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Passano i secoli




Quando Berlioz, nel 1830, arrivò a Roma, giunto in San Pietro cercò subito l'organo, poichè in quell'immensità si immaginava di trovare uno strumento adeguatamente dimensionato, ma rimase stupito di non trovarlo. Cercando meglio lo trovò, piccolissimo, mediocre e montato su rotelle per essere spostato da un punto all'altro della chiesa. Ma la sua sorpresa fu veramente grande quando, dopo aver chiesto notizie sul coro della basilica, venne a sapere che i coristi impegnati erano diciotto per le funzioni dei giorni normali e trentadue per le cerimonie solenni.
Nel 1839 Gounod riportò la stessa impressione. Con la Cappella Sistina gli andò ancora bene, ma il peggio lo trovò quando si mise a visitare le altre chiese della Capitale, dove la musica di sacro o religioso nulla aveva più. Ovunque accozzaglie di strumenti i più diversi e repertorio finto-operistico che lo obbligarono a definire il tutto come una "accozzaglia di orpelli di musica profana sul palco da saltimbanco di una mascherata religiosa.".
Vent'anni dopo la situazione era perfettamente identica ed anche nelle altre città d'Italia spopolavano gruppi strumentali senza capo nè coda che eseguivano senza pudore le arie delle opere liriche avvalendosi di arpe, tamburi, violoncelli, cori misti e perlopiù malissimo assortiti, campanelli e trombe, assolutamente incuranti del fatto che nei decenni precedenti le gerarchie ecclesiastiche avessero emanato direttive ben precise in merito al divieto di utilizzare strumenti "profani" e di eseguire musiche operistiche.
Sono trascorsi centocinquant'anni da allora, ma la situazione nelle nostre chiese non è sostanzialmente mutata e, anzi, è anche peggiorata. Gli organi, infatti, oggi vengono spesso lasciati alla mercè dell'incuria, dei tarli e dei topi. Anche oggi assistiamo durante le funzioni alle performances di formazioni strumentali del tutto eterogenee che prendono le mosse più dal complesso da balera o dal gruppo rock che da una formazione cameristica. Anche oggi il repertorio religioso viene trascurato e messo da parte per dare libero spazio a musiche tratte da colonne sonore di films o da canzonette, il cui testo viene adattato alla bisogna. Anche oggi i coristi sono sempre male assortiti e peggio istruiti e la musica sacra e religiosa è stata ormai buttata tra le cose vecchie. E tutto questo nonostante che le direttive ufficiali della Chiesa raccomandino l'organo quale strumento essenziale e basilare per l'accompagnamento dei canti liturgici ed il repertorio consigliato per questi ultimi si rifaccia alla grande tradizione classica della musica sacra.
Ma sono passati davvero 150 anni?



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