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Girolamo Frescobaldi

di Federico Borsari




 Girolamo Frescobaldi Parlare di Girolamo Frescobaldi è un po' come parlare di Johann Sebastian Bach. La figura di questo musicista presenta molti tratti caratteristici comuni con quella del Kantor di Lipsia e rappresenta, nella storia della musica europea, un cardine da cui è impossibile prescindere.
La caratteristica che più accomuna questi due grandi della Musica è costituita dal fatto che entrambi, a distanza di un centinaio d'anni uno dall'altro, hanno rappresentato una specie di "sintesi" delle forme e dei linguaggi musicali precedenti, raggiungendo livelli di perfezione formale e stilistica che se da una parte hanno aperto la strada al futuro, dall'altra ne hanno decretato, dopo la loro morte, un pressochè immediato oblìo, riscattato solo dopo diversi secoli. Entrambe le figure hanno rappresentato una sintesi musicale dei secoli precedenti di livello talmente alto da non poter essere superato se non grazie a radicali mutazioni del gusto e della sensibilità tali da aprire la strada a generi musicali assolutamente differenti e basati su presupposti del tutto diversi. Frescobaldi ha chiuso il ciclo della musica rinascimentale mentre Bach ha raggiunto il più alto livello di perfezione della musica barocca. Dopo di loro, inevitabilmente, non potevano che aprirsi nuovi orizzonti ai quali entrambi hanno fornito, con la loro monumentale ed inarrivabile opera, le basi e le modalità di sviluppo.

Girolamo Frescobaldi nasce a Ferrara il giorno 8 (o il 12 secondo alcuni biografi) settembre 1583. Figlio di musicisti (suo padre, Filippo, era un valente organista), dimostra fin da bambino una spiccatissima predisposizione alla musica sia come cantore che come clavicembalista ed organista. Sicuramente fu allievo di Luzzasco Luzzaschi ed altrettanto indubitabilmente il fatto che alla Corte degli Estensi transitassero alcuni dei più grandi nomi della musica (Di Lasso, Caccini, Monteverdi, Merulo, Dowland, Desprez, Marenzio ed altri) diede modo al giovane Girolamo di farsi una splendida cultura musicale che gli permise di conoscere ed approfondire molto bene il panorama musicale europeo di quell'epoca.
Quando il Granducato d'Este, e con esso Ferrara, fu annesso allo Stato Pontificio, Girolamo aveva quindici anni e già la sua abilità come musicista era affermata. Una tale personalità non poteva, a quel punto, che gravitare su Roma, dove lo ritroviamo come organista a Santa Maria in Trastevere nel 1607, all'età di soli ventiquattro anni, e dove la sua spettacolare abilità sia come esecutore che come improvvisatore all'organo lo rendono subito notissimo ed apprezzatissimo. Ed è proprio in questo anno che Girolamo Frescobaldi intraprende il suo viaggio nelle Fiandre al séguito del Cardinale Bentivoglio. Sarà il suo unico viaggio fuori dalla penisola italica, ma si rivelerà fondamentale sia per la sua crescita artistica che per l'interscambio che questo viaggio frutterà con i musicisti che incontrerà e con cui avrà modo di confrontarsi e rapportarsi. Non è certo che egli abbia incontrato Sweelinck; è certo, invece, che egli si sia rapportato con Pieter Cornet e con gli altri musicisti, provenienti da tutta Europa, che allora frequentavano la Corte Fiamminga. Durante questo suo viaggio egli, mentre si trova a Brussels, compone anche una serie di 19 Madrigali a cinque voci che vengono accolti e considerati con grande interesse e che vengono pubblicati ad Anversa l'anno seguente.
Nel Luglio del 1608 lo ritroviamo per un breve periodo a Milano, dove pubblica il suo "Primo Libro delle Fantasie a 4"; contemporaneamente a Venezia fa pubblicare alcune sue "Canzoni" strumentali. Nello stesso mese di Luglio a Roma gli viene conferito l'incarico di organista della Cappella Giulia del Vaticano, incarico che egli assumerà solo nel Novembre successivo, dopo un soggiorno di qualche mese nella sua città natale di Ferrara.
Alla consolle dei magnifici tre organi allora presenti nella Basilica Vaticana (di cui il più grande realizzato da Blasi con ben sedici registri), Frescobaldi può dare sfoggio della sua arte non solo accompagnando i mottetti polifonici ed eseguendo toccate, fantasie e ricercari, ma anche improvvisando in un modo e con una tale abilità da stupire e meravigliare anche i pur valenti organisti delle altre basiliche. A questo periodo risalgono le cronache che riferiscono di più di trentamila persone accorse per ascoltare questo spettacolare organista appena venticinquenne che spesso "rovesciava" le mani suonando. A questo proposito i cronisti dell'epoca (nella fattispecie il Libanori) specificano che per mani "rovesciate" si intendono con il palmo rivolto verso l'alto.
Un paio di anni dopo Frescobaldi entra anche al servizio del Cardinale Pietro Aldobrandini con l'incarico di direttore delle musiche da camera, incarico che manterrà fino alla morte del Cardinale. Ne 1613 sposa Orsola Del Pino, giovane ragazza di origini milanesi da cui ha già avuto un bimbo nell'anno precedente. Dal suo matrimonio Girolamo avrà cinque figli, nessuno dei quali erediterà doti musicali nè gli darà una discendenza, cosicchè dopo la sua morte i suoi beni verranno alienati ad estranei.
La carriera musicale di Girolamo Frescobaldi a Roma si svolge nella fama ed in una discreta agiatezza, alla quale contribuiscono anche gli incarichi saltuari che egli svolge presso altre chiese romane e l'insegnamento musicale. Nel 1614 gli viene offerto l'incarico di musicista di corte presso il Duca di Mantova. Dopo difficili e lunghe trattative, si trasferisce a Mantova dove però non trova l'ambiente adatto alle sue necessità musicali e così dopo un paio di mesi ritorna a Roma, non prima di aver dato alle stampe il suo "Primo Libro delle Toccate".
Ritornato a Roma, Frescobaldi riprende la sua attività e negli anni seguenti la sua notorietà e la sua fama si accrescono ancora, tanto che nel 1628, quando il Granduca Ferdinando De Medici si reca a Roma gli propone di prenderlo al suo servizio come organista di Corte, Girolamo accetta e, dopo aver chiesto una licenza al Capitolo vaticano, si trasferisce a Firenze, dove rimane cinque anni, svolgendo un'attività intensa, della quale non si hanno notizie particolareggiate ma che gli consente di far pubblicare due libri di "Arie Musicali". Sicuramente egli fu molto ben considerato dalla Corte fiorentina; tuttavia nel mese di Maggio 1634 Frescobaldi rientra a Roma, riprendendo tutti i suoi incarichi ed ottenendo, inoltre, un aumento di stipendio di ben due scudi mensili.
Oltre a questa lunga licenza pluriannuale, risulta che Frescobaldi si assentasse spesso da Roma. Non si hanno notizie circa questi suoi viaggi; si suppone che la sua fama e la sua abilità come organista lo richiedessero presso le varie Corti italiane per concerti e per quelle che oggi noi chiameremmo "tournées". Rimane il fatto che il Capitolo Vaticano gli rilasciò sempre tutte le licenze da lui richieste, alcune delle quali durarono anche tre o quattro mesi, durante i quali il suo stipendio veniva regolarmente incassato dall'organista sostituto appositamente delegato.
Quest'ultimo periodo romano è particolarmente gratificante per Frescobaldi. Nel 1635 egli pubblica i "Fiori Musicali", ed il fatto che essi, unitamente ad altre sue opere di quegli anni, vengano stampati a Venezia ci testimonia che la città lagunare è sicuramente stata una delle méte ricorrenti e preferite dei suoi viaggi. Nel 1637 giunge a Roma Johann Jacob Froberger, che sarà suo allievo per ben quattro anni.
Il primo Marzo 1643, Girolamo Frescobaldi muore a séguito di una breve malattia causata da quella che oggi verrebbe definita "iperpiressia maligna". Venne sepolto il giorno seguente con tutti gli onori, mentre tutti i musicisti più importanti di Roma gli cantavano la Messa da Requiem, nella Basilica dei Santi Apostoli ove riposa tuttora.

 Girolamo Frescobaldi - Messa della Domenica Dicevamo in apertura che la figura di Frescobaldi può essere per molti versi associata a quella di Johann Sebastian Bach. In entrambi troviamo un primo periodo, che potremmo definire della "giovinezza", nel quale è predominante la sete di conoscenza musicale. Se il giovane Bach si fa una "passeggiatina" di trecento chilometri per andare a conoscere Buxtehude, il giovane Girolamo, molto più comodamente (in carrozza) ma con la stessa voglia di accrescere i suoi orizzonti, se ne va a scoprire le realtà musicali fiamminghe, a quei tempi tra le migliori del continente europeo. Bach e Frescobaldi nella loro gioventù hanno potuto conoscere, suonare e studiare le musiche dei loro più famosi predecessori, acquisendone lo stile e le caratteristiche musicali. E' qui molto significante il fatto che in entrambi i casi le loro opere giovanili ricalchino molto da vicino gli stilemi dei loro predecessori, ed è altrettanto significativo che in queste opere già si possano trovare diversi tentativi di "modernizzazione" che serviranno poi da base alla loro evoluzione artistica.
Entrambi conoscono poi un periodo di grande lavoro sia compositivo che interpretativo. Bach e Frescobaldi furono entrambi considerati, alla loro epoca, tra i più grandi organisti (e clavicembalisti) d'Europa ed entrambi conobbero la fama e la possibilità di venire chiamati ad esibirsi presso le migliori Corti europee. Contemporaneamente in loro proseguiva quel lento ma incessante lavoro di approfondimento e di crescita che fece loro sviluppare un linguaggio musicale che dapprima vide un periodo di superamento degli stili precedenti arricchito dalla loro inventiva e dalla loro inusitata capacità creativa, per poi arrivare, nel periodo della loro maturità, ad una visione sintetica, quasi metafisica, della loro musica. Se l' "Arte della Fuga" e l' "Offerta Musicale" costituiscono il testamento musicale e la quintessenza dell'arte di Johann Sebastian Bach, i "Fiori Musicali" sono il sublimato dell'arte di Girolamo Frescobaldi. In essi il linguaggio è estremamente essenziale, i mezzi tecnici sono basilari ma raffinatissimi, il canto gregoriano ritorna ad essere il saldo riferimento su cui poggiano le architetture diafane di un contrappunto austero, meditativo ed intriso di spiritualità. Se le toccate frescobaldiane della giovinezza erano rutilanti e scintillanti, figlie dell'arte fiamminga della più ardita improvvisazione e caratterizzate da difficoltà tecniche ed esecutive che solamente lo stesso Girolamo poteva agevolmente affrontare (si veda solamente, ad esempio, la nona Toccata del secondo libro, nella quale tante e tali sono le complicanze ritmiche che lo stesso autore in calce al brano annota, con un certo compiacimento, che "Non senza fatiga si giunge al fin."), le toccate dei Fiori Musicali sono essenziali, raccolte, minimali e dense di significato, quasi -come dice Carlo Mosso nella sua analisi dell'opera frescobaldiana- rinchiuse "in una concentrazione quasi aforistica, in cui le cose vengono dette una sola volta, con un'intensità tutta moderna.".
Questo per ciò che riguarda le opere strumentali. Per le composizioni vocali, invece, molti critici ritengono che in esse manchi molta dell'ispirazione musicale che è invece presente nel resto della sua produzione. Tranne che per pochi casi, le opere vocali di Frescobaldi, pur nella loro splendida perfezione stilistica e nella notevole cura che l'autore dedica allo svolgimento tematico, sono state spesso giudicate non molto di più che composizioni di altissima routine. Negli ultimi cinquant'anni questo giudizio è stato parzialmente rivisto, anche alla luce di nuovi e più accurati studi, ma rimane il fatto che sono le sue opere essenzialmente strumentali che racchiudono in toto la personalità musicale più vera di Frescobaldi, che non si presenta -come altri musicisti- come una via di mezzo tra l'antico ed il moderno, ma come una vera e propria spinta innovativa capace di modificare il corso della storia della musica europea.
Come abbiamo ricordato in apertura, anche per Frescobaldi, come per Bach, l'evoluzione dei gusti e degli stili musicali fece in modo che si iniziasse un lungo periodo di dimenticanza. Se per il Kantor di Lipsia questo periodo fu abbastanza breve, per Frescobaldi bisognerà aspettare la "Storia della Musica" pubblicata da August Wilhelm Ambros alla fine dell'Ottocento per vederlo riproporre alla ribalta musicale mondiale per quello che effettivamente fu. Da allora il Girolamo nazionale ha via via ripreso il suo giusto posto nella storia della musica ed è soprattutto durante l'ultimo mezzo secolo che si sono intensificati e moltiplicati gli studi specialistici sulle sue opere, arricchiti con gli approfondimenti sulle antiche prassi esecutive, sull'organaria rinascimentale e sulla più accurata filologia strumentale e vocale. Il Frescobaldi che possiamo ascoltare oggi nelle ormai copiose interpretazioni discografiche che il mercato ci offre, può essere ritenuto, a buona ragione, lo stesso strepitoso musicista che da solo, quasi rockstar di antesignana memoria, all'organo Blasi della Basilica di San Pietro, riusciva a raccogliere trentamila persone per ascoltarlo ed applaudirlo.



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