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Organo Elettronico




Ritornando all'argomento base di queste pagine, oggi ci occuperemo di organi 'veri' e di organi elettronici.
Sgombriamo subito il campo da una diffusa ma errata convinzione: l'unica cosa che hanno in comune questi due strumenti sono le tastiere e la pedaliera; per il resto sono due cose diversissime. L'organo elettronico non ha mai avuto nulla da spartire con l'organo a canne. Fin dai primi esemplari esso venne destinato ad un utilizzo di tipo ludico e di spettacolo (famosi rimangono i Wurlitzer od i Compton nei teatri e nei cinema), uso poi travasato nella musica leggera prima, poi nel Pop e, infine, nel Rock (ove l'Hammond detta legge suprema).
Le prime contaminazioni si ebbero nei primi anni settanta, a seguito dell'ingresso nelle chiese dei gruppi musicali leggeri e di tutte quelle ignominie musicali abortite dal Vaticano II, Concilio i cui deleteri e distruttivi effetti hanno portato la Chiesa Cattolica allo sfascio attuale. Ma questo è un altro discorso.
Devo dire che, personalmente, il suono di un organo elettronico in una chiesa mi disturba, ma bisogna riconoscere che in molti casi in cui le scarse finanze non permettono un organo a canne, è sempre meglio un buon elettronico piuttosto che niente. Il problema è iniziato a diventare pesante quando anche nelle chiese dove esisteva organo a canne, magari corredato di organista, si è preferito mettere da parte entrambi e sostituirli con tastiere elettroniche. Questo tipo di 'ammodernamento' dei Sacri Riti in nome di un volontariamente ed iconoclasticamente malinteso 'svecchiamento della Fede dagli orpelli del passato' ha portato, da una parte alla riduzione delle spese, rappresentate dal compenso all'organista e dalla manutenzione periodica dello strumento (gli organi elettronici non devono mai essere accordati, puliti e manutenuti), a fronte del degrado di strumenti talora pregevoli, quasi sempre di buon valore fonico e storico. In taluni casi si è anche arrivati a vendere antichi organi per ricavare fondi da destinare all'acquisto di organi elettronici, sintetizzatori, percussioni ed altre amenità.
Da alcuni anni, infine, con la tecnologia digitale e l'avvento degli strumenti con suoni campionati, gli organi elettronici si sono potuti fregiare a pieno titolo dell'appellativo 'liturgici', ed in effetti i loro timbri sono veramente accattivanti e, talvolta, addirittura migliori di quelli a canne.
Ma il fattore decisivo e fondamentale per l'affermazione dell'elettronico nelle chiese è il costo.
Senza scendere in particolari noiosi, si può dire, senza timore di smentite, che con i soldi che si spendono per un buon campionato a tre tastiere, pedaliera ed una quarantina di registri, se si dovesse acquistare uno strumento a canne ci si porterebbe a casa si e no un organino con al massimo tre registri.
Discorso analogo si può fare per i restauri poichè, visti i loro costi stratosferici, le soluzioni sono due: o ci si affida a sponsors esterni (ma questi intervengono solo se si tratta di strumenti di grande pregio che consentano loro un sufficiente ritorno pubblicitario e di immagine), oppure si acquista un elettronico.
Le conclusioni che si traggono da questo discorso non sono confortanti. Stanti così le cose, è naturale che solamente le grandi parrocchie, le basiliche o le grandi chiese supportate da Ordini Congregazioni od istituzioni religiose di un certo calibro si possono permettere, oggi come oggi, la costruzione di organi nuovi oppure restauri di una certa rilevanza ed accuratezza. Le normali parrocchie, per non parlare delle chiese di provincia o, peggio, di campagna, sono praticamente costrette a dotarsi di strumenti elettronici, lasciando spesso al loro destino di graduale degrado e rovina antichi organi, talvolta anche di buona fattura e discreto valore.
A questo punto possiamo porci una domanda: Gli aspetti favorevoli dell'ingresso degli organi elettronici nelle chiese riescono a controbilanciare quelli negativi?



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