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Fernando Germani




 Fernando Germani
Fernando Germani è morto nella sua Roma il 10 giugno dell'anno scorso. Dire che è morto dimenticato è forse dire poco. Lontano dalle scene da diversi anni, ormai fuori dal "giro" organistico che conta, "vecchio" non solo anagraficamente ma anche musicalmente, ignorato e molto spesso deriso dai nuovi "filologi" della musica organistica, Fernando Germani ha lasciato questo Mondo di imbecilli al suo gramo destino di ignoranza e mediocrità per entrare in un nuovo Mondo dove finalmente potrà di nuovo suonare tutto il Bach che gli pare su bellissimi organi sinfonici senza doversi preoccupare delle critiche malevole, dei vicini che protestano perchè il suono dell'organo impedisce loro di vedere 'Canzonissima', dei Monsignori e Cardinali insipienti e di tutto ciò che compendia l'umana stupidità.
Fernando Germani era nato a Roma il 5 aprile 1906. Romano "de Roma", aveva studiato pianoforte con Bajardi, composizione con Respighi ed organo con Manari. Iniziata una brillante carriera di concertista, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, fu il primo organista italiano ad eseguire l'opera omnia organistcia di Bach, seguita da quelle di Reger e Franck.
Ed a questo proposito è utile ricordare che Germani era già talmente apprezzato come interprete bachiano che per il primo ciclo dell'integrale bachiana del 1945, a Sant'Ignazio, fu il Comandante Militare Statunitense che provvide a fornire la corrente elettrica necessaria al funzionamento dell'organo ed a quei concerti assistettero anche i prigionieri di guerra tedeschi.
Questi grandi cicli organistici che Germani eseguì poi in tutto il Mondo, furono una grande porta che in Italia si apriva verso la musica organistica ed i giovani vi assistevano a centinaia, scoprendo le meraviglie di una musica fino ad allora sconosciuta. Ed è sintomatico il fatto che quando un certo Cardinale provò a proibire quei concerti, quegli stessi giovani organizzarono una manifestazione di protesta davanti alla chiesa di Sant'Ignazio, riducendo il cardinale a più miti consigli.
Professore di Organo all'Academia di Santa Cecilia dal 1934 al 1976, Organista Titolare presso la Basilica di San Pietro in Vaticano dal 1948 al 1959, Docente ai Corsi di Perfezionamento dell'Accademia Musicale Chigiana di Siena dal 1939 al 1972, Direttore del Dipartimento di Organo presso il Curtis Institute di Filadelfia dal 1931 al 1933, Membro dell'Organ Music Society di St.Alban dal 1936, Fernando Germani è stato forse l'organista italiano che più ha seguito le orme dei suoi grandi predecessori come Bossi, Manari, Matthey e tanti altri. Concertista di razza, grande virtuoso e profondissimo conoscitore dello strumento, ha effettuato centinaia di tournées in tutto il Mondo, le sue incisioni discografiche rimangono come punti fermi nella storia del concertismo organistico di tutti i tempi ed i suoi allievi, centinaia, sono attualmente i più grandi e quotati organisti del panorama musicale internazionale.
Ma con il passare degli anni Fernando Germani è stato sempre più criticato e contestato, soprattutto per le sue concezioni estetiche e stilistiche in merito all'interpretazione della musica bachiana. E qui si impone una piccola riflessione.
Il modo di interpretare di Germani non era dettato da regole 'a casaccio', bensì da una precisa visione della musica, una visione che al giorno d'oggi molti hanno perduto, lasciandosi trascinare in quell'immensa babele che è la fiologia interpretativa che, a forza di ricercare il pelo nell'uovo, perde molto spesso di vista il contenuto principale della musica.
Germani sintetizza così il motivo principale del suo stile interpretativo: "... la musica, come il discorso parlato, ha le sue frasi, i suoi periodi, periodi di domanda, periodi di risposta, e quando è completo il pensiero musicale, lì c'è una cadenza, una conclusione, ed allora si può cambiare sonorità, cambiare tastiera. Ci sono moltissimi organisti che suonano tutto staccato, dal principio alla fine: è come sentire un balbuziente, non ha senso.". In questo modo Germani riporta la musica al suo vero compito e significato: quello di essere un linguaggio capace di trasmettere idee, sentimenti, emozioni... e non quello, come pare sia divenuto oggi, di essere una raffinata esercitazione di perfezione formale ed estetica assolutamente fine a se stessa.
Un altro rimprovero che si è troppo rivolto a Germani è stato quello di utilizzare per l'esecuzione della musica bachiana strumenti non adatti, di tipi eclettico-sinfonico. Anche qui Germani è sempre stato aderente ad un suo preciso pensiero, un pensiero che, pur disponendosi agli antipodi della filologia organistica odierna, trova un suo ben preciso diritto di cittadinanza per la sua obiettiva chiarezza e semplicità; per Germani l'organo moderno racchiude tutte le potenzialità che non potevano essere espresse dall'organo di Bach. In parole povere: se Bach avesse avuto a disposizione organi sinfonici, sicuramente li avrebbe utilizzati al meglio delle loro possibilità. Ed a questa motivazione di tipo generale se ne aggiungeva altresì una molto più pratica: bisogna sempre tenere conto del fatto che non si possono sempre avere sottomano gli organi adatti per eseguire un ben determinato tipo di musica. In breve: se davvero la filologia ritiene necessari, per l'interpretazione bachiana, strumenti con ben determinate caratteristiche storico-stilistico-tecnico-foniche, allora la musica organistica di Bach ce la dovremmo tutti andare ad ascoltare solo in Germania, ed anche qui con le dovute cautele ed i dovuti distinguo.
Queste concezioni estetiche, musicali ed interpretative ci fanno capire un aspetto fondamentale di Fernando Germani: al primo posto egli metteva la Musica. Tutto il resto, anche il fatto dello strumento su cui eseguirla, era secondario rispetto all'assoluta preminenza che egli dava al contenuto rispetto al contenitore.
Purtroppo, con il tempo e con l'avvento delle nuove concezioni filologico-musicali, secondo cui si privilegiano aspetti di secondaria importanza rispetto ai contenuti più profondamente musicali, Germani divenne dapprima fuori moda, per poi cadere preda delle cattiverie dei giovani "intellettuali" dell'organo, che per un certo periodo di tempo si divertirono a spacciarlo per un vecchio quasi rimbambito ed ignorante di organo mentre, per la verità, erano loro ad essere del tutto ignoranti di musica.
Ora che Germani non è più, è giusto che qualcuno lo ricordi per quello che è veramente stato: un Grande della musica italiana. Ascoltando i suoi concerti, sentendo le incisioni discografiche, leggendo i suoi scritti, centinaia di giovani di tutto il Mondo hanno scoperto l'organo e la musica organistica, affollando le chiese e gli auditorium, mentre lui alla tastiera si permetteva di dare amichevolmente del tu alla musica di Reger, di Franck e di Bach, riproponendola per quello che in effetti è: Musica, e non divagazioni stilistiche o disquisizioni senza senso.
Ascoltando Germani si potevano gustare ottime bistecche, anche se talvolta servite su piatti di terracotta. Oggi, con tanti altri interpreti di grande fama e nonostante i piatti d'oro e le posate d'argento, talvolta riusciamo a masticare solo qualche buccia di cipolla.



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