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Organ Music from Israel




Organ Music from Israel
Organista: Yuval Rabin
Organo Eglise Saint-Martin di Olten
CD - MDG-Scene - DDD - MDG 606 1072-2

L'incisione di cui ci occupiamo oggi è sicuramente una "chicca" che farà molto piacere a tutti gli appassionati di organo e musica organistica. Si tratta, infatti, di una raccolta di musiche per organo composte da autori israeliani. E' una produzione che rappresenta sicuramente una testimonianza fondamentale di una scuola organistica di cui moltissimi non sospettavano l'esistenza e che rivela un'ispirazione ed una vitalità notevolissime.
Quello che lascia più sorpresi, scorrendo i titoli di questo disco, è scoprire che molti brani prendono ispirazione e temi dalla liturgia ebraica. Questo può apparire perlomeno strano, poichè è comunemente noto che le cerimonie religiose israelitiche non contemplano l'utilizzo di strumenti musicali nè, tantomeno, dell'organo, peraltro quasi inesistente nelle sinagoghe.
Ma è l'interprete, nelle sue note a corredo dell'incisione, che ci chiarisce le idee. Dopo aver ripercorso le tappe principali della presenza musicale nella Bibbia, ci ricorda che già nella ricostruzione del Secondo Tempio, dopo la distruzione del primo ad opera di Nabucodonosor, era presente uno strumento musicale molto simile all'organo che veniva regolarmente utilizzato. L'estensore delle note ci ricorda che il divieto di utilizzare strumenti musicali nel Tempio e nelle sinagoghe arriverà solo dopo la distruzione di questo Secondo Tempio e che questo divieto verrà rispettato fino alla fine del diciottesimo secolo. Solo allora, in alcune comunità israelitiche sparse nell'Europa, si riprospetterà l'utilizzo dell'organo durante le cerimonie religiose, utilizzo del tutto saltuario ed occasionale ma, ciononostante, incisivo nell'ambito dell'evoluzione musicale che caratterizzerà la società israeliana dal 1948, anno di nascita dello Stato d'Israele. A quel punto, a causa del rientro in patria delle diverse comunità in precedenza sparse per il Mondo, le diverse idee e concezioni musicali formatesi a contatto con le varie culture mondiali daranno vita ad una delle più fiorenti ed interessanti scuole musicali dell'era moderna. In quest'ambito, anche la musica organistica si ritaglia uno spazio di tutto rilievo, di cui questa incisione è una preziosissima testimonianza.
Il disco si apre con i "Sei Preludi per Organo" di Ernest Bloch, autore molto noto, elvetico di nascita, che viene chiamato a fare da capostipite a quella che sarà la musica organistica israeliana di oggi. Segue un brano ("Calmo") di Paul Ben-Haim ed i "Sei pezzi per Organo" di Karel Salomon. Entrambi gli autori, nati nella Germania di fine Ottocento, rappresentano qui il trait-d'union tra il popolo di Israele ancora sparso nel Mondo e la riunificazione avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale con la fondazione dello Stato di Israele. Il primo, rientrato in Palestina nel 1933, è considerato uno dei maggiori esponenti di quella scuola musicale che ha tentato di compenetrare sensibilità e scuole musicali prettamente "europee" con le realtà musicali folkloristiche di tipo orientale. Salomon, invece, anch'egli appartenente alla scuola musicale di Ben-Haim, si dedica alla riscoperta ed allo studio approfondito delle differenti tradizioni musicali israelitiche, con particolare riguardo alle musiche liturgiche, che rappresentano i temi su cui poggiano i "Sei Pezzi".
I tre brani (Preludio, Aria e Fuga) di Shlomo Dubnov rappresentano un ulteriore passo in avanti nella storia della moderna musica organistica israeliana. Dubnov, nato nel 1962 nell'ex Unione Sovietica, torna in Israele all'età di dieci anni. La sua formazione musicale è quindi tutta israeliana. Diplomato in Composizione a Gerusalemme, si specializza in musica elettronica e musicologia all'Università della stessa città. Lavora poi in Francia e Stati Uniti a vari progetti di musica elettronica. Appassionato dalle possibilità timbriche e foniche dell'organo, Dubnov concepisce questi tre brani come una specie di caleidoscopio in cui linee melodiche seriali, dodecafonia e libero cromatismo contribuiscono ad esaltare la tavolozza timbrica di questo strumento.
Seguono poi due brani ("De Profundis" e "Ostinato") di Haim Alexander, altro autore nato nella Germania di inizio Novecento e cresciuto musicalmente alla scuola mitteleuropea. Caratteristica fondamentale di queste due composizioni è la tecnica seriale, qui estesa alle modalità orientali con frequenti incursioni nella polimodalità.
Chiudono l'incisione due brani dell'interprete, "Smirot" e "Récit de Cornet". Il primo brano prende ispirazione da tre canti tradizionali ebraici del Sabbath. Ognuno di questi canti è raffigurato formalmente da un preciso disegno compositivo. Il complesso dell'opera combina tratti in stile di fantasia con tratti fugati ed in contrappunto che convergono in una serena meditazione finale. Il "Récit de Cornet", breve brano che oscilla tra tonalità ed atonalità, è la trascrizione di un'improvvisazione libera che l'autore aveva eseguito a "dimostrazione" del suono del Cornetto dell'organo per alcuni ascoltatori.
Yuval Rabin, organista, pianista, clavicembalista e compositore, è una giovane personalità della musica contemporanea israeliana. Diplomato ad Haifa e a Gerusalemme, si è perfezionato con Harald Vogel, Guy Bovet, Montserrat Torrent, Nikolas Kynaston, Jean Boyer ed altri insigni maestri. Concertista di fama internazionale, si è esibito in diversi Festivals ed ha approfondito in particolare l'esecuzione della musica organistica barocca. In questa incisione egli dimostra pienamente il suo valore e la sua preparazione, dipingendoci un panorama quanto mai approfondito ed esauriente della musica organistica israeliana, di cui egli stesso è attualmente uno dei maggiori esponenti.
Ottima la scelta dello strumento, costruito da Mathis nel 1992 per la chiesa cattolica di St.Martin di Olten, in Svizzera. Organo dallla tavolozza particolarmente ricca (una cinquantina di registri su tre tastiere e pedaliera), con le sue caratteristiche tecniche e foniche si presta in modo particolare per l'interpretazione di opere moderne e contemporanee.
Un ultimo cenno, infine, sull'aspetto tecnico dell'incisione. Realizzata nel mese di Febbraio del 2001, essa fruisce di tutte le più recenti applicazioni tecniche che la rendono praticamente esente da difetti. Ottima la presa di suono, molto ben definita e presente la variegata tavolozza timbrica dello strumento e sempre molto ben chiare le contrapposizioni dei vari piani sonori, rese anche più facili dalle generose caratteristiche timbriche dell'organo. Nessun rumore di fondo apprezzabile e splendida presenza ambientale e spaziale del suono, sempre ben vivo sia nella resa delle atmosfere rarefatte dei "pianissimo", sia nella possanza e robustezza dei Ripieni.
Un disco, a nostro avviso, prezioso ed indispensabile nella discoteca di tutti gli amanti e gli appassionati dell'organo e della sua musica.



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