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Cameron Carpenter




 Sergio Marcianò
Oggi parleremo di un baldo giovane, appena ventottenne, che da qualche tempo sta calcando le consolles degli organi degli Stati Uniti d'America, sparigliando abbondantemente le carte di quelli che fino ad oggi sono stati gli stereotipi dell'organista, inteso in senso lato "all'americana", cioè non necessariamente liturgico ma anche da teatro. Egli risponde al nome di Cameron Carpenter, ed anche se qui nel vecchio Mondo non è ancora conosciuto, laggiù nel Nuovo Mondo è già un idolo delle folle, che non hanno perso tempo a formare i primi fans club. Per capire di chi e di che cosa stiamo parlando consigliamo i nostri affezionati amici lettori di digitare il suo nome su Youtube e di andare a vedere, e sentire, qualche sua performance.
Personalmente, dopo aver veduto ed ascoltato, il primo commento a caldo, dopo qualche attimo di perplessità, è stato di trovarsi di fronte al solito "fenomeno da baraccone americano", ma dopo questo commento, dettato più che altro da una profonda invidia, abbiamo cercato di approfondire la faccenda alla luce di una considerazione meno umorale e più obiettiva.
Bisogna infatti convenire (e non ci sono dubbi in merito!) che questo giovanotto possiede un dono di tecnica organistica e pianistica che lascia interdetti, tanta è la facilità con cui affronta la musica, la piega ai suoi voleri e la propone col fiero cipiglio del domatore, unendo inoltre a tutto questo una spaventosa padronanza del mezzo tecnico, anch'esso asservito completamente, per mezzo delle tecnologie più moderne, ad un unico fine: lo spettacolo. Si, perchè Cameron Carpenter con l'organo e con la musica fa spettacolo, uno spettacolo eccezzionale, ridondante, eccessivo... in una parola: squisitamente "americano", comprendendo in questo termine tutto il meglio ed il peggio possibile. E' infatti anni luce distante dalla nostra sensibilità organistica vedere un organista che si approccia allo strumento in cotal guisa, così come dall'altra parte si rimane affascinati ammirando le sue gambe ricamare arpeggi pianistici letteralmente volando sui pedali!
Cameron Carpenter, indubbiamente, è il perfetto continuatore ed evolutore di una tradizione organistica statunitense spettacolare che ha visto in Lemare prima ed in Virgil Fox dopo i suoi capisaldi, attorno a cui hanno ruotato e da cui hanno preso linfa tutti quegli spettacolari e bravissimi organisti da teatro che allietano oggi le sale da concerto e da ballo americane, e sicuramente, favorito dalla sua giovane età, diventerà uno dei loro migliori eredi e continuatori.
A questo proposito, inoltre, bisogna sottolineare doverosamente che la tradizione organistica ed interpretativa da cui Carpenter discende non è quella europea, che vede nell'organo uno strumento di servizio quasi esclusivamente liturgico, bensì quella anglosassone, che vede nell'organo uno strumento musicale che può servire sia Dio che lo spettacolo, ed è questa interpretazione essenzialmente "laica" dell'organo che lascia un pò spiazzati noi vecchi europei quando ci troviamo di fronte a fenomeni musicali di tale fatta. Ciò non toglie che il Nostro sia attualmente titolare presso la Middle Collegiate Church di New York, ove presta la sua opera come organista liturgico, concertista ed insegnante.
Tutt'altra faccenda, però, è la questione interpretativa. A prescindere dalla visione più o meno "liturgica" dell'organo, l'interpretazione della musica organistica è questione generale e di principio che vale sempre e comunque. E sotto questo punto di vista il giovane Cameron dimostra, purtroppo, tutte e per intero le carenze e le pecche derivanti da una mancanza di cultura organistica specifica, accurata ed approfondita. E' pur vero che egli è essenzialmente un organista da teatro, che deve sempre e comunque "dare spettacolo", ma sull' interpretazione non si scherza e dalle sue performances trapela un'ignoranza, peraltro inconsapevole ed incolpevole, che lo rende suscettibile di indulgere ad interpretazioni bachiane (e non solo) che lasciano perlomeno sorpresi, mentre le cose vanno un pò meglio con i romantici ed i sinfonici, che si rivelano più aderenti alle sue corde ed alla sua scuola.
A prescindere da tutto, però, quello che sorprende in questo giovane è la voglia di "giocare" con la musica che egli dimostra in ogni istante. A parte gli atteggiamenti, le pose, l'abbigliamento e tutto quanto faccia parte degli orpelli dello spettacolo, Cameron Carpenter sprizza "voglia di musica" da tutti i pori, e si vede chiaramente che egli considera un vero piacere esibirsi in pubblico, affrontando talora rischi interpretativi notevoli che supera di slancio e di forza grazie alla sua innata e prodigiosa tecnica, che gli consente di esibire virtuosismi di manuale e di pedale spesso assolutamente inutili e totalmente fini a se stessi, con cui si misura ad ogni battuta quasi a cercare continuamente nuovi limiti per poterli superare. In questo, egli si dimostra perfetto figlio del suo Mondo.
Abbiamo detto che Cameron Carpenter è già un mito per il grande pubblico statunitense, che lo acclama ad ogni concerto; sono già nati i suoi Fans Club e sono in vendita gadgets ed accessori che lo celebrano come una star di prima grandezza. Recentemente è stato messo sotto contratto esclusivo dalla Telarc Records e mentre noi stiamo scrivendo queste note (9 marzo 2008) egli sta incidendo per quest'etichetta la sua prima produzione discografica, dal significativo titolo "Revolutionary", comprendente un CD ed un DVD con musiche di Bach, Liszt, Demessieux, Dupré ed altri; attendiamo di reperirne una copia per poterne dare adeguata recensione da queste pagine.
Sappiamo bene, ovviamente, come lo show business di quel grande Paese crei e distrugga miti dall'oggi al domani, ma questo organista, con la tecnica che si ritrova, non declinerà sicuramente in breve tempo. Ovviamente non sappiamo come andrà a a finire, ma da quello che abbiamo potuto finora vedere, gli consiglieremmo calorosissimamente di approfittare della sua ancor giovane età per dedicare i prossimi anni anche all'approfondimento dell'interpretazione della musica organistica non solamente secondo i canoni della spettacolarità, ma anche con un minimo di filologia, magari cogliendo occasione dai suoi viaggi nella vecchia Europa (ad esempio quando si recherà ad esibirsi al Gewandhaus di Lipsia) per provare i nostri antichi e famosi strumenti, frequentare qualche corso di interpretazione e farne opportuno tesoro. Solo così, secondo il nostro modestissimo parere, forse diventerà davvero un "grande" organista, acquisendo il bagaglio culturale, musicale ed artistico necessario per meritare interamente la fama e la notorietà di cui già, peraltro, già gode. Diversamente, e ci dispiacerebbe molto, rischia di rimanere, almeno per noi, il solito "fenomeno da baraccone americano".
Sito internet di Cameron Carpenter: http://cameroncarpenter.com/



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