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Chiesa e Musica (1)




Mercoledì 10 Settembre scorso, su 'La Stampa', quotidiano di Torino, alla pagina 20 ho potuto apprezzare un buon articolo di Sandro Cappelletto dal titolo 'In chiesa si cambia musica'. Quest'articolo, che come sottotitolo riportava 'Bach addio, è Dylan il nuovo profeta del sacro', trattava un argomento da anni dibattuto ma che ultimamente ha avuto grande risonanza sui giornali e che, sostanzialmente, si riduce a questo: la Chiesa (Cattolica, s'intende) sta mettendo in soffitta la grande musica religiosa e sacra e la sta sostituendo con orrida musica di ispirazione ed origine leggera.
Abbiamo già trattato questo argomento da queste pagine e non riteniamo di dover dire più di quanto abbiamo già esposto. Se mai c'è da porre l'accento sul fatto che la corsa della Chiesa verso musica che di sacro nulla ha, neppure il nome, si sta facendo sempre e vieppiù frenetica e scomposta. Di questo sono testimoni atteggiamenti di vera e propria iconoclastia a cui sempre più spesso siamo costretti ad assistere e di cui vari prelati e monsignori, ormai completamente obnubilati dai fumi di un catto-modernismo che non trova più limiti nè morigerazione, si compiacciono con malcelato orgoglio.
Ma, tornando all'articolo, esso prende le mosse dalla notizia che all'ormai famigerato concerto del 27 settembre, che si terrà in occasione della conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale di Bologna, alla presenza del Papa canteranno anche diverse stelle del firmamento rock e leggero tra cui, udite udite, il 'grande' Bob Dylan, assieme ad altri quattro o cinque cantanti nostrani tra cui il Giovanni Morandi (detto Gianni, da non confondere con l'omonimo autore di discrete opere organistiche di metà ottocento) ed il Lucio Dalla il quale, intervistato dal pelosissimo e pietosissimo TG1 di ecumenica memoria e tradizione, alla domanda di che cosa provasse a cantare davanti al Papa, meglio non ha saputo dire che '..è una cosa molto bella...andiamo verso il nuovo millennio...non si sa cosa succederà...' ed altre amene banalità in cui di sacro o di attinente alla sacralità non c'era neppure un cenno; d'altro canto il Dalla ha sempre fatto sfoggio di discreto atteggiamento fortemente agnostico nei confronti della religione.
Per quanto riguarda il Dylan, poi, non riteniamo che la sua vita e le sue opere, nonchè la sua attività musicale siano mai state molto vicine ad un ideale religioso di tipo radicato e convinto. Semmai la sua musica, più che di orazione, è sempre stata di protesta e di contestazione di valori tra i quali talvolta la Chiesa ci si è ritrovata senza mezzi termini.
Ma questo non è il punto. Il punto, come giustamente esponeva l'articolista de 'La Stampa', è semplicemente un altro:
la Chiesa sta conoscendo una crisi vocazionale, di immagine e di partecipazione che più critica non potrebbe essere. Ed allora, invece di correre ai ripari con rimedi di fede, di religiosità, di carità e di cristiana partecipazione, ecco che si lascia prendere dal panico e le sue reazioni, piuttosto che da meditata e millenaria saggezza, sono ispirate da improvvisazione, incoerenza ed approssimazione.
Questo è dovuto, a mio parere, soprattutto al fatto che la Chiesa, negli ultimi decenni, soprattutto nei suoi apparati organizzativi, si è preoccupata di inserire prelati e monsignori che invece di studiare le Sacre Scritture hanno passato anni a studiare (male) le tecniche di comunicazione, di marketing e di immagine, facendo diventare la Curia Pontificia più un'agenzia pubblicitaria che un centro di organizzazione religiosa.
Le conseguenze sono quelle che sono: i giovani non vanno più in chiesa? E allora, invece di cercare di capire il motivo di questo disinteresse, questi cosa fanno? Tramutano le funzioni religiose in concerti rock... Sicuramente i giovani accorreranno numerosi. Il problema è che, comunque, la maggioranza di questi giovani se ne infischieranno bellamente del Congresso Eucaristico (..che probabilmente non sanno neppure cosa significa...) e del Papa, ed ascolteranno il vecchio Dylan o il finto-giovane Morandi ne più nè meno che come al PalaEur di Roma, urlando, strepitando, facendo ondeggiare gli accendini accesi, mangiando hamburger e scolando Coca-Cola (chissà, forse in futuro la Chiesa, per avere una maggiore partecipazione di giovani alle Messe, sostituirà il pane ed il vino consacrati con queste due sostanze alimentari più 'alla moda'...), con la differenza, vantaggiosa, che questa volta non ci sarà biglietto da pagare.
In questa ottica, come abbiamo già detto in occasioni precedenti, non si prospettano tempi felici per chi della musica sacra ne fa ragione di vita, passione ed anche mestiere, così come prevedo tempi durissimi per l'organo e la musica organistica, che già da diversi anni viene regolarmente e continuamente boicottata da un clero ottuso, ignorante, imbelle e talvolta imbecille che sacrifica strumenti storici e di grande valore sull'altare di organi elettronici e chitarre scordate suonate da 'esperti di musica' che magari hanno seguito il corso di chitarra su video-audiocassetta.
L'articolo de 'La Stampa' non è tenero e riporta diversi giudizi di addetti ai lavori. Ne riportiamo alcune frasi che riteniamo siano le più significative:
"Una chitarra in chiesa al momento dell'Elevazione o una canzone di Lucio Dalla al congresso di Bologna mi sembrano utili soprattutto a smarrire la forza del sacro...". (Claudio Ambrosini).
"La Chiesa si adegua al vizio diffuso della società contemporanea: lavorare, anche con abili mosse, per diffondere la propria immagine. Ma per tutelare la propria immagine spirituale, la Chiesa ha bisogno di ben altro...". (Goffredo Petrassi).
"Chi sposa la moda oggi, domani resta vedovo...". (Card. Suenens).
E terminiamo con le stesse parole dell'articolista de 'La Stampa':
"...a fine millennio non si intravede all'orizzonte il compositore che sappia avere il carisma di Pierluigi da Palestrina: a metà '500, in piena Controriforma, persuase Papa Marcello II che la musica poteva continuare a servire la Chiesa senza rinunciare a se stessa, senza diventare solo propaganda, senza smarrirsi. O forse la Provvidenza ha già incaricato del duro compito Elton John.".



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