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Filippo Capocci




Abbiamo già più volte citato Filippo Capocci in queste nostre pagine, soprattutto in quella dedicata all'organo della Basilica dell'Immacolata Concezione di Genova ed in quelle altre dedicate alla Riforma Organaria Italiana. Oggi intendiamo approfondire un poco di più questa notevolissima figura dell'arte organistica italiana, figura che, purtroppo, non occupa il posto che meriterebbe nella considerazione degli ambienti musicali ed organistici, così come è ancora molto raro poter ascoltare le sue composizioni nei concerti che si tengono nelle nostre chiese.
Filippo Capocci nasce a Roma il giorno 11 Maggio 1840. Figlio di Gaetano Capocci, organista titolare a Santa Maria Maggiore, apprende i primi rudimenti dell'arte musicale dal padre, per poi proseguire sotto la guida di Nobili e di Gabrielli, intraprendendo contemporaneamente gli studi classici al Seminario Pontificio di S.Apollinare. Durante gli studi, ancora in giovane età, una paralisi lo colpisce al braccio destro. Sembra che le speranze di questo giovane debbano spezzarsi ma egli, con una volontà ed una costanza impareggiabili ed a costo di grandissimi sforzi e sacrifici, riesce a riacquistare l'uso del braccio e a proseguire gli studi musicali che lo portano a diventare un bravissimo organista e pianista.
Pochi anni dopo lo troviamo già organista titolare presso la chiesa di S.Maria di Monserrato, dove le sue doti di esecutore ed improvvisatore cominciano ad impressionare molto favorevolmente gli appassionati di musica che tale chiesa frequentano. Ma Capocci, al contrario del padre, che è un organista ancora legato all'estetica organistica orchestrale del primo ottocento, nutre convinzioni ed idee molto diverse, idee che si affiancano e che condividono quelle dei primi riformatori. Egli si svincola in modo deciso dallo stile teatrale allora imperante e si dedica ad un tipo di interpretazione e di composizione organistica che si avvicina di molto a quella del francese Alexandre Guilmant, di cui Capocci è grande estimatore e che diventerà in seguito suo grande amico. Se questa sua posizione di rottura con il passato rende Filippo Capocci una figura incompresa nell'ambiente musicale ed organistico romano di quegli anni, l'occasione per mettersi in luce gli viene fornita, nel 1881, dal concerto di inaugurazione del nuovo organo che Merklin realizza per la chiesa di San Luigi dei Francesi. In quest'occasione egli, alla consolle di uno strumento dalle caratteristiche inusitate in Italia, meraviglia l'uditorio ed improvvisa quella che diventerà poi la sua "Prima Sonata per Organo", dedicandola ad Alexandre Guilmant, presente in sala, il quale, al termine, loderà senza riserve quello che da quel momento diventerà il più grande organista italiano. E da questo momento, grazie anche all'amicizia instauratasi con Guilmant, per Capocci si apriranno le porte di tutte le più grandi chiese del Mondo, dove si esibirà in concerti memorabili e dove le sue doti di esecutore, improvvisatore e compositore affascineranno e meraviglieranno il pubblico e la critica. La sue tournées in Germania, Francia, Inghilterra e Stati Uniti sono le testimonianze di una carriera artistica travolgente ed appassionante e la sua esibizione, assieme a Guilmant, a Genova in occasione dell'inaugurazione del nuovo organo della Basilica dell'Immacolata, segna il punto di partenza del Movimento Riformista italiano, di cui egli fu iniziatore e grande promotore.
Nel 1875 viene nominato Primo Organista presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, dove egli farà costruire, da Morettini, uno dei primi organi italiani riformati, strumento che tuttora esiste ed è stato recentemente restaurato e Franz Liszt, durate uno dei suoi ultimi soggiorni in Roma lo volle conoscere personalmente esprimendogli una grande stima ed amicizia. Nel 1891 il Papa Leone XIII gli conferisce il Cavalierato di San Gregorio Magno e nel 1899, durante una delle sue tournées statunitensi, viene accolto entusiasticamente tra i membri dell'American Guild of Organists.
Subentrato il Regno d'Italia, Capocci viene nominato Maestro di Organo della Regina Margherita, alla quale dedica diverse sue facili composizioni. Ma i contatti con la Santa Sede, sempre molto profondi e radicati, fanno si che egli venga nominato membro, nel 1901, di quella famosa Commissione che il Papa nominò per vigilare sulle esecuzioni musicali nelle chiese, Commissione i cui risultati diedero origine al famoso "Motu Proprio" vaticano del 1903, con cui il Papa, finalmente, disponeva i principi guida che avrebbero in seguito regolato la musica da chiesa, un primo passo verso il riavvicinamento della musica sacra agli ideali più propriamente religiosi e liturgici ed un deciso distacco da quegli aspetti plateali, teatrali e mondani che l'avevano caratterizzata fino a quel momento.
Filippo Capocci divenne poi membro della Commissione che doveva vigilare sulla corretta applicazione delle nuove disposizioni vaticane, fu membro di un'altra commissione a cui fu affidato l'incarico della revisione dei libri di canto liturgico e svolse intensa attività didattica presso la Scuola di Musica Sacra. Tra i suoi allievi e tra coloro che ne seguiranno le orme troveremo grandi personaggi dell'organo del primo Novecento tra cui Manari, Yon, Matthey, Ravanello e molti altri.
Capocci fu anche attivissimo come compositore. Oltre a sei bellissime sonate, la sua produzione organistica comprende dodici volumi di pezzi per organo, sei volumi di brani da eseguirsi nelle funzioni liturgiche all'organo o all'armonium, due volumi di altre composizioni varie e la grandiosa Fantasia, composta per l'inagurazione dell'organo Morettini di S.Giovanni in Laterano. Capocci si dedicò anche, e molto attivamente, alla composizione vocale sacra, essendo stato anche nominato, nel 1898, Direttore della Cappella musicale Laterana, ma le sue composizioni vocali, di carattere strettamente e rigorosamente religioso, non sono ormai più nè ricordate nè eseguite da alcuno.
Dopo una carriera ed una vita colme di successi e di grandi soddisfazioni, Filippo Capocci muore a Roma il 25 Luglio del 1911, lasciando dietro di se una mastodontica impronta che modificherà per sempre l'organo, la musica organistica italiana e la musica sacra della chiesa Cattolica. Davanti a sè lascerà un'eredità che verrà raccolta e portata avanti dai suoi successori, da quella schiera di grandi organisti e compositori che, ancora per molto tempo e fino ai giorni nostri, porteranno in giro nel Mondo la grande scuola organistica italiana del Novecento.
Filippo Capocci, storicamente e musicalmente parlando, si pone come trait-d'union tra il tardo sinfonismo teatrale di Vincenzo Petrali ed il nuovo sinfonismo di Marco Enrico Bossi, così come Guilmant, in Francia, era stato l'anello di congiunzione tra il tardo romanticismo di Franck ed il moderno sinfonismo di Widor. Sotto questo aspetto, i punti di contatto tra Capocci e Guilmant sono innumerevoli e rendono queste due figure importantissime nel panorama storico dell'evoluzione dell'organo europeo del Novecento.



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