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Basilica di San Paolo fuori le Mura di Roma

di Graziano Fronzuto




 Basilica di San Paolo fuori le Mura di Roma
Premessa.

A Roma nel 1823 uno spaventoso incendio distrusse quasi integralmente le cinque navate della più antica basilica della cristianità ancora in piedi: San Paolo fuori le Mura, che era stata fondata 1500 anni prima dall'imperatore Costantino il Grande sul luogo della sepoltura dell'Apostolo delle Genti. L'evento disastroso fu immortalato da numerosi pittori ed incisori del tempo e tuttora nella sacrestia è possibile vedere numerose grandi tele ottocentesche che illustrano la situazione della basilica prima e durante il terribile incendio.
Dopo la distruzione, la basilica fu integralmente ricostruita nella prima metà del XIX sec. con l'impegno dei massimi architetti del tempo, tra cui Luigi Poletti (ricostruzione del transetto e realizzazione del campanile absidale), Virginio Vespignani (facciata), Guglielmo Calderini (quadriportico). Ma il risultato complessivo è una fredda reinterpretazione dell'antica chiesa, pur mantenendone l'imponenza poichè entrando dal grandioso quadriportico ed attraversando la porta principale si ha un'impressione mozzafiato delle 5 larghe navate suddivise da 80 poderose colonne monolitiche in granito. La ricostruzione fu alquanto celere, tanto che Pio IX celebrò la messa solenne nel 1854 alla presenza di cardinali, vescovi e abati sul ripristinato altare maggiore sotto il maestoso baldacchino di Arnolfo di Cambio, che era scampato alla distruzione ed era stato restaurato. La grave crisi economica degli ultimi anni dello Stato Pontificio non consentì la dotazione di un organo (e bisognò aspettare oltre 15 anni dopo la "breccia di porta Pia").

La sorte dei due organi di metà Ottocento della Basilica di S.Giovanni in Laterano.

Nel 1880 Leone XIII ordinò l'ampliamento dell'abside della basilica di S. Giovanni in Laterano, costruendo il grandioso presbiterio tuttora visibile, disegnato da Virginio Vespignani e portato a termine dal figlio Francesco. In tale presbiterio furono collocati i due nuovi splendidi organi romantici progettati dal maestro Filippo Capocci e realizzati nel 1886 da Nicola Morettini.
Prima dei lavori, ai lati dell'abside c'erano due grandi strumenti costruiti da meno di mezzo secolo, collocati su due alti baldacchini in legno montati su grandi ruote piene (anch'esse in legno) per il loro spostamento al traino di buoi (da notare che sullo stesso principio si basano i corpi d'organo dell'attuale organo principale della basilica di S. Pietro in Vaticano, che però sono montati su ruote di tipo aeronautico autoorientanti e dotate di servomotori).
L'organo di sinistra era stato costruito nel 1843-45 da Filippo Priori e da suo figlio Gerolamo, aveva tastiera unica e di 50 note e 16 registri; la cassa intagliata e dorata in sobrio stile neoclassico era stata disegnata da Virginio Vespignani.
L'organo di destra era stato acquisito dal Capitolo Lateranense nel 1857 (di costruzione di poco precedente, verosimilmente Serassi) e fu rimaneggiato da Enrico Priori che ne abbassò il corista (aggiungendo una canna ad ogni registro) e ne riadattò il prospetto per renderlo simile a quello di sinistra e collocarlo in una cassa identica. Il famoso pittore Félix Benoist ritrasse proprio nel 1857 il transetto di S. Giovanni in Laterano, con una veduta dall'Altare del SS. Sacramento: in essa sono visibili entrambi gli organi ai lati dell'abside (quello di sinistra è visibile "di spalle", quello di destra è visibile ancora privo di canne, presumibilmente in fase di montaggio; sullo sfondo, dietro il ciborio, si intravede il grande organo di Luca Biagi del 1598).
Questi due organi apparentemente "gemelli" ma alquanto diversi per struttura interna e dimensioni furono suonati più volte da Filippo Capocci; ma, in vista della costruzione dei nuovi strumenti, divenuti superflui, nel 1885 Leone XIII decise di farne dono. Quello di sinistra fu donato alla chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta di Maenza (paese nell'attuale provincia di Latina), dove fu collocato nel 1887 a coronamento dei lavori di ristrutturazione della chiesa diretti da Francesco Vespignani e da suoi allievi.
Quello di destra fu donato alla basilica di San Paolo fuori le Mura, sistemato nel transetto sinistro dov'è tuttora visibile a seguito di ampliamenti dei Farinati e successivamente dei Migliorini ed una serie di modifiche alla cassa ed al basamento.

La "trasferta" a S.Maria degli Angeli.

Il matrimonio del principe ereditario Vittorio Emanuele di Savoia con la principessa Jela [Elena] Petrovich del Montenegro era stato fissato per sabato 24 ottobre 1896. Tutto era pronto tranne la chiesa dove poterlo celebrare poiché il Vaticano aveva posto un netto rifiuto all'utilizzo delle quattro basiliche maggiori; solo a settembre si trovò un buon compromesso: S. Maria degli Angeli. La chiesa però non aveva un organo proporzionato alla sua mole ed all'avvenimento (il piccolo organo dietro l'altare fu costruito da Giovanni Tamburini nel 1913, il grande organo doveva arrivare solo nel 2000, insigne opera di Barthélémy Formentelli).
Così si pensò all'organo che nel 1887 era stato trasportato da S. Giovanni in Laterano a S. Paolo fuori le Mura trainato da 12 buoi grazie alle 4 grandi ruote in legno (tuttora conservate all'interno del basamento). Fu cosìconvocato l'organaro cremonese Pacifico Inzoli per affidargli l'intera operazione: un nuovo traino di 12 buoi per portare l'organo in S. Maria degli Angeli, sottoporlo ad una revisione integrale (le strade non erano asfaltate, erano al più lastricate con sanpietrini o lastre di basalto e si può immaginare l'effetto degli innumerevoli scossoni), riportarlo poi in S. Paolo con lo stesso sistema e revisionarlo ancora. L'intera operazione fu iniziata e terminata in quindici giorni e quindici notti consecutive.
L'organo in quell'occasione fu suonato da Marco Enrico Bossi, che era direttore del Liceo Musicale di Venezia, e la cui convocazione sembrò "scavalcare" Filippo Capocci che, pur vicino agli ambienti vaticani (dove i Savoia venivano ancora apertamente osteggiati come "usurpatori"), era pur sempre il maestro privato della regina Margherita e organista di fama, stimato pubblicamente anche dallo stesso Bossi. Le cronache dell'epoca fanno intendere che la scelta fu determinata direttamente dal ministro della Pubblica Istruzione Emanuele Gianturco (Avigliano, 1857-Napoli, 1907) che, caso più unico che raro, era insigne giurista e precoce musicista (nel 1878 si era laureato in legge presso l'Università di Napoli e lo stesso anno aveva ottenuto il diploma di composizione presso il Conservatorio della stessa città), ed era divenuto amico personale di Bossi, titolare della cattedra d'organo nel conservatorio di Napoli negli anni dal 1881 al 1890. Gianturco era anche uno degli amici della ristrettissima cerchia privata di Vittorio Emanuele (che era nato a Napoli nel 1868 e, prima di salire al trono, viveva in questa città con il titolo di "Principe di Napoli"), dunque non gli fu difficile proporre alla sua attenzione il nome di Bossi.
Il musicista si impegnò con serietà e celerità, e per l'occasione compose la "Missa pro Sponso et Sponsa" per Coro e Organo, composizione aperta [e chiusa] dalla famosa Marcia Nuziale "Savoia-Petrovich".

Cento anni di servizio nella Basilica di San Paolo.

Dopo questa avventurosa trasferta, l'organo tornò a casa e visse i successivi cento anni nel quotidiano incessante servizio liturgico per i monaci benedettini della basilica di S. Paolo. Non mancarono grandi organisti di passaggio (a detta di alcuni anche F. Germani e F. Vignanelli), o cerimonie di grande importanza, tra cui quelle dei Giubilei o, più di recente, la "Festa della Patrona della Marina" (S. Barbara, 4 dicembre) che alcune volte è stata celebrata qui con imponente schieramento di uniformi. L'organo ebbe alcuni interventi manutentivi, ma era sempre esattamente come era stato suonato da Bossi, anche se il suo stato peggiorava.
Grazie alla sensibilità del Parroco, Padre Isidoro (d'origine spagnola e che nella sua terra d'origine ha studiato direzione d'orchestra e di coro), l'organo si è salvato da un sicuro abbandono e nel 1995 si optò per un intervento alquanto radicale, eseguito dall'organaro romano Spevi. Egli sostituì le trasmissioni pneumatiche con nuove trasmissioni elettriche e, rimossa la consolle che era stata suonata da Bossi, collocò una nuova consolle elettrica nell'abside della basilica. I registri sono comunque immutati e l'intonazione poderosa è tuttora ben udibile e, per gli appassionati di arte organaria ottocentesca, vale la pena di provare di persona l'emozione di ascoltarne il suono che si diffonde grandioso tra le immense navate.

Di seguito riportiamo la disposizione fonica, rilevata nell'ottobre 2001 grazie alla cortesia del Parroco P. Isidoro, sulla consolle elettrica installata nel 1995:

Grande Organo

Principale 16'
Principale I 8'
Principale II 8'
Eufonio 8'
Flauto 8'
Dulciana 8'
Ottava I 4'
Ottava II 4'
Flauto 4'
XII 2'2/3'
Flauto in XII 2'2/3'
XV 2'
Ripieno Grave 5 file
Ripieno Acuto 4 file
Voce Umana 8'
Tromba 8'
Unione I 16' I
Unione I 4' I
Unione II 16' I
Unione II 8' I
Unione II 4' I
Espressivo

Principale 16'
Principale 8'
Flauto 8'
Viola 8'
Ottava 4'
Flauto 4'
Nazardo 2'2/3'
Flautino 2'
Ripieno 3 file
Voce Celeste 8'
Oboe 8'
Tremolo
Unione II 16' II
Unione II 4' II
Pedale

Contrabbasso 16'
Subbasso 16'
Salicionale 16'
Ottava 8'
Bordone 8'
Flauto 4'
Ripieno 7 file
Tromba 8'
Tromba 4'
Unione I 8' Ped
Unione II 8' Ped
Unione I 4' Ped
Unione II 4' Ped

Accessori:

6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino
5 Combinazioni Libere
Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8'
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione al II
Pedaletti Ripieno I, II, Ped; Ancia, Tutti

Estensione:

Tastiere di 56 note (Do - Sol); Pedaliera di 30 note (Do - Fa).

Collocazione:

In corpo unico nel Transetto sinistro dell'immensa Basilica.

Trasmissione:

Originariamente la trasmissione era quella Farinati, pneumatica tubolare italiana con consolle "appoggiata" al corpo d'organo, con inserimento dei registri a placchette; nel 1995 fu tramutata in trasmissione elettrica con consolle mobile, indipendente, posta nell'abside della basilica.

L'organo è dotato di una notevole potenza sonora, grazie alla generosa disposizione fonica ed al consistente nucleo Serassi (la gran parte dei registri del I Manuale); anche l'Espressivo, basato su un robusto Principale 16' (cosa più unica che rara), ha un'inusitata potenza. Spicca per intonazione decisa la bella Tromba 8' del I Manuale, su somierino proprio (riportata per derivazione al pedale nel 1995), proprio quella "Tromba" che Bossi ha indicato esplicitamente nei passaggi più imponenti della sua Marcia: essa è tuttora al suo posto e ben godibile con il suo effetto sonoro (provare, per credere, lo stesso brano!). Tuttavia, per quanto si tratti di uno strumento di indubbie qualità, si deve rimarcare il fatto che la basilica non ha mai avuto un grande strumento ideato per essere sistemato nelle sue navate. Ma questo è un "difetto intrinseco" difficilmente rimediabile, dato che la collocazione di un organo non fu concepita (anzi, nemmeno ipotizzata!) dagli architetti che hanno diretto la ricostruzione dopo l'incendio del 1823. Peraltro l'elettrificazione ha anche in pratica immobilizzato questo che era un vero e proprio "grande organo mobile" dato che tutti i cablaggi che lo collegano alla consolle esterna appaiono come un vincolante legaccio -anzi un cordone ombelicale- con il pavimento e con le murature. Infine, nella cappella di S. Lorenzo (una delle cappelle del transetto, disegnate da Carlo Maderno nel XVII sec. e scampate al rogo, anche se con pesanti restauri) c'è un piccolo ma pregevole strumento costruito dall'organaro inglese, trapiantato a Genova, George William Trice (1895) a due manuali di 58 note e pedaliera di 27 con 14 registri reali il cui schema è: Great: 8 8 8 4 III r8 - Swell: 8 8 4 ~8 r8 - Pedal: 16 8].

BIBLIOGRAFIA.

La bibliografia su questa chiesa è sterminata; comunque sulle notizie generali ed artistiche consiglio almeno:
- TCI "Guida Rossa", Touring Club, Milano, 1993;
- Giovanni Tesei "Le chiese di Roma", Ed. Wefag, Roma, 1991
- Roberta Vicchi "Le Basiliche maggiori di Roma" - Passigli Editore - SCALA Firenze, 1999
Sul matrimonio di Vittorio Emanuele ed Elena in S. Maria degli Angeli esiste una vasta bibliografia; segnalo espressamente:
Maria Gabriella di Savoia - Romano Bracalini "Casa Savoia: diario di una monarchia" Mondadori, Milano, 1999, con fotografie dell'archivio privato Savoia commentate dalla stessa principessa Maria Gabriella: alcune fotografie del 24 ottobre 1896 furono scattate dall'alto della tribuna di quest'organo (che però, purtroppo, non è stato inquadrato).
Su quest'organo e sul suo originario "gemello" di S. Giovanni in Laterano:
- Gianfranco Di Chiara, Patrizio Barbieri "Regesto degli Organi di Roma", in "L'Organo", Bologna, 1987
- Graziano Fronzuto "Basilical Organs in Rome", The Organ Club Journal n. 5/2000, Londra, 2000.
- Furio Luccichenti "Documenti per la storia degli organi in S. Giovanni in Laterano a Roma (1427-1984)" Tip. Leberit, Roma, 1995
- Graziano Fronzuto "Organs in S. Giovanni in Laterano Basilica in Rome", The Organ Club Journal n. 6/1995; n. 1/1996, Londra, 1995/96.



L'Autore ha apportato recentemente importanti aggiornamenti alla storia di questo strumento, che potete trovare presso il Sito dell'Abbazia di San Paolo fuori le Mura di Roma.



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