Sul territorio del Delta del Po si stanno addensando una serie di problematiche di straordinaria rilevanza per l’impatto che possono determinare in termini ambientali. Ciò è paradossale, se si pensa che sempre nella stessa area le comunità locali, attraverso le loro rappresentanze istituzionali, hanno fatto una scommessa che negli anni a venire dovrebbe essere il motore di un nuovo approccio con i temi dello sviluppo compatibile con la tutela dell’ambiente. Stiamo ovviamente parlando dell’Istituzione del Parco del Delta del Po, realtà nuova e dalle potenzialità largamente inespresse che, tuttavia, se ben gestita, promette di dare uno sviluppo di largo respiro duraturo ed eco-compatibile sia per i residenti, ma anche per il Polesine tutto. Proprio per l’omogeneità dei problemi che insistono su un unico comprensorio, abbiamo inteso presentare in un unico documento la nostra posizione a testimonianza che il problema è unico e coinvolge semplicemente le prospettive che si intendono dare per questa terra negli anni a venire.

Tutti gli aspetti che tratteremo sono di eguale gravità, per questo motivo li riporteremo in ordine alfabetico a sottolineare appunto non una graduatoria di priorità, ma una paritetica pericolosità.

1)Discarica di Polesine Camerini-“Villaggio Turistico Forti”

Il progetto

In sintesi, un privato, proprietario di una vasta area nella parte meridionale dell’isola di Polesine Camerini, ha chiesto ed ottenuto da parte del Comune di Porto Tolle una variante al PRG in modo da "creare le basi per l’insediamento di un sistema turistico ricreativo" nella propria azienda agricola di Polesine Camerini. La variante è stata recepita dalla Regione Veneto con deliberazione 2785 del 3-8-99. La valorizzazione turistica, secondo i progettisti, richiederebbe la costruzione di tre terrazzamenti di altezza variabile fra 3,5 m (il primo a ridosso dell’argine), e 0,5 m (il terzo). Sopra i terrazzamenti dovrebbero essere costruite le strutture fra cui una "seggiovia" per portare dritti dritti i turisti nel bel mezzo di una zona rientrante nel Parco e che meriterebbe un’attenta tutela: i prospicienti scanni del Bastimento e degli Allagamenti! Ma questo è niente! Con quali materiali dovrebbero essere realizzati i terrazzamenti? È presto detto:

·fanghi di perforazione e trivellazione di pali di fondazione su terreno vergine (e passi, ma quanti saranno questi fanghi .... ben poca cosa rispetto al resto);

·calci di defecazione (= calci di defecazione dell’Eridania di Porto Viro, che sta devastando un’altra zona interessante nel Comune di Loreo più o meno con le stesse modalità, operazione sulla quale pesa già un esposto delle associazioni ambientaliste);

·conglomerato bituminoso (?????);

·scorie di acciaieria (forse dall’ex acciaieria di Loreo e poi chissà da quale altro posto);

·fanghi di dragaggio palabili (e qui non può che venire in mente Porto Marghera, anche perché, da pubblicazioni ufficiali, risulta che il fratello del proprietario ha un’autorizzazione allo scavo di fanghi di laguna proprio nella zona inquinata di Marghera).

Questo autentico scempio si dovrebbe spiegare su una superficie di 19 ha (circa 38 campi di calcio!!!!), per una quantità complessiva di 1.906.500 tonnellate di rifiuti in tre anni, pari a circa 1.260.000 m3 di autentica porcheria!!!!!!. Il tutto su un terreno che oltre a non avere nessuna portanza (da relazione allegata si prevedono cedimenti di oltre il metro a tutto beneficio degli argini!!!) è anche permeabile ed ha una falda quasi in superficie (per capirci siamo a ridosso della laguna e nelle immediate vicinanze di un ramo del fiume che finisce nella sacca del Canarin, in zona peraltro dove si allevano le preziose vongole. Anche uno scemo capirebbe che i conti non tornano, o forse tornano solo per qualcuno!). Si tratta, con tutta evidenza, di una discarica passata per recupero fondiario in un fondo dove non c’è niente da recuperare, trattandosi di terreno di bonifica che andrebbe valorizzato in ben altro modo. Per coprire questa vergognosa manovra, è stata posta sulla discarica la foglia di fico del campeggio. Paradossale che nella bozza di convenzione si tenti di far credere che si rispetti l’ambiente perché si presta cura nella scelta dei materiali con cui saranno realizzate le pavimentazioni. Eloquente del vero disegno sotteso al campeggio è la ridicola cauzione prevista nella convenzione in caso di mancata conclusione dei lavori, che ammonta a 400.000.000 di lire, a fronte di un giro d’affari che dovrebbe aggirarsi su svariati miliardi. Come dire, una volta completata la discarica, al diavolo il campeggio tanto al Comune spetta il solito piatto di lenticchie!

Cronistoria

Il tutto è partito da “Consorzio di sviluppo di Rovigo”, dove il progetto era stato inserito nel Patto Territoriale, che doveva essere finanziato a livello di Comunità Europea. Secondo le ultimissime news raccolte proprio in questi giorni, il progetto inizialmente prevedeva una valorizzazione dell’area mediante la costruzione di ponticelli di legno per arrivare allo scanno, ampio uso di legno, cannuccia e tutti quegli artifizi utilizzati da  “progettisti criminali”  (ingegneri, architetti, agronomi, ecc., quando debbono far passare qualunque scempio “nel rispetto dell’ambiente”). Successivamente il progetto sarebbe stato stralciato dal Patto Territoriale proprio perché nascondeva l’inghippo (= discarica-miglioramento ambientale). La posta in gioco però è alta ed evidentemente i proprietari sono riusciti a “convincere” gli amministratori di Porto Tolle della “bontà” del loro progetto. Grazie ai buoni uffici di Pagnan, dunque, il Comune di Porto Tolle ha apportato nel corso del 1999 una variante al piano regolatore comunale per “adeguarsi” al piano d’area vigente. E qui si nasconde il primo grande inganno. Nella variante approvata, infatti, si cambia destinazione d’uso dell’area, portandola da verde agricolo (campagna) ad area attrezzata (o qualcosa del genere), ma soprattutto ammettendo opere che invece il piano d’area attualmente in vigore vieta espressamente. Tutto ciò, naturalmente, controfirmato dai soliti noti progettisti che dichiarano che tutto va bene e che la variante rispetta la normativa!!! A questo punto ci si aspetterebbe che gli uffici regionali (l’approvazione della variante deve essere approvata in Regione) mettessero in evidenza le incongruenze e rispedissero il tutto al mittente. Invece non succede nulla. I tecnici Boato e Campaci non trovano granché da eccepire e la variante è approvata con delibera di giunta. E qui c’è un secondo inghippo: come è possibile che una variante al piano regolatore che va a stravolgere il piano d’area sia approvata dalla giunta quando l’approvazione di uno strumento legislativo sovraordinato, il piano d’area, è stato approvato dall’intero consiglio regionale? È da ritenersi legittima questa prassi? E ancora, in questo momento il piano d’area è vigente e contrasta apertamente con quanto previsto dalla variante al piano regolatore: quale dei due strumenti urbanistici prevale?

Ma tant’è. Nel frattempo erano successe altre vicende.

Nel giugno del 1999 il progetto, che allora era un “ripristino ambientale” con terrazzamenti a base di rifiuti, era passato in Commissione edilizia a Porto Tolle dove aveva incassato un secco No. L'ingegnere capo del Comune di Porto Tolle aveva, infatti, escluso la possibilità di realizzare il “ripristino” in quanto il piano d'area all'art. 23 esclude la possibilità di realizzare discariche di tipo B in quell'area (dunque esiste un documento ufficiale dove si parla espressamente di discarica). In seguito però, anche a causa dell’entrata in vigore della nuova legge regionale n° 3-2000, che, di fatto, ha abolito il termine discarica, i progettisti hanno tolto il “ripristino” lasciando solo i “terrazzamenti”. Nel frattempo è passata all'approvazione in Commissione Tecnica Provinciale Ambiente l’autorizzazione della ditta a trasportare e trattare i rifiuti che serviranno per i terrazzamenti. La Commissione si è riunita il 26-10-99. L’autorizzazione fu approvata con sei voti favorevoli e due astenuti (rappresentanti del Genio Civile e dei V.F., per questioni legate al Parco). Da notare che il decreto Ronchi, all’art. 33, prevede che i rifiuti del tipo di quelli che si intenderebbe smaltire a Polesine Camerini siano smaltiti in loco dalla ditta produttrice, mentre in questo caso la ditta che ha ottenuto l'autorizzazione di smaltire rifiuti da parte della CTPA trasporterebbe rifiuti per conto terzi quindi non rientrerebbe in quanto previsto dal Ronchi stesso. Ottenuta l’autorizzazione da parte della CTPA il passo successivo è stato quello di ritornare in Commissione Edilizia a Porto Tolle, dove stavolta l’ingegnere comunale, visto che era nel frattempo stata approvata la variante al PRG e che la nuova legge regionale aveva cancellato il concetto di discarica, non ha potuto che dare il parere favorevole (siamo in aprile-maggio 2000). Nel mese di giugno arrivano tutti i pareri (naturalmente favorevoli!) degli enti preposti (ad eccezione dell’Ente Parco, che non è neppure stato consultato): Genio civile, Consorzio di Bonifica, Capitaneria di Porto, ASL (che si preoccupa incredibilmente solo di come dovranno essere i servizi igienici ed altre amenità del genere, dimenticando ciò che sta sotto il campeggio: vero e proprio guano!). Sembra anzi che il buon Pagnan, per favorire questa messe di pareri entusiastici, abbia coinvolto una serie di consulenti apparentemente autorevoli e non “compromessi”: fra questi l'ing. Gambardella (ex ing. capo del Magistrato per il Po di Rovigo) che avrebbe predisposto una relazione tecnica che dimostrerebbe il rischio nullo per le arginature, il tecnico Sattin di Rovigo (emergente professionista che si occupa di tutte le discariche ed impianti in via di progettazione e/o realizzazione: Canda, Villadose, Cona, ecc.), l'arch. Bonaguro (progettista del campeggio) e l'ing. Capo del Genio Civile, Galiazzo, persona preparata e seria, che, probabilmente a causa della relazione giustificativa di Gambardella, non avrebbe espresso la propria contrarietà (nel caso di Loreo, che per molti versi ricorda questo, lo stesso ing. Galiazzo in sede di CTPA, aveva manifestato parere contrario). Fra le altre “perle nere” di questa vicenda, il Consorzio di Bonifica ha addirittura prodotto una relazione che dimostra che eventuali infiltrazioni (che si trasformerebbero in percolati) non finirebbero in laguna, bensì nel territorio agricolo retrostante. Ciò è indubbiamente fondato, in quanto il livello del terreno è più basso di quello del mare; tuttavia le infiltrazioni finirebbero inesorabilmente nella rete di drenaggio dei canali di scolo e da qui di nuovo in mare attraverso gli impianti di sollevamento. Come dire: ciò che esce dalla porta, rientra dalla finestra! Con la complicazione che nella laguna antistante (sacca del Canarin), ci sono gli allevamenti di vongole!!! Lasciamo immaginare cosa capiterà il giorno in cui dovessero verificarsi delle infiltrazioni di inquinanti multipli!

Avuti i necessari pareri favorevoli, il progetto è passato in consiglio comunale a Porto Tolle il 25 agosto 2000, dove è stato approvato con 13 voti favorevoli e 7 astenuti. Nella stessa seduta è stata approvata anche la convenzione con la ditta che dovrebbe fare i lavori, convenzione che prevede, udite udite, una fideiussione di 400 milioni di lire, a risarcimento del Comune se i lavori del campeggio non dovessero essere ultimati ( a fronte dei miliardi che gireranno per l’affare discarica, il Comune si accontenta delle briciole!).

Per fortuna, a bloccare il tutto, ci ha pensato la Soprintendenza che nel mese di novembre ha dato un parere contrario proprio in quanto il campeggio e le opere annesse sono in contrasto con quanto previsto dal Piano d’Area. Questo parere, tuttavia, a fronte di un ricorso al TAR, può essere facilmente aggirato. Infatti i legali della ditta e gli amministratori di Porto Tolle hanno avviato una serie di contatti con la Soprintendenza per superare lo stop temporaneo.

Come intervenire

La situazione si presenta in grande evoluzione e, come in una partita a scacchi, le associazioni ambientaliste WWF, Italia Nostra e Legambiente hanno messo in atto alcune contromosse.

Abbiamo inviato una memoria scritta alla Soprintendenza, mettendo in luce in maniera puntuale i contrasti del progetto con il vigente Piano D’area e con gli altri strumenti di tutela vigenti; abbiamo evidenziato il problema al consigliere regionale Bettin, che ha prontamente preparato un'interrogazione.

Queste misure sono tuttavia ancora troppo deboli, pertanto chiederemo al Commissario di Governo ed ai tribunali amministrativi l’annullamento della variante al piano regolatore per i motivi sopra riportati (contrasto con lo strumento urbanistico sovraordinato ed approvazione in giunta anziché in consiglio).

2)Estrazione del metano

Su questo tema ci sarebbe rimasto ben poco da dire, visto che, una volta tanto, tutte le forze politiche sembrano d’accordo nel non volerla.

·Esperienze del passato, non i calcoli fatti a tavolino con qualche modello matematico che può sempre fallare, né le sperimentazioni modellistiche, che hanno i medesimi problemi dei modelli matematici, dimostrano inequivocabilmente che estrarre metano comporta bradisismo delle aree costiere prospicienti la zona di estrazione. Neppure l’evidenza dei fatti è però in grado di far recedere dai loro malsani propositi coloro i quali adorano esclusivamente il Dio Profitto.

·Nel caso specifico chi sborserà i quattrini (= lavoro, fatiche, ), quando si tratterà di fare i conti con ulteriori abbassamenti del piano campagna e con i conseguenti pesanti interventi che si dovranno mettere in cantiere per evitare i rischi di alluvione e la scomparsa di terreni attualmente emersi? La risposta è ovvia: la comunità ovvero tutti noi. Sempre che, nel frattempo non si verifichi qualche circostanza più catastrofica (alluvione ad esempio, evento sempre in agguato da queste parti). La nostra opinione nel merito non può dunque che essere completamente negativa e di censura rispetto alla ventilata ipotesi di estrarre ancora metano dalle acque prospicienti il Delta del Po e più in generale l’Alto Adriatico.

3)L’impianto di trattamento dei rifiuti di Cassella

Da “Il Gazzettino” cronache di Rovigo, del 20/9/2001, a pag. VI, apprendiamo che vorrebbero costruire un inceneritore nel Comune di Porto Tolle in località Cassella. Dato che si tratta, in soldoni, del solito inceneritore che ha girato per tutta la Provincia e che è stato ovunque respinto, ne approfitteremo per mettere in cattiva luce quella amministrazione che, ricordiamo, è la sola antiparco ed è composta in larga parte da cacciatori. Richiamiamo, infatti, all'attenzione di quella Giunta e di quel Consiglio circa l’incompatibilità di tale impianto con il Parco (anche se, in realtà, si dovrebbe costruire fuori dal territorio dell'Ente Parco), con il vigente piano d'area e con la pianificazione della raccolta dei rifiuti dell'ambito ottimale (la provincia di Rovigo).

Considerazioni dall'articolo:

·1)<<…l’impianto dovrebbe portare nuova occupazione…>>. E’ solo fumo negli occhi! Al centinaio di posti dichiarati non crede nessuno: è il solito specchietto per le allodole per giustificare qualunque porcheria! Per restare nel Delta e per far riferimento ad altre promesse di posti di lavoro, ricordiamo che le cave Gallimberti (quelle sulla strada che dalla Romea va verso Porto Tolle), che da progetto dovevano essere un impianto ittico con una decina di posti di lavoro,  in realtà erano cave di sabbia che non hanno mai prodotto un solo posto di lavoro; la discarica di Polesine Camerini, che non produrrà nessun posto di lavoro o poca roba; idem il terminal gasifero di Porto Levante, ecc., ecc.

·2)<<…termovalorizzazione con produzione di energia…>>. Si tratta chiaramente di un paradosso; se si pensa che nel Comune c'è già la Centrale di Polesine Camerini e che da questo punto di vista Porto Tolle contribuisce largamente al fabbisogno di energia nazionale, non si capisce la necessità di un’ulteriore produzione di energia.

Altre considerazioni:

·3)Cosa dovrebbe bruciare il “termovalorizzatore”? Sfalci d'erba, scarti alimentari, ecc.? Vorremmo proprio sfidare gli amministratori di Porto Tolle a bruciare l'organico raccolto con la loro differenziata (sono agli ultimi posti della Provincia in tale tipo di attività)!!!! In realtà, la sola cosa che può essere utilizzata per far procedere una combustione, è il carbone o il petrolio ed i suoi derivati, alias plastica e gomma, cioè niente di diverso del vecchio termodistruttore di copertoni che, come dicevamo in premessa, ha girato tutta la Provincia con qualche puntatina fuori Provincia per venire ovunque rifiutato. Altra barzelletta uscita dai fautori dell’opera: l'inceneritore (chiamiamolo così e non con i vari eufemismi utilizzati in questi casi) brucerà materiale selezionato dai rifiuti da cucina. E’ una balla clamorosa: per funzionare, qualunque impianto ha bisogno di bruciare combustibile = petrolio, o carbone = plastica. I residui da scarti da cucina (l'organico) sono buoni solo per il compost, a causa della grande quantità d'acqua presente che renderebbe difficile la combustione e ne abbasserebbe terribilmente il rendimento (chi butterebbe mai nel caminetto le bucce di banana per accendere il fuoco?).

·4)Nessuno dice che per far funzionare la macchina bisognerà, come è ovvio, importare rifiuti da fuori Comune. La quantità di CDR (combustibile derivato da rifiuti) prodotta a livello provinciale è a malapena sufficiente a giustificare la costruzione di un inceneritore in tutta la Provincia e il consorzio sta trattando per portare il CDR prodotto a Fusina (VE) (sarebbe la destinazione tecnicamente ed economicamente più intelligente); dunque cosa brucerebbe l'inceneritore di Cassella? Rifiuti provenienti da fuori Provincia, ovviamente!!! Tutto ciò dovrebbe accadere in un territorio che meriterebbe ben altra considerazione!

·5)L'unico aspetto che realmente interessa gli amministratori (?) è quello riportato in modo defilato nell'articolo, ovvero le maggiori entrate per l'ICI: il vil denaro, ecco l'unico motore di questa squallida vicenda!

·6)Assurdità della scelta: in Provincia esiste un’autorità di bacino (il consorzio provinciale, quello presieduto dalla Pellegatti e avente come direttore Frazzarin) che sovrintende la pianificazione della raccolta dei rifiuti, che ha appena inaugurato il nuovo separatore a Sarzano e che non ha mai manifestato la volontà di costruire un impianto nel Delta, che oltretutto sarebbe una localizzazione non baricentrica rispetto alla Provincia (dunque una scelta demenziale).

·7)Impianti simili a questo sono stati bocciati in tutta la Provincia (vedasi il caso SEBA) ed anche fuori Provincia; nello stesso Comune di Porto Tolle ne fu bocciato uno in epoca recente. Cosa è mai cambiato nel frattempo? C’è forse qualche nuovo interesse da garantire a qualcuno?

·8)Possibile che in un territorio che già da’ in termini di contributo energetico e di conseguente inquinamento atmosferico (=centrale), vi sia proprio la necessità di costruire un altro impianto di produzione di energia elettrica il quale finisce per inquinare ulteriormente l'atmosfera?

·9)Possibile che ai cittadini di Porto Tolle e del Delta in genere, che sempre con maggior frequenza lamentano morti per tumore attribuite più o meno correttamente alla centrale, siano disposti ad accettare questo ulteriore impianto, che comunque contribuisce a scaricare nell'aria altri fumi = inquinanti, e quindi ad aumentare l'esposizione e le possibilità di ammalarsi di malattie gravi (=tumori)?

·10)Non manca una critica impiantistica: perché, dal momento che si contrabbanda l'inceneritore per termovalorizzatore, non si è pensato di proporlo in centro a Porto Tolle (per esempio nell’area dell’ex zuccherificio)? Eppure questa sarebbe la sua collocazione tecnicamente più corretta perché, oltre a distruggere rifiuti e produrre energia elettrica da immettere in rete, potrebbero essere sfruttate le acque di scarico per riscaldare l'abitato di Porto Tolle o una parte di esso (=teleriscaldamento), aumentando enormemente il rendimento del ciclo termodinamico (= risparmio sul consumo di energia primaria = riduzione della bolletta per importazione di materie prime)! Volerlo collocare a Cassella, territorio ancora risparmiato da grandi insediamenti, va nel senso di voler celare l'impianto, collocandolo lontano dalla vista , a ridosso del Parco, in una zona recentemente propagandata come valorizzata dal C.F.S. (pineta di Cassella con percorsi turistici) e senza possibilità di sfruttare le acque calde di scarico! In pratica, gli “illustri”  amministratori di Porto Tolle, l'inceneritore, visto che proprio lo vogliono, se lo facciano in Piazza Ciceruacchio!

·11)Infine: nel Comune di Porto Tolle siedono attualmente molti dei più illustri esponenti dei seguaci di Diana locali; costoro spesso ci attaccano dicendo che sono loro i veri ambientalisti protettori dell'ambiente. E’ interessantissimo notare, ora che hanno in mano le redini del potere, quale strana ma per molti versi sintomatica concezione della tutela dell'ambiente abbiano essi: negli ultimi mesi hanno infatti approvato una mega discarica, pardon “campeggio”, a Polesine Camerini da 2 milioni di tonnellate di rifiuti e si apprestano ad approvare un inceneritore, pardon termovalorizzatore, a Cassella! Ottimo esempio di ambientalismo!

4)Orimulsion

·Nel 1994 l’ENEL presentò un piano di “ambientalizzazione” della centrale di Polesine Camerini che prevedeva in sostanza la riduzione delle emissioni di SO2, NOX e polveri, mediante un sistema di abbattimento più efficiente. Il combustibile allora ipotizzato era lo stesso tuttora utilizzato (olio combustibile ad elevato tenore di zolfo cioè una mezza porcheria perché sarebbe più sano usare un olio a basso tenore di zolfo che costa ovviamente di più); il piano di ambientalizzazione è stato regolarmente approvato dal Ministero dell’Industria sin dal 1995. Con questo sistema di abbattimento le emissioni dovrebbero essere compatibili (se tutto funziona a puntino) con quelle previste dalla legge regionale istitutiva del parco; l’ENEL si è rivelata inadempiente rispetto al progetto in quanto, di fatto, ha effettuato gli interventi di miglioramento su uno solo dei 4 gruppi, che peraltro è mantenuto continuamente in stand-by. Nel 1995 un decreto del Presidente del Consiglio Dini ha permesso di utilizzare l’orimulsion quale combustibile per le centrali elettriche; l’orimulsion è appunto un’emulsione di bitume naturale (70% circa) ed acqua (30% circa) estratto alle foci dell’Orinoco in Venezuela. Tale combustibile presenta rispetto al petrolio una minore concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici (benzene, toluene, xilene, ecc.) [=aspetto positivo] mentre risulta assi più ricco in zolfo [=aspetto negativo] e, soprattutto, in metalli pesanti quali il vanadio, il nichel, il mercurio (circa il doppio del petrolio) [=aspetto molto negativo]. L’unico fattore positivo del combustibile (per l’ENEL e solo per essa, naturalmente) è il suo costo estremamente basso; da indiscrezioni provenienti da ambienti interni all’ENEL, sembrerebbe che il costo dell’orimulsion sia talmente basso che nel giro di 3 anni le spese di investimento dei lavori di ambientalizzazione sarebbero completamente recuperate. Nel luglio del 2000 l’ENEL ha presentato un “progetto di adeguamento ambientale della centrale con installazione di impianti di desolforazione fumi” in cui è previsto l’impiego massiccio di orimulsion (210 t/h contro le 140 t/h di olio combustibile). La Regione Veneto ha trasmesso alla Provincia in data 6.11.2000 un documento con proposta di parere formulato da un gruppo di lavoro per la valutazione del progetto di adeguamento della centrale; in tale documento è affermato che “la commissione ..... ritiene che esistano i presupposti per prendere in considerazione il progetto come potenzialmente soddisfacente alle esigenze di un’adeguata tutela dell’ambiente...”. Il consiglio provinciale, sulla base di questo documento, ha deliberato “di prendere atto favorevolmente del contenuto del documento trasmesso dalla Regione Veneto...al fine di addivenire ad un protocollo d’intesa o accordo di programma per la realizzazione di un programma di investimenti che preveda anche gli interventi e le eventuali modifiche alle norme, ivi compresa la L.R. n° 36/97 istitutiva del Parco regionale del Delta del Po, che consentano e favoriscano la realizzazione dell’opera nel pieno rispetto della tutela dell’ambiente (naturalmente questa formuletta magica non manca mai)”; in sostanza la Provincia è favorevole ai lavori indicati dall’ENEL e all’impiego dell’orimulsion. Per quanto è dato sapere il Comune di Porto Tolle è favorevole all’impiego del combustibile incriminato: sarebbe, dal nostro punto di vista, sorprendente il contrario!

Aspetti critici dell’orimulsion e considerazioni varie

·Va detto innanzitutto che questo combustibile è stato rifiutato in diverse parti del mondo proprio a causa della sua natura intrinsecamente inquinante e pericolosa per la salute (metalli pesanti e zolfo);

·L’orimulsion in caso di dispersione in acqua si deposita a circa 70-80 cm dal pelo dell’acqua per finire poi nei fondali causando gravi danni alla fauna; chi ha un po’ di memoria, ricorderà che qualcosa di simile si è già verificato nel passato a Pila,  allorché uno sversamento di olio combustibile ad alto tenore di zolfo finì direttamente nelle reti dei pescatori. Se fuoriuscisse orimulsion i danni sarebbero ancora maggiori, visto il più elevato contenuto di metalli pesanti; un incidente di questa natura si è già verificato a Porto Torres, dove stanno utilizzando il combustibile; qui, sembra per il potere corrosivo dell’emulsione, si è rotta una tubazione; il materiale fuoriuscito ha contaminato le spiagge limitrofe all’impianto facendo scattare un’inchiesta della magistratura e le feroci proteste dei residenti; naturalmente anche in questo caso l’atteggiamento dell’ENEL è stato reticente;

·A Brindisi stanno pure utilizzando questo combustibile in una centrale non nuovissima; anche qui ci sono forti proteste dei gruppi locali ed i segnali non sono tranquillizzanti; sembra infatti che la Provincia di Brindisi detenga il poco invidiabile primato di percentuale di morti per tumore a livello nazionale;

·La questione orimulsion è stata oggetto anche di un’interrogazione da parte del senatore Specchia con risposta assai poco convincente del sottosegretario Calzolaio;

·L’elevata concentrazione di metalli pesanti finisce in buona parte nelle ceneri che infatti presentano un aspetto alquanto delicato; le ceneri sono infatti estremamente fini e quindi sono più facilmente inalabili ed accessibili ai polmoni ed al circuito sanguigno; sembra che in Danimarca, unico paese europeo ad utilizzare l’orimulsion, il trattamento delle ceneri avvenga in ambienti sotto vuoto con l’utilizzazione di scafandri;

·I gessi prodotti dalla desolforazione dei fumi dovrebbero essere spediti via nave nel nord Europa dove esistono industrie in grado di trattarle; l’ENEL prevede però di trattare il gesso anche in stabilimenti industriali da realizzare in loco (?); “tali stabilimenti potranno essere costruiti a cura di terzi contestualmente agli interventi di adeguamento della centrale” (pg. 20 del progetto); dunque in una zona destinata a Parco e ad un modello di sviluppo eco compatibile, l’Enel suggerisce di costruire degli stabilimenti che trattino porcherie e che andrebbero in ogni caso ad incidere sensibilmente con il paesaggio rurale del Delta; bell’esempio di valorizzazione dell’ambiente o di ambientalizzazione che dir si voglia!

·La metanizzazione della centrale è tecnicamente possibile, come dimostrano gli analoghi lavori che l’ENEL stessa sta conducendo sulle due centrali di Sermide ed Ostiglia (che dovranno poi essere cedute dalla società); la questione è esclusivamente economica;

·Il piano orimulsion ha un costo complessivo di circa 1.100 miliardi e garantirà la sopravvivenza della centrale per circa altri 20 anni con una riduzione di occupazione a 240 unità; il rendimento della centrale con l’intervento di ambientalizzazione (valido comunque anche se si dovesse utilizzare l’olio combustibile) scenderà dal 41% al 40% (a causa dell’energia impiegata nei sistemi di filtraggio) e quindi, a parità di potenza immessa in rete, aumenterà il volume dei gas scaricati in atmosfera (anche se questi, almeno in via teorica, saranno meno inquinanti);

·Costruire una nuova centrale a turbogas della medesima potenza costa circa 1.800 miliardi con una durata di 50 anni, un’occupazione di 250 unità ed un rendimento termodinamico (indice del consumo di materie prime: maggiore è il rendimento minore è il consumo) che salirebbe al 50-55%;

·Secondo alcune fonti, se ENEL non ritiene conveniente investire nella metanizzazione della centrale, potrebbe vendere l’impianto perché ci sarebbero già almeno altri cinque gruppi nazionali ed internazionali disposti ad acquistare e metanizzare.

Considerazioni conclusive

·Una centrale che brucia uno dei peggiori combustibili al mondo è in palese, stridente, contrasto con l’indirizzo voluto dalla Regione di istituire un Parco naturale; senz’altro alle associazioni ambientaliste spetta il compito di mettere in risalto la contraddizione e sostenere l’incompatibilità di queste due opzioni;

·Se proprio non si vuole arrivare a metanizzare la centrale, l’unica alternativa percorribile per non incidere brutalmente sull’occupazione locale, è quella di completare i lavori di ambientalizzazione (termine falso e ambiguo utilizzato spesso in modo capzioso) anche sui restanti gruppi e di continuare ad alimentare la centrale con olio combustibile, però a basso tenore di zolfo;

·E’ una volta di più necessario superare la monetizzazione della salute dei cittadini e rifiutare logiche ricattatorie rispetto ai posti di lavoro.

·Per quanto sopra, noi esprimiamo la nostra contrarietà all’ipotesi di utilizzo di questo combustibile e fin d’ora manifestiamo la volontà di appoggiare qualunque iniziativa tesa ad ostacolarne o impedirne l’impiego.

5)Terminal Gasiero

Considerazioni conclusive

Il mondo ambientalista, insoddisfatto dell'attuale gestione ambientale del Delta del Po, considerate le troppe problematiche tutt'oggi irrisolte, vede nella realizzazione del Terminal, un'ulteriore minaccia potenziale a carico di un territorio che già ha versato gravi tributi alla causa della domanda energetica nazionale.

(UN ESTRATTO DEL NOSTRO DOSSIER E' STATO PUBBLICATO SU "IL CORRIERE DI ROVIGO" DEL 3.03.2001 E LA "PIAZZA DEL DELTA" DI MARZO 2001)

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