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Bach: Triosonate - Domenico Severin




Johann Sebastian Bach - Sonates en Trio
Organista: Domenico Severin
Organo del Collegio Universitario D.Nicola Mazza di Padova (Italia)
Appassionato Records - CD AP004201204 - 2012

Abbiamo parlato ancora recentissimamente delle Triosonate di Bach quali assoluti capolavori del genio di questo musicista. In quelle occasioni sottolineavamo come queste composizioni, nella loro essenzialità formale e strumentale, riassumano tutta la magistrale arte musicale del Kantor che, basandosi su tre sole voci sviluppate su di una tecnica contrappuntistica assolutamente perfetta, fa diventare questi brani una specie di "summa" musicale che -a nostro parere- non ha eguali in tutta la storia della musica. Ricordavamo anche come queste composizioni coniughino in modo perfetto la strumentalità del trio barocco con la brillantezza del concerto italiano sulle basi del più solido e raffinato contrappunto. E' per questi motivi che l'interpretazione di queste opere richiede da parte degli organisti il possesso di una tecnica contrappuntistica assoluta, la conoscenza e padronanza dello stile e delle tecniche strumentali barocche e lo spirito proprio dell'ispirazione musicale che ispirava e permeava le opere di Vivaldi, Albinoni, Torrelli e tutti i grandi musicisti italiani che del cosidetto "Concerto Italiano" fecero uno dei capisaldi della musica di tutti i tempi e fonte a cui lo stesso Bach si abbeverò abbondantemente e che segnò profondamente tutta la sua produzione sia strettamente organistica che più ampiamente strumentale.
Da quando ci occupiamo di musica organistica (e sono ormai 45 anni) abbiamo avuto modo di ascoltare, sia in registrazione che live, centinaia di interpretazioni di queste opere e dobbiamo dire che ogni interprete "vive" queste opere in maniera differente a seconda della sua formazione, della sua sensibilità musicale e della scuola a cui più è legato. Possiamo dire, a questo proposito, che abbiamo trovato molto più "affascinanti" le interpretazioni di quegli organisti che nel loro bagaglio hanno anche più frequentazioni ravvicinate con la musica strumentale e/o con la direzione di coro e di orchestra rispetto a quelle essenzialmente e strettamente "organistiche" di coloro che si dedicano esclusivamente a questo strumento.
In questo disco possiamo dire di aver trovato entrambe le caratteristiche e, sinceramente, riteniamo che l'interpretazione di Domenico Severin sia tra le migliori che abbiamo ascoltato negli ultimi anni. In queste Triosonate abbiamo trovato, intatto e ben vitale, tutto lo splendido contrappunto bachiano, nella sua rigorosità e nella sua perfetta e cristallina architettura sulla quale l'organista innesta una visione di tipo strumentale prettamente italiana che in alcuni tratti diviene quasi violinistica e che rende alla perfezione lo "stile" intrinseco di questi brani; il tutto inquadrato in una visione assolutamente "barocca" che ci presenta queste opere sotto una luce per molti versi particolare e caratterizzata da un respiro musicale di ampio respiro e di grande bellezza.
Una delle particolarità che ci ha più favorevolmente colpito è la scelta delle registrazioni. Severin tratta le sonorità essenzialmente nordeuropee dello strumento in un modo assai particolare, senza rendere le mutazioni protagoniste assolute ma stemperandole con i registri di fondo e scegliendo i timbri che più possano rendere "strumentale" la resa fonica. Questa particolare "arte della registrazione", che denota una sensibilità ed un'attenzione allo spirito della partitura veramente notevole, fa si che in diversi punti si abbia l'impressione di ascoltare un trio di archi. Non vogliamo qui riprendere una delle teorie che erano in voga nei remoti anni in cui studiavamo musica e che diceva che per rendere al meglio il contrappunto all'organo si dovessero utilizzare i registri di otto piedi (teoria che per certi versi tuttora condividiamo), ma possiamo dire che Domenico Severin in questo disco riesce a farci godere la miglior musica organistica di Bach senza calcare la mano su Terze, Quinte e Sifflöten, facendoci ricordare, con molta nostalgia ma con immenso piacere, le Triosonate che nei primi Anni Settanta ascoltammo "live" quando alla consolle del Serassi della Colleggiata di Serravalle Scrivia sedette Karl Richter.
Un ultimo cenno riguarda infine la tecnica interpretativa. Ferma restando l'assoluta padronanza del contrappunto, in questo disco abbiamo potuto apprezzare l'adozione di un fraseggio che, quando necessario, l'interprete modifica da squisitamente "organistico" in "quasi violinistico". Questo accorgimento fa si che certe linee musicali, che talora nell'intreccio delle voci solitamente tendono a confondersi, emergano e ri-assumano una delle caratteristiche più difficili da rendere durante l'esecuzione: la doppia valenza armonico-melodica. Sotto questo punto di vista l'interpretazione di Severin ci è piaciuta veramente assai.
Lo strumento utilizzato è lo Zanin realizzato nel 2006 per la chiesa di Sant'Antonio Abate, posta all'interno del Collegio Universitario Don Nicola Mazza di Padova. Ideato e realizzato sul modello degli organi barocchi nordeuropei, presenta due tastiere (con positivo tergale) e pedaliera. La trasmissione è integralmente meccanica e la disposizione fonica conta 24 registri nominali (31 reali) di impostazione barocca ma che mantiene un occhio vigile ed attento alla tradizione classica italiana anche sotto il punto di vista dell'intonazione. Si tratta quindi di un organo particolarmente adatto all'esecuzione di queste musiche che, come giustamente sottolinea Helène Le Cointre-Severin nel libretto a corredo del disco, "si rivelano veri e propri capolavori di musica cameristica per organo", e come tali in quest'incisione ci vengono restituiti.
Di Domenico Severin abbiamo già ampiamente discettato su queste pagine a proposito delle sue interpretazioni di musiche assai lontane, come stile e come epoche, tra di loro. Lo abbiamo apprezzato nei brani del postromanticismo italiano (Ravanello, Bossi, Manari, Capocci ecc.), nel romanticismo schietto e genuino di Franck, nel barocco italiano più "spinto" (Vivaldi, Marcello, Scarlatti...) e nei "sinfonici" francesi (Dubois, Guilmant, Saint-Saëns...) e sempre ne abbiamo apprezzato la capacità di una visione filologica veramente ampia e di larghissimi orizzonti. In ogni occasione egli ha dimostrato di saper cogliere nel modo migliore le caratteristiche musicali, storiche e musicali dei brani e degli autori e di proporci interpretazioni sempre curatissime e di grande pregio. Anche in quest'incisione egli ci dimostra in toto queste sue doti, facendoci apprezzare un Bach veramente gradevole, interessante e, per certi versi, anche "intrigante".
Le registrazioni di questo disco sono state effettuate nell'Aprile dello scorso anno 2012 e sono di ottima qualità. Il suono dell'organo è preso con particolare cura (anche se in certi momenti -ma è opinione strettamente personale- avremmo preferito una presenza più "corposa" del pedale) ed inserito con precisione nella spazialità dell'ambiente, in questo caso particolarmente favorevole per la linearità delle architetture. Rumore di fondo, echi e riverberi fisiologicamente perfetti e grande cura per la resa complessiva dello strumento senza peraltro mai penalizzarne le singole timbriche. Ottimo il lavoro di postproduzione e veste grafica gradevole con commenti a libretto in francese ed italiano dell'interprete e di Helène Le Cointre-Severin.
Il tutto per un CD molto bello, gradevole, interessante e di grande valore musicale che consigliamo veramente volentieri ai nostri amici lettori.



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