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Dietrich Buxtehude




 Dietrich Buxtehude
Dietrich Buxtehude è ormai comunemente considerato la cerniera che unisce due "tempi" della musica organistica europea: prima di lui quello caratterizzato da figure quali Weckmann, Schütz e Tunder, e dopo di lui quello di Bach ed Händel. A questo proposito è assolutamente corretto considerare Buxtehude come uno dei maggiori ispiratori e "maestri" di Johann Sebastian Bach il quale, appena ventenne, dopo un lungo e faticosissimo viaggio appositamente intrapreso, trascorse diverso tempo presso di lui, assimilandone gli insegnamenti e rischiando, tra l'altro, di doverne sposare la già matura figlia. Per la cronaca, costei, alla morte del padre, andò sposa a tale Christian Schiefferdecker, musicista assai scarso e di banale levatura che fu praticamente obbligato ad accettare l'incarico (e, di conseguenza, a sposare la figlia di Buxtehude, come era prassi allora a Lubecca) per non lasciare deserto il posto di organista.
Ma torniamo a noi. Quando Dietrich Buxtehude nacque, nel 1637, Bad Oldesloe -il suo paese natale- si trovava nei territori della Marca Danese e, pertanto, è corretto definire Buxtehude, come peraltro fanno gli addetti ai lavori più accorti, come uno dei più grandi organisti e compositori danesi e non, invece, tedeschi. D'altra parte, quando egli aveva solo due anni, la sua famiglia si trasferì ad Helsingborg. Il padre di Dietrich, Johannes, era stimato organista ed occupò tale incarico sia a Bad Oldesloe che ad Helsingborg e fu lui ad insegnare la musica al piccolo Dietrich. Ipotesi non verificate e non verificabili prospettano la possibilità che il giovane Buxtehude possa aver studiato con Förster e con Johann Lorentz (junior), ma si rimane, appunto, nel campo delle ipotesi. Di certo sta il fatto che Dietrich Buxtehude ottenne nel 1660 il suo primo incarico di organista presso la Marienkirche di Helsingör, dove rimase fino al 1667, anno in cui a Lubecca morì il vecchio Franz Tunder, il quale lo indicò come suo successore. Questa particolarità ci lascia intendere come il giovane Dietrich fosse già ben conosciuto e molto stimato nell'ambiente (è appunto a questo periodo che risale la composizione della sua prima Cantata, intitolata "Aperite mihi portas"). Ovviamente, come da tradizione, prese in sposa la figlia di Tunder, Anna Margaretha, la cui sorella, guarda caso, era già andata in sposa a Samuel Franck, che era Kantor nella stessa chiesa, la Marienkirche. Tutto in famiglia, insomma.
Da Tunder, Buxtehude ereditò non solo gli insegnamenti ed il prestigioso organo, ma anche le famose Abendmusiken. Queste "Musiche Serali" non erano, ovviamente, nate tali, ma prendevano origine da alcuni fatti storici avvenuti in Olanda, tra cui il famoso editto emanato nel 1578 dal Sinodo Riformato di Dordrecht, che proibiva il suono dell'organo. Caduto il divieto, le Amministrazioni cittadine -che nel frattempo erano divenute le proprietarie degli organi- emanarono alcune disposizioni secondo le quali gli organisti avevano l'obbligo di suonare l'organo ad ore stabilite in favore dei cittadini e delle comunità. Questa usanza si espanse molto velocemente anche ai Paesi ed alle regioni vicine ed arrivarono anche a Lubecca dove già nel 1646 il buon Tunder si ritrovava ad allietare con le sue musiche i facoltosi commercianti ed artigiani i quali, prima di recarsi alla Borsa per le loro contrattazioni, si distendevano i nervi passando dalla Marienkirche.
E' da dire, a proposito di queste "audizioni" organistiche (ma anche corali e strumentali), che esse non erano propriamente quello che noi oggi consideriamo come un "concerto". In effetti -e questo è testimoniato anche da diversi dipinti dell'epoca- nella Marienkirche si svolgevano in quelle occasioni dei veri e propri "happenings", dove le donne chiacchieravano, gli uomini discutevano tra di loro anche (e volentieri) animatamente, i bambini giocavano e si rincorrevano strepitando e talora anche qualche animale da cortile, magari portato lì per una vendita "brevi-manu", faceva sentire la sua voce. In quelle condizioni solamente i pochi eletti che potevano trovare posto sulla tribuna potevano ascoltare qualcosa di senso compiuto.
Stanti queste condizioni, fu lo stesso Tunder che spostò questi concerti nelle ore serali, quando le incombenze della giornata erano terminate e la gente era più propensa a riunirsi per ascoltare musica piuttosto che per commerciare. Nacquero così le Abendmusiken, che Buxtehude si ritrovò, come detto, in eredità.
La prima cosa che Buxtehude fece fu di localizzare queste "riunioni musicali" dai giorni feriali (si svolgevano solitamente il Giovedì) ad alcune specifiche Domeniche e, precisamente, alle ultime tre domeniche di Avvento ed alle ultime domeniche della Pentecoste. Subito dopo chiese ed ottenne che i musicisti cittadini stipendiati dal Municipio avessere l'obbligo di partecipare a queste manifestazioni. In questo modo, con una rigida programmazione ed una preparazione decisamente pianificata ed articolata nei minimi particolari, le Abendmusiken di Buxtehude iniziarono a prendere sempre di più la caratteristica di veri e propri "Oratori", e la fama che si guadagnarono in tutta la Germania furono tra i motivi che spinsero, come detto, il giovane Bach ad avventurarsi in un viaggio ardimentoso per raggiungere Lubecca e poterle ascoltare.
Nel frattempo Buxtehude aveva anche acquisito l'incarico di "Werkmeister", cioè di contabile ed amministratore generale dei fondi della chiesa. Questo prestigioso ed importante incarico, pur gratificandolo, non contribuì però a rendere Buxtehude più "famoso" o più rispettato dai reggitori della chiesa, della cosa pubblica e dai facoltosi commercianti della città. Per loro egli era semplicemente un dipendente che faceva il suo lavoro, lo faceva bene, ma nulla di più. Come sempre, e come accade ancora oggi, essi gli corrispondevano il suo dovuto compenso per il servizio alla comunità ma null'altro. A ciò va ad aggiungersi il fatto che anche allora (con una straordinaria analogia con ciò che avviene oggi) chi teneva i cordoni della borsa molto malvolentieri era disposto ad allargarli per qualcosa che avesse attinenza all'organo ed alla sua musica. Ciò è testimoniato dal fatto che essi non accolsero mai le sue richieste di far riparare e restaurare l'organo, che si andava sempre più deteriorando.
Dietrich Buxtehude trascorse tutta la sua vita senza mai allontanarsi da Lubecca, dove continuò ad esercitare la sua attività di organista e ad organizzare le Abendmusiken, abitando sempre in una piccola casa gotica accanto alla Marienkrche e trascorrendo un'esistenza abbastanza agiata per quei tempi. La sua fama gli portava spesso organisti ed allievi da tutta Europa a visitarlo e a prendere lezioni da lui, cosa che egli faceva sempre molto volentieri, tentando nel contempo di appioppare a qualcuno di essi la sua figliola, ma sempre -per quest'ultima cosa- con esiti sconfortanti. Si spegnerà il 9 Maggio 1707, e sarà sepolto all'interno della stessa Marienkirche.
Come abbiamo detto in apertura, Dietrich Buxtehude rappresenta una specie di "cerniera" tra due periodi della musica. Le sue radici si basano sullo stile tipicamente nordeuropeo che, partendo da Sweelinck e passando per Scheidemann, Reinken, Hanff, Tunder e molti altri, presenta una curiosa mescolanza tra la musica clavicembalistica dei virginalisti inglesi e le forme strumentali italiane (Canzona, Fantasia, Toccata, ecc.), queste ultime importate dai molti musicisti italici chiamati presso le Corti di queste regioni e, anche, dallo stesso Frescobaldi, il quale per circa un anno soggiornò nelle Fiandre.
Ma Buxtehude segna un deciso passa in avanti rispetto a questo stile. Questo grazie a due cose. La prima fu la sua genialità compositiva, che seppe spingere questo tipo di musica oltre a quella staticità formale che, nonostante la ricchezza di invenzione, la rendeva ormai "vecchia". In quest'ottica, la sua prolificità di compositore (prima di lui nessun altro compositore aveva prodotto un così grande numero di opere) è testimone di quanto feconda fosse la sua ispirazione e la sua capacità di costruire su modelli formali vecchi di un centinaio di anni composizioni dalle caratteristiche assolutamente innovative. In questo egli fu un deciso innovatore, soprattutto per ciò che riguarda la musica organistica, nella quale introdusse per primo la parte di pedale intesa non più essenzialmente come "cantus firmus", ma come parte integrante del discorso melodico e armonico. A lui si devono, in effetti, le prime scritture per pedale "virtuosistico", che aprono orizzonti del tutto nuovi e che avranno poi in Bach il loro coronamento assoluto. La seconda cosa che favorì la decisa evoluzione della sua musica rispetto al passato fu quella specie di "distacco" che egli operò con l'ispirazione prettamente religioso-liturgica della musica, allentando i forti legami con le tematiche del "cantus firmus" e del "corale" ed ampliandone grandemente gli orizzonti. Se prima di lui le forme organistiche erano formate essenzialmente da episodi fugati di breve respiro alternati spesso ad episodi toccatistici con specifico carattere di cadenza, Buxtehude iniziò a costruire un linguaggio che, pur mantenendo le definizioni del passato (Toccata, Fantasia, Preludio) compenetrava in modo molto stretto questi stilemi, fondendoli insieme ed ampliando il discorso contrappuntistico fino a creare opere complesse e variegate, in cui il titolo non ha più molta importanza, nelle quali l'insieme delle diverse forme, amalgamate grazie ad una scrittura fluida dai caratteri variegati, ora impetuosi, ora estremamente dinamici, ora intimamente meditativi, dà origine a splendidi affreschi musicali che, a buona ragione, sono stati definiti, da chi di queste cose se ne intende, come capolavori del barocco romantico. A questo proposito, Buxtehude viene apprezzato in particolare modo per le sue Fantasie sui corali, che a quell'epoca risultavano di enormi proporzioni per il fatto che egli non utilizza più la tipica forma intesa come un susseguirsi di "strofe" musicali trattate ognuna in uno stile diverso e quasi separate una dall'altra, bensì le considera come vere e proprie opere autoreferenziali, in cui l'impiego delle varie forme e dei vari stili non è più fine a sottolineare episodi musicali isolati, bensì va ad integrare una trama musicale ben coesa, che si concretizza, concettualmente, in una vera e propria "meditazione" musicale e, strumentalmente, in brani di amplissimo respiro, grande ispirazione e splendida musicalità. Diversi studiosi hanno paragonato, sotto il punto di vista della costruzione e del trattamento del materiale musicale, queste composizioni alle grandi Fantasie-Corali di Max Reger e noi, nel nostro piccolo, condividiamo ampiamente questa lettura.
Buxtehude ha lasciato più di duecento composizioni, di cui centododici cantate da chiesa, ottantadue composizioni per organo, una ventina di composizioni per clavicembalo e poco altro. Dell'opera organistica abbiamo già parlato. Le composizioni per clavicembalo sono -stranamente- di molto inferiori a quelle organistiche e tanto le opere per organo risultano innovative, tanto queste risultano ancor fortemente legate alle strutture formali precedenti. Evidentemente (e la scarsità di queste composizioni lo dimostra ampiamente) il clavicembalo non rappresentava per Buxtehude il massimo delle possibilità espressive.
Ben altro discorso dobbiamo fare per le Cantate, che venivano eseguite sia nel corso delle sue famose Abendmusiken che in occasione dei servizi liturgici. Anche qui troviamo diverse e corpose ventate di novità sia dal punto di vista formale che più strettamente musicale. Troviamo in queste opere una notevole varietà di formazioni strumentali ed una assidua ricerca di novità di linguaggio, che si concretizzano entrambe in forme che preludono alle Ouvertures operistiche (che sono ancora là da venire) e che racchiudono "in nuce" diverse "ipotesi di lavoro" che verranno poi utilizzate e sfruttate al massimo grado da Bach (ad esempio nel suo "Oratorio di Natale") e da Händel. In alcuni casi, poi, diverse novità, come ad esempio quella di far scandire al coro la declamazione di un testo sillabato oppure di far cantare in tremolo la parola "Wasser" (acqua), rappresentano vere e proprie intuizioni musicali che precorrono di molto alcune tecniche che si affermeranno poi nell'Opera teatrale.
Sulla scorta di queste nostre poche e brevi note, possiamo agevolmente comprendere che Dietrich Buxtehude fu davvero un grande della musica europea, che aprì molte strade nuove e che diede l'incipit non solo alla musica di Bach, ma anche a tutta la musica dei secoli seguenti. E' ovvio ed evidente che senza di lui anche l'opera del sommo Kantor di Lipsia non sarebbe stata quella che in effetti fu. Molti furono coloro che gli tributarono onore e riconoscenza sia in vita che dopo la morte (Reinken, ad esempio, quando morì ultracentenario nel 1722, volle essere sepolto a Lubecca assieme a lui) ed anche noi, oggi, ci sentiamo in dovere di ricordarlo con affetto e riconoscenza.



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