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Morto un Papa se ne fa un altro - Chiesa e Musica (5)




Il titolo di questa trattazione non deve sembrare offensivo, per il semplice fatto che in questa frase, tipicamente e popolarmente romana, sta racchiusa l'essenza di duemila anni di storia della Chiesa. In effetti la Chiesa sopravviverà a tutto ed a tutti per questo semplice motivo: morto un Papa se ne fa, sic et simpliciter, un altro.
Questo non vuol dire, ovviamente, che le cose non cambiano nella Chiesa. Più propriamente, sta a significare che le "basi" della Chiesa quelle sono e tali rimangono sempre, anche se il Mondo cambia e si rivoluziona in mille modi. In parole povere: Cristo ed il Vangelo sono i due pilastri su cui si fonda l'edificio della Chiesa. E' ovvio che col passare del tempo un edificio può essere ristrutturato, restaurato, modificato, ampliato e ridotto, ma le basi sempre quelle sono. E, soprattutto ai giorni nostri, visto quello che succede nel Mondo, non è male che qualcuno ricordi a tutti che quell'edificio sta in piedi grazie a quei due pilastri di cui nessuno ormai si ricorda più.
E a ricordare tutto ciò, solamente pochi giorni fa, è stato proprio il nostro beneamato Joseph il quale, dopo essersi attirato immediatamente gli strali mediatici della cosidetta "parte progressista" della altrettanto cosiddetta "società civile", ha pensato bene di smentire clamorosamente la tradizione, entrando Papa in Conclave e tale uscendone.
E così il "duro", l'"integralista", il "retrogrado" ed il "conservatore" Ratzinger è salito sul trono di Pietro, costringendo un sacco di gente, dentro e fuori la Chiesa, a rodersi il fegato per la rabbia. Certamente, dati i precedenti del nuovo Papa, vedere preti cantautori e suorine danzanti esibirsi sotto le volte della Vaticana Basilica sarà molto più difficile che in precedenza (e noi speriamo che sia anche impossibile). Ma non è questo che conta. Quello che conta sono -appunto- quelle famose due basi su cui fonda la Chiesa, e ci pare che Benedetto XVI abbia tutta l'intenzione di ricordare a tutto l'Orbe Terracqueo che su quelle basi o ci si fonda per davvero oppure prima o poi si casca.
Ma a "La Pagina dell'Organo", istituzionalmente, a prescindere da tutto questo, interessa ciò che la figura di questo nuovo Pontefice farà in merito alla Musica Sacra, alla Musica Liturgica e, di conseguenza, all'organo ed alla sua musica.
Sotto questo aspetto, la posizione di Benedetto XVI è chiara e già da tempo stabilita. La si trova, palese e chiarissima, nel libro "Rapporto sulla Fede - Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger", edito più di vent'anni fa ed in cui il porporato, comparando la Musica Sacra composta durante i secoli ad un tesoro, letteralmente dice:
"...molti liturgisti hanno messo da parte quel tesoro, dichiarandolo 'accessibile a pochi', l'hanno accantonato in nome della 'comprensibilità per tutti e in ogni momento' della liturgia postconciliare. Dunque, non più 'musica sacra' - relegata, semmai, per occasioni speciali, nelle cattedrali - ma solo 'musica d'uso', canzonette, facili melodie, cose correnti".
E, poi, ancora:
"...si è messa da parte la grande musica della Chiesa in nome della 'partecipazione attiva' : ma questa 'partecipazione' non può forse significare anche il percepire con lo spirito, con i sensi? Non c'è proprio nulla di 'attivo' nell'ascoltare, nell'intuire, nel commuoversi? Non c'è qui un rimpicciolire l'uomo, un ridurlo alla sola espressione orale, proprio quando sappiamo che ciò che vi è in noi di razionalmente cosciente ed emerge alla superficie è soltanto la punta di un iceberg rispetto a ciò che è la nostra totalità? Chiedersi questo non significa certo opporsi allo sforzo per far cantare tutto il popolo, opporsi alla 'musica d'uso' : significa opporsi a un esclusivismo (solo quella musica) che non è giustificato né dal Concilio né dalle necessità pastorali."
Come i nostri lettori ben sanno, "La Pagina dell'Organo" gode di un'impostazione editoriale "laica", che considera l'organo prima di tutto uno strumento musicale e solo in seconda battuta come uno strumento liturgico. In passato abbiamo espresso giudizi altamente negativi sulla situazione in cui versa la Musica Sacra e Liturgica nella Chiesa Cattolica, attirandoci ire funeste da parte di prelati e monsignori che hanno visto nelle nostre parole atteggiamenti di lesa maestà nei confronti delle riforme postconciliari. Il nostro punto di vista, ovviamente, non era e non è tuttora dettato da posizioni religiose, etiche o morali, ma -esclusivamente- musicali, poichè abbiamo sempre ritenuto, detto e ripetuto da queste pagine che buttare dalla finestra mille anni di Musica Sacra non fa onore e non giova alla Chiesa, e questo a prescindere da tutto il resto.
Ora, vedere che le nostre idee, che tanto malumore avevano generato in alcuni "addetti ai lavori" delle Sacre Gerarchie, erano già state espresse -con motivazioni espressamente liturgiche e pastorali- da colui che oggi è salito sul Trono di Pietro, oltre a lusingarci ci porta a nutrire anche qualche speranza in più che la Musica Sacra riprenda nella Chiesa Cattolica almeno una parte dell'importanza e della considerazione che le è stata tolta in questi quasi cinquant'anni di postconcilio.
Siamo perfettamente consapevoli, ovviamente, che un Pontefice non lo si considera per come organizza la musica in chiesa, anche perchè di ben altro si dovrà occupare il nostro beneamato Pastore Tedesco a partire da oggi. Ciò non toglie che -ritornando al discorso di apertura- un palazzo saldamente fondato su solide basi può essere più gradevole alla vista se quando viene restaurato se ne riportano anche in luce caratteristiche architettoniche che col tempo si sono andate nascondendo.
Ma, anche in questo caso, "Fiat Voluntas Dei.".



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