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Chiesa e Musica (4)




La "Musica da chiesa" viene canonicamente divisa in tre categorie: Musica Religiosa, Musica Sacra e Musica Liturgica.
Stando alle normative ecclesiastiche, la Musica Religiosa è quella che si ispira ai testi delle Sacre Scritture o della liturgia e che richiama a Dio, alla Vergine Maria, ai Santi ed alla Chiesa. Si definisce Religiosa anche quella musica ispirata da sentimenti anche genericamente religiosi. Questa musica non può essere utilizzata nelle celebrazioni liturgiche; può trovare spazio solo al di fuori di esse ed in particolari condizioni.
La Musica Sacra è quella che viene composta per il servizio divino, cioè per le celebrazioni religiose. In questa musica lo scopo deve essere quello di servire alla liturgia, di cui diviene parte integrante. Questo tipo di musica non è intesa come "Musica Liturgica" se non quando essa viene utilizzata in modo appropriato. In effetti, la Musica Sacra diventa "Liturgica" solo quando si dota di un testo approvato dalle Sacre Gerarchie, quando viene impiegata in modo pertinente e quando è in linea con le prescrizioni rubricali. In altre parole: un canto di comunione eseguito all'offertorio non è Musica Liturgica, bensì solo Musica Sacra eseguita a sproposito.
Queste normative valgono per tutta la musica da chiesa e, pertanto, anche per quella organistica. Ma qui il discorso si fa più complesso e delicato ed è da qui che prendono origine quelle contraddizioni e quelle dispute che hanno contrapposto e contrappongono tuttora le Gerarchie Cattoliche e coloro che la musica per organo la considerano non solo come un "servizio" alla liturgia -e come tale ad essa sottomesso e subordinato- ma anche come un linguaggio musicale ed artistico che ha avuto una propria evoluzione anche in senso extraliturgico, sempre beninteso tenendo presente che tutta la letteratura organistica, dalle sue origini fino al secolo scorso, ha avuto origine nelle chiese e nei luoghi sacri, poichè è lì che gli organi sono sempre stati ed i compositori di musica per organo sono sempre stati essi stessi organisti liturgici.
Dando per scontato che la musica per organo solista, essendo sprovvista di un testo, non fa parte della musica liturgica, ci si può chiedere se essa possa fare parte della musica sacra. La domanda non è oziosa, poichè la Chiesa Cattolica consente attualmente il suono dell'organo solista in soli quattro momenti del Sacro Rito: all'inizio, prima che il sacerdote si rechi all'altare, all'offertorio, alla comunione ed al termine, e comunque solo quando non sia possibile eseguire un canto appropriato. Un'altra disposizione, inoltre, richiama alle "dimensioni accettabili" delle composizioni, alla loro capacità di essere capite, alla loro effettiva efficacia sul piano spirituale ed al divieto che la loro esecuzione divenga un momento musicale slegato dal contesto liturgico. Solo a queste condizioni il suono dell'organo è accettabile nei sacri riti.
Considerando tutto questo, diviene palese per coloro che conoscono la letteratura organistica del passato che quasi tutto il repertorio organistico diventa inutile e, addirittura, vietato. Cosa ne facciamo, ad esempio, delle splendide "Toccate per la Levatione" di Frescobaldi? Non potremo mai ascoltarle nel contesto per il quale esse erano state composte, nonostante esse siano delle vere e proprie preghiere e meditazioni in musica. Niente da fare: declassate a musica religiosa e, come tali, relegate nei "concerti spirituali" e nei "Vespri d'organo", che altro non sono che banali escamotages escogitati "obtorto collo" per non tramutare in spazzatura mille anni di musica organistica.
Parliamoci chiaro: stanti le attuali normative, nelle celebrazioni liturgiche non esistono più momenti in cui l'organo possa far sentire la sua vera voce. Questo è uno dei tanti aspetti delle contraddizioni e delle aberrazioni che le normative successive al Concilio Vaticano Secondo hanno introdotto nella musica da chiesa, di fatto cancellandola e sostituendola con le schifezze che risuonano sotto le volte delle nostre chiese.
A queste condizioni, lo ripetiamo ancora una volta, vengono buttati al vento duemila anni di storia dell'organo, che viene declassato al ruolo di "tastiera" armonica, su cui l'organista si limita a sgranare i quattro risaputi e banali accordi dei melensi e ributtanti canti che fanno il verso alle canzonette di moda, spesso accompagnati da chitarre, batterie e sintetizzatori, con buona pace delle esplicite disposizioni ecclesiastiche che bandiscono questi strumenti dai sacri luoghi.
Ma c'è un altro aspetto della faccenda. Abbiamo detto che la musica "religiosa", l'unica ammessa nelle chiese al di fuori delle celebrazioni, deve trarre la sua ispirazione dai testi delle Sacre Scritture, deve richiamare Dio ed i Santi e dovrebbe, comunque, essere ispirata da sentimenti genericamente religiosi. Essa può essere eseguita in chiesa solamente all'interno delle specifiche manifestazioni che la prevedono, che sono i già citati "Concerti Spirituali" ed i "Vespri d'Organo".
Detto questo, cosa ne facciamo di composizioni come le Sinfonie di Widor e di Vierne?... e la "Grande Pièce Symphonique" di Franck dove la potremo ascoltare?... E poi, ancora, le Sonate per organo di Hindemit, quelle di Guilmant, le trascrizioni dei concerti di Walther, i Concerti per Organo ed Orchestra di Haendel, tutte le opere basate su canti e balli popolari degli antichi autori.... Questa musica, pur non traendo diretta ispirazione da elementi religiosi, è stata pensata, composta e realizzata nelle chiese ed è stata ispirata dallo strumento sacro per eccellenza: l'organo. Vogliamo far diventare carta straccia tutto questo millenario patrimonio musicale?
Quello che chiaramente si evince dalla lettura delle disposizioni ecclesiastiche in materia di musica da chiesa (ma, ancora di più, dalle interpretazioni che a queste norme vengono date) è che la Chiesa Cattolica si rifiuta di prendere in considerazione il fatto che la Musica possa essere non solo un elemento "a servizio" della liturgia, ma anche un'espressione artistica. Alla Chiesa non interessano i capolavori musicali, anzi -se possibile- li rifiuta, poichè essi assumerebbero troppa importanza rispetto all'essenza della liturgia. La musica di Palestrina, il Canto Gregoriamo, i capolavori organistici di mille anni di storia della Chiesa (e della Musica) sono ingombri pesanti, poichè pare che distolgano i fedeli (ma ora è più corretto parlare di "assemblea") dall'ascolto della Parola di Dio.
Questa manìa di "depurazione", che si è tramutata in smània di "epurazione", è provata da una frase che si può leggere nell'importante libro di Mons. Valentino Donella, "Musica e Liturgia", che abbiamo già recensito su queste pagine e dove, nell'introduzione, alla pagina 10, si può leggere questa chiara frase: "Persino una messa cantata in Gregoriano rischia, per assurdo, di risolversi in una scelta 'non liturgica' se provoca choc e disorientamento in un'assemblea non preparata.".
Ora -a parte il fatto che si dovrebbe scrivere "shock"-, se si arriva all'assurdità di pensare che il Canto Gregoriano, che per duemila anni è stato il canto "ufficiale" della Chiesa Cattolica (e secondo le norme in vigore lo dovrebbe essere ancora) e le cui melodie sono conosciute in ogni angolo dell'Orbe Terracqueo, possa provocare un trauma sugli uomini del ventunesimo secolo, che sono cresciuti cantando nelle chiese quello stesso canto, delle due l'una: o siamo diventati tutti improvvisamente imbecilli oppure all'interno della Chiesa c'è qualcuno che tira a farci fessi.
Noi saremo anche malfidenti, ma -sinceramente- lo shock lo prendiamo quando nelle nostre chiese, magari nel bel mezzo della Comunione, ci capita di ascoltare un assolo di batteria, oppure quando assistiamo sbigottiti a balletti di indigeni Papuasi sotto le volte della Vaticana Basilica sotto gli sguardi compiaciuti dell'intero Concistoro.
Queste sono le nostre idee su di un argomento che non si esaurisce certo in queste poche righe. Sta di fatto, comunque, che la Musica da chiesa sta passando un gran brutto periodo. Mentre da una parte si seppelliscono duemila anni di storia della Musica, dall'altra si riducono sempre di più gli spazi per la nascita di una nuova Musica da chiesa, riducendola di fatto ad una inutile comparsa. Purtroppo, oggi come oggi, sempre più spesso la musica da chiesa la dobbiamo andare ad ascoltare negli auditoriums o nelle sale da concerto, e questo non è cosa di cui la Chiesa Cattolica possa vantarsi molto.



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