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Varie ed eventuali




Far quadrare i conti è l'esercizio più praticato da parte delle Amministrazioni degli Enti Musicali Italiani. Questo da quando i concerti e gli spettacoli musicali si sono tramutati da "fare cultura" a "fare soldi". L'abbiamo già detto altre volte: la cultura -e questo accade nel Mondo intero e non solo in Italia- non corrisponde più alla musica, all'arte, alla poesia, alla letteratura, alla pittura e via discorrendo. La cultura di oggi è rappresentata dall'enogastronomia, dai villaggi turistici, dagli agriturismo, dal salame nostrano e dalla formaggetta di montagna e da tutte quelle cose che, per il solo fatto di far fare soldi a qualcuno, sono state promosse allo status di "eventi culturali" senza avere con la "Cultura" nessun neppur lontano riferimento. La cultura dei nuovi profeti del soldo e del danaro facile è portare la gente a visitare, ad esempio, un vecchio mulino ad acqua (acquistando i prodotti debitamente in esso posti in vendita, of course...) piuttosto che andare a teatro. D'altra parte è sufficiente leggere i giornali per rendersi conto che una sostanziosa fetta di contributi pubblici viene tolta ai teatri ed alle associazioni musicali (che in questo modo vengono "agevolate" alla chiusura dei battenti) per essere generosamente "dirottata" verso l'apertura di enoteche, ristoranti "bio" e quant'altro. Sotto questo punto di vista è potente anche la persecuzione di un disegno neppur tanto celato di "ridefinizione" dei parametri comuni di identificazione della cultura. Si spaccia per cultura quello che in effetti non lo è, nascondendo e minimizzando la "vera" cultura. Scuola, televisione, mezzi di informazione e tutto uno stuolo di leccapiedi della filosofia del profitto da diversi anni manipolano la verità, la storia e la tradizione culturale del nostro Paese. I risultati?... Sono sotto gli occhi di tutti: se chiunque vi sa dire immediatamente chi è Vissani (il famoso "chef" ormai ospite fisso di tutte le trasmissioni televisive che si piccano dell'appellativo di "culturali"), non altrettanto facile per gli Italiani di oggi è sapere chi fu Vittorio Alfieri o, per tornare al tema, Gaetano Donizzetti.
Non dobbiamo quindi stupirci troppo se, con una certa amarezza, scopriamo che sempre più gli Enti Teatrali italiani vengono "incorporati" in "Aziende di Servizi", così come non è più il caso di protestare se, ad esempio, telefonando alla Segreteria di un Teatro per prenotare i biglietti ci sentiamo rispondere -gentilissimamente, beninteso- dalla stessa persona a cui qualche settimana prima avevamo telefonato per segnalare la rottura del cassonetto della nettezza urbana sotto casa. Questo è nella realtà delle cose. I nuovi "manager", cresciuti a colpi di omogeneizzati e di teorie di libero mercato, imperversano e "mettono ordine" nei conti delle Amministrazioni Pubbliche senza guardare in faccia a nessuno e, soprattutto, mettendo sullo stesso piano cultura e raccolta differenziata, acqua potabile e musica sinfonica, linee tramviarie e Manierismo. Questi "esperti", con una tasca piena di diplomi e "master" statunitensi, l'altra pronta a riempirsi dei soldi che vengono loro corrisposti per il loro operato e la testa incommensurabilmente vuota e priva di ogni esperienza pratica e buon senso, ottenebrata da teorie che essi stessi nel giro di poco tempo proveranno dolorosamente sulla propria pelle, portano avanti una sistematica opera di distruzione e di dequalificazione della Cultura con la "C" maiuscola, obbedendo ciecamente e supinamente agli ordini delle multinazionali, degli industriali e di tutti coloro a cui non pare vero di poter manipolare l'Umanità così facilmente ed in modo così totale grazie a questa schiera di utili idioti.
Ma questa è la realtà di oggi: non muove foglia che lo sponsor non voglia. Se ancora qualche decennio or sono si poteva mobilitare un paese, un quartiere o un gruppo di cittadini per -ad esempio- restaurare un monumento, riparare una chiesa, impedire la costruzione di una fabbrica inquinante e cose simili, oggi il menefreghismo dettato dall'ossessione del denaro impera ovunque, ed anche le raccolte di fondi che talora vengono effettuate per scopi benefici il più delle volte sono a loro volta "sponsorizzate" da qualcuno che vuole farsi pubblicità.
Stanti queste premesse, non è più il tempo di stupirsi se, telefondando al Teatro per prenotare i biglietti, ci sentiamo rispondere -gentilissimamente, beninteso- dalla stessa persona a cui qualche settimana prima avevamo telefonato per segnalare la rottura del cassonetto della nettezza urbana sotto casa.

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Tanto tuonò che alfine fu burrasca. E' stata recepita in Italia, con il D.L. n. 68 la Direttiva Europea 29/2001 sul Diritto d'Autore. Ne avevamo già parlato da queste pagine e paventavamo disastri, che si sono puntualmente verificati.
Stando alla normativa approvata, se da una parte si liberalizza la "copia privata" di "fonogrammi e videogrammi" per uso esclusivamente personale e non a scopo di lucro e senza fini direttamente od indirettamente commerciali, dall'altra -per colposa e/o dolosa omissione- si vieta quella che è sempre stata definita la "copia di backup" del software. In pratica, io posso fare una copia di un Cd o di un Dvd musicali ma non posso fare la copia di sicurezza di un Cd che contiene un programma, anche se l'ho regolarmente acquistato e pagato. Poichè chi lavora con i computers -ed anche chi scrive lo ha dovuto provare diverse volte- si trova spesso e volentieri alle prese con supporti Cd che dopo qualche tempo si deteriorano e rendono quindi necessario ricorrere alla provvidenziale "copia di backup" a suo tempo fatta e messa religiosamente da parte, d'ora in avanti se qualcuno si troverà nella necessità di reinstallare il Sistema Operativo ed avrà la sgradita sorpresa di trovare il Cd originale inutilizzabile dovrà, obtorto collo, comperarne uno nuovo. Ci sarebbe, a questo proposito, anche il problema di come provvedere da parte dei produttori dell'hardware necessario per la duplicazione, a disabilitare automaticamente la possibilità di copia nel caso di duplicazione di software ed abilitarlo in caso di audiovisivi. Ma questo è un problema che per ora non ci interessa.
Quello che ci importa di più è la questione del cosidetto "equo indennizzo", che altro non è che una specie di "indennizzo presunto" che dovrebbe essere corrisposto agli "autori" per la "possibilità" che noi tutti abbiamo di duplicare un'opera musicale. In pratica, dato per celebrato un processo alle intenzioni secondo cui tutti quelli che acquistano un Cd-Rom "potrebbero" utilizzarlo per copiare qualcosa, costoro vengono preventivamente dichiarati colpevoli e condannati a pagare un "risarcimento" anticipato a quei "poveri" autori, che tanta fatica hanno fatto per partorire le loro "opere".
Poichè i processi alle intenzioni in una Democrazia non si dovrebbero celebrare, noi riteniamo che questa norma sia incostituzionale, ma sappiamo che nessuno la cambierà, perchè tanti e troppi sono i meccanismi politico-amministrativi che da decenni vengono costantemente ed adeguatamente "unti" dalle multinazionali del disco e dell'intrattenimento allo scopo di far passare per buoni abusi di questo genere.
Le conseguenze di questa norma sarà che i prezzi del software e dell'hardware per masterizzazione a dir poco raddoppieranno ed i soldi che ne sortiranno verranno fagocitati dalle casse della SIAE, e non siamo poi così sicuri che questi soldi, versati -lo ripetiamo- da persone che poco hanno a che spartire con il mondo dello spettacolo, vadano a finire nelle tasche degli effettivi destinatari (gli Autori). Quello che più lascia sconcertati è, in buona fine, il fatto che a pagare le voragini deficitarie della SIAE siano persone che utilizzano questa tecnologia per immagazzinare dati che nulla hanno a che vedere con le canzoni, i films e cose simili (basti pensare agli Uffici Pubblici, alle Aziende ed a tutte quelle realtà che del backup dei dati fanno ragione di mantenimento della loro operatività amministrativa e commerciale).
Questi sono i risultati delle varie tresche che si sono intrecciate negli ultimi anni -a livello europeo e nazionale- tra le multinazionali dell'intrattenimento, più che mai avide di denaro, le grandi case produttrici di software che vogliono mettere a tacere anche quelle poche possibilità di espansione del cosidetto "software libero" (i numerosi viaggi di Bill Gates nei vari Paesi Europei degli ultimi anni non ci pare siano stati semplici viaggi turistici) ed i vari "establishments" governativi ed economici, che non si sono lasciati sfuggire una splendida occasione per veder raddoppiati i profitti senza muovere un dito. Di questo dovremmo ringraziare i nostri parlamentari europei e nazionali ricordandoci di tutto questo in occasione delle prossime elezioni, ma molto probabilmente neppure questo risolverà la situazione.



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