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Vincent Lübeck.




 Vincent Lübeck Vincent Lübeck è certamente una delle figure più importanti nel panorama della musica barocca organistica germanica. Nonostante la sua produzione rimasta sia abbastanza ridotta, egli visse abbastanza a lungo (86 anni) per essere conosciuto ed acclamato come uno dei più grandi organisti della sua epoca, e questo è testimoniato, appunto, dalle opere organistiche, corali e strumentali che sono arrivate fino a noi.
Nasce a Paddingbüttel, in Bassa Sassonia, nel Settembre 1654 (ma alcuni affermano che sia nato due anni dopo). Figlio di un valente organista e dotato di una particolare predisposizione per la musica, apprende i primi rudimenti musicali dal padre mentre trascorre la sua infanzia a Flensburg, nella Frisia del Nord. Grazie alle sue capacità musicali, a soli vent'anni viene nominato organista titolare presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Stade, vicino ad Amburgo, dove trova un imponente organo appena costruito da Schnitger le cui caratteristiche foniche e timbriche gli permettono di esprimere al meglio le sue qualità, soprattutto nel corso dei Vespri del Sabato, a cui partecipa una grande folla per ascoltarlo.
Nel 1702, ormai famoso, viene nominato organista alla chiesa di San Nicola di Amburgo, dove avrà a disposizione il più grande strumento realizzato da Schnitger, un monumentale quattro tastiere con ben sessantadue registri (che egli provvederà a far portare a 66 dopo qualche anno). Qui Lübeck prosegue nella sua brillante carriera di Kapellmeister ed Organista, diventando ben presto un'autorità anche come esperto e progettista di organi. Rinomato anche come insegnante, avrà moltissimi discepoli tra cui anche i due figli, Peter Paul, che sarà il suo successore a Stade, e Vincent, il quale nel 1720 avrà l'avventura di concorrere assieme a Johann Sebastian Bach per la copertura del posto di organista presso la Jakobikirche di Amburgo e diventerà, invece, organista in San Giorgio quattro anni più tardi per poi succedere al padre alla sua morte, avvenuta in Amburgo il 9 Febbraio 1740.
Abbiamo detto che Lübeck ha lasciato pochissime opere scritte, ma è probabile che la gran parte della sua produzione sia andata perduta. Ciò che rimane consiste in soli nove brani per organo, un "Clavier-Übung" che comprende sei brani, tre cantate sacre ed una Ciacona per organo sul corale "Lobt Gott ihr Christen allzugleich" pubblicata separatamente nel 1728.
Da queste poche opere si può notare che, mentre per le opere vocali e strumentali Lübeck si manteneva su livelli di normale routine, è nelle opere organistiche che rivela il suo impareggiabile genio musicale. Ne sono testimonianza i tre Preludi, costruiti nella forma toccatistica della Germania del Nord, in cui episodi brillanti, assoli di pedale e volate virtuosistiche si alternano a figurazioni contrappuntistiche, episodi in imitazione e vere e proprie fughe di grande bellezza e rigorosa solidità formale. A questi tre Preludi si affiancano tre "Preambulum" due dei quali evidentemente derivanti dalla stessa ispirazione dei Preludi, mentre il terzo se ne distacca sensibilmente e, nonostante la segnatura "Del Sigr.Lübeck" in testa, viene a lui solo attribuito. Ma è forse nelle due Fantasie su corali che troviamo il punto di massima espressione dell'arte musicale di questo grande esponente della musica organistica germanica barocca. La prima, anche se è titolata solo come corale "Nun lasst Gott dem Herren" ed è segnata "a 2 clav. e ped.", è una vera e propria Fantasia-Corale che prende le mosse da un'esposizione massiccia e quasi elegiaca che però nel corso dei vari sviluppi dei sei versetti si anima, acquistando una mobilità ed un'accelerazione ritmica che, anche grazie all'impiego di tratti in eco, figurazioni contrappuntistiche sempre più elaborate in cui viene utilizzato anche il doppio pedale, la trasforma in un grande affresco musicale di grande bellezza e suggestione.
La Fantasia su "Ich ruf zu dir Herr Jesu Christ", anch'essa segnata per due tastiere e pedaliera, è invece considerata unanimemente dalla critica come la "summa" dell'opera organistica di Lübeck. Conta ben 275 battute e dall'alto del suo buon quarto d'ora di durata si può ben vantare di essere tra i brani di tale genere più lunghi. Ma non è tanto per la lunghezza e la durata che questo brano viene ammirato. I critici musicali sono infatti concordi nel considerare questa Fantasia come la sintesi perfetta ed ideale delle due scuole musicali che a quel tempo si contrastavano nella Germania del Nord: la scuola fiamminga, di derivazione italiana, che vedeva nella Fantasia la forma espressiva migliore, ed il Corale Luterano, che della sua profondità religiosa faceva la sua forza e la forza della Riforma. Anche se un'analisi formale del brano ci porterebbe via diverse pagine - e pertanto non annoieremo il lettore in questo senso-, possiamo dire che effettivamente in questo pezzo Lübeck tenta una difficilissima fusione tra questi due generi musicali per la verità abbastanza lontani tra di loro, riuscendo a fonderli e a compenetrarli benissimo. Certamente non è un impresa facile, ed egli ci riesce adottando tutta una serie di accorgimenti formali e di costruzione che vedono il tema perdere impercettibilmente la sua ieraticità grazie a progressioni, piccole modifiche, minimi aggiustamenti ritmici ed altri accorgimenti che piano piano si affastellano gli uni sugli altri e, via via arricchiti da figurazioni variate, episodi in imitazione ed in eco, passaggi toccatistici e -anche- apparizione di nuovi temi a loro volta oggetto di approfondito sviluppo formale, rendono questa mirabile costruzione tematica e formale come un grande monumento musicale in cui i due generi -Fantasia e Corale- si esaltano vicendevolmente rendendo questo brano del tutto particolare e degno di essere considerato una delle migliori -se non la migliore in assoluto- Fantasie-Corali organistiche di tutti i tempi.



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