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Fernando Francesco Giulietti: Organ Music




Fernando Francesco Giulietti: Organ Music
Organista: Sandro Carnelos
Organo Cattedrale di Vittorio Veneto
CD - Rainbow Classics - DDD - RW 9712

Rimaniamo nella musica organistica italiana del primo Nocevento per andare a vedere un'interessantissima produzione che riguarda un autore poco conosciuto di questo periodo. Si tratta di Fernando Francesco Giulietti, che incarna perfettamente la figura dell'organista e compositore liturgico, totalmente dedito alla sua attività con assiduità, passione e grande umiltà. Se consideriamo poi che questa figura di notevole levatura artistica, decise di dedicarsi esclusivamente al servizio liturgico per oltre quarant'anni senza mai farsi lusingare dalle sirene della fama e della notorietà internazionale, non possiamo fare a meno di ammirarlo non solo come musicista ma anche come uomo.
Fernando Francesco Giulietti nasce a Perugia nel 1905. Appassionato alla musica fin da ragazzo, trova un ottima base nello zio, Egidio Giulietti, sacerdote, anch'esso musicista che poteva vantare, tra l'altro, l'amicizia personale di Pio XII e di Raffaele Casimiri. Sotto l'influenza musicale dello zio, il giovane Fernando Francesco inizia prestissimo la sua attività di organista, compositore e direttore di coro ed orchestra. Lo ritroviamo poi a Roma dove nel 1928 si Diploma brillantemente in Composizione ed Organo all'Accademia di Santa Cecilia. Tre anni dopo, vinto un Concorso per l'abilitazione all'insegnamento, si trasferisce a Belluno, dove rimarrà per quarant'anni, fino al 1971, anno della sua morte.
In questi quaranta anni egli svolge totalmente ed assiduamente, oltre all'insegnamento, le funzioni di organista, compositore, direttore di coro e critico musicale. La sua produzione prende quasi sempre spunto dal servizio liturgico, che lega come un invisibile filo rosso la vita e le opere di questo compositore, e comprende non solo composizioni per organo ma anche opere corali e strumentali, messe, motetti, trii, sonate, suites, pastorali ed inni, il tutto sulla solida base della sua formazione musicale, sempre però aperto alle nuove forme musicali ed espressive che mano a mano appaiono sulla scena musicale italiana del Novecento. Sotto questo punto di vista la sua produzione, se da una parte rivela una solida architettura legata ad un utilizzo "classico" della polifonia e della modalità gregoriana, dall'altra presenta frequenti innesti di novità tematiche e formali derivanti dalla musica moderna, innesti che non sono mai fini a loro stessi ma sempre amalgamati ad un ben preciso ideale compositivo, dando origine ad una musica che trova nel suo neoclassicismo di base e negli echi di modernità che la pervadono il suo punto di equilibrio e di attrazione.
In questa incisione Sandro Carnelos ha scelto per noi i Tre Pezzi per Organo, l'Offertorio su "Cristo Risusciti", la Canzoncina Natalizia, la "Suite su Laudato sii o mi Signore", le Quattro Invocazioni Mariane, la Preghiera su "Adoro te devote", i Tre pezzi su "Dolce cuor del mio Gesù", l'Elevazione e Toccata su "Regina Coeli", il Finale e Cinque piccole Pastorali, ed ascoltando questi brani si rimane affascinati dalla tranquilla serenità e dalla profonda religiosità che essi emanano e quello che più si apprezza è che anche nei brani più impegnativi la tecnica ed il virtuosismo sono sempre al servizio dell'ispirazione liturgica e religiosa, sempre ispiratrice.
L'interpretazione di Sandro Carnelos è ottima e coglie molto bene gli aspetti più profondi dell'ispirazione e della filosofia musicale di Giulietti, senza indulgere ad un'eccessiva interiorizzazione e senza oltrepassare, quando lo spartito lo richiede, la giusta misura oltre la quale questa musica perderebbe la sua caratteristica di base: quella di essere, essenzialmente e preminentemente, musica per il servizio liturgico. Anche in questa incisione l'organista dimostra una lettura molto attenta e corretta della partitura ed un'accuratezza nell'interpretazione che già avevamo avuto modo di apprezzare in una passata recensione dedicata alle opere di Marco Enrico Bossi.
Anche la scelta dello strumento è azzeccata e rispondente alle caratteristiche di questa musica. Carnelos utilizza infatti il Ruffatti 1961 della Cattedrale di Vittorio veneto, che con le sue tre tastiere e pedaliera presenta una tavolozza di registri perfettamente adeguata alle necessità timbrico-foniche delle pagine di Giulietti e contribuisce a renderle nella loro giusta luce.
Le incisioni sono state effettuate nel 1997 e tecnicamente sono molto buone, come d'altra parte sempre abbiamo potuto riscontrare nelle produzioni di questa casa discografica, che ha fatto della musica organistica uno dei suoi punti di forza. Presa di suono perfetta senza alcun difetto apprezzabile e piani sonori sempre molto ben definiti e caratterizzati sono le caratteristiche di questo disco, a cui si unisce la pressochè totale assenza di rumori di fondo ed un livello qualitativo in complesso ottimo.
In complesso, riteniamo che questo disco sia un'ottima occasione sia per gli organofili esperti che per i semplici appassionati per approfondire un'epoca musicale organistica italiana che nonostante sia molto vicina a noi viene ancora troppo poco considerata e valorizzata. Lo consigliamo volentieri a tutti i nostri lettori.



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