Alto Adriatico, dobbiamo raggiungere almeno quel risultato».Ma Saccardin non si ferma lì. Il presidente sta infatti cercando di allargare il raggio d'azione coinvolgendo direttamente sia la Provincia di Ferrara che quella di Venezia. Gli studi hanno infatti dimostrato che un'eventuale azione sul Delta potrebbe influenzare anche i fragili equilibri lagunari.«Come amministrazione provinciale - aggiunge il presidente di Palazzo Celio - stiamo anche valutando la possibilità di un ricorso al Tar del Lazio come è già stato ipotizzato qualche giorno fa dai consiglieri regionali del Polesine. Dal punto di vista strettamente tecnico è stato notato che l'area dove si progetta di creare un giacimento - aggiunge Saccardin mostrando la cartina allegata al decreto - coinvolge direttamente anche una zona vincolata quindi ci sono anche i presupposti giuridici per avanzare l'azione legale».Intanto, sempre sul versante ambientale ed energetico, martedì prossimo il presidente andrà a Roma per incontrarsi con il sottosegretario Cesare De Piccoli. In ballo c'è il tanto atteso protocollo d'intesa per l'alimentazione ad orimulsion della centrale di Polesine Camerini. Si tratta di un passo fondamentale per avviare il complesso iter che negli ultimi tempi non ha mancato di sollevare forti polemiche.

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