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Jean-Pierre Leguay - Oeuvres et Improvisation pour Orgue




Jean-Pierre Leguay - Oeuvres et Improvisation pour Orgue
Organisti: Pascale Rouet e Jean-Pierre Leguay
Organo Chiesa di St. François di Losanna
CD - Edition Lade - DDD- EL CD033

Jean-Pierre Leguay, classe 1939, cieco, venuto su alla scuola dei grandissimi Marchal e Litaize, dalla tribuna della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, ove è contitolare, è attualmente uno dei maggiori esponenti della musica organistica francese contemporanea.
Organista, interprete ed improvvisatore sopraffino, è anche compositore di opere altamente impattanti sul panorama dell'organo europeo di oggi e la sua produzione spazia in diversi generi assai differenti tra di loro.
Limitatamente all'organo, per Leguay la forma musicale abbandona i suoi confini per abbracciarne altri del tutto nuovi, tra cui principali risultano la spazialità sonora dello strumento e la sua capacità di "riempire" acusticamente l'ambiente in cui si trova, così come basilare è una concezione del suono totalmente affrancata dalla quasi totalità del suo significato tonale per ritagliarsi uno spazio autonomo ed autoreferente in cui poca o nulla importanza riveste il concetto di sviluppo melodico (orizzontale) o armonico (verticale) dei suoni stessi. Di qui trae origine un utilizzo del tutto particolare dei clusters, delle figurazioni reiterate e delle ampie sezioni percussive, che non solo riguardano il materiale tematico e proprio della scrittura, ma, anche, vengono fatte, per così dire, scorrere sulle spazialità timbriche e foniche dell'organo, sovente associate ad amalgama di registri esclusivamente "armonici", cioè le mutazioni semplici utilizzate da sole senza la loro base fonica. Nel discorso organistico di Leguay, inoltre, si innestano figurazioni ritmiche complesse ed "elastiche", che elaborano ed ampliano i concetti ritmici già ideati dal Messiaen più maturo, che insufflano nelle sue opere un respiro di tipo "cosmico" che talora si potrebbe affiancare a quello che pervade le opere di Camilleri, di cui abbiamo già parlato in queste pagine.
La critica più "avvertita" intende nella musica di Leguay echi Weberniani e suggestioni da Varèse; altri lo situano a pieno titolo nel filone della scuola sperimentale organistica di Colonia degli Anni Sessanta e Settanta; altri ancora scorgono nel fluire del suo linguaggio musicale un evidente richiamo a Boulez. Tutto quanto vero ed al tempo stesso non sufficiente per definire la sua musica, che contiene in effetti tutti questi elementi, ma che li mutua e li plasma attraverso una personalissima e particolarissima visione dello strumento-organo le cui caratteristiche sonore e la cui spazio-temporalità timbrica rimane il perno ed il fulcro su cui poggia tutta la sua costruzione musicale ed il suo linguaggio artistico.
In questa interessante e notevole produzione sono presentati diversi esempi di questo linguaggio musicale e la Prima Sonata, creata nel 1973-1974, è la celebrazione di questo principio secondo cui è "l'organo" il materiale musicale basilare e fondamentale, a cui la scrittura, la realizzazione, la struttura e la concezione sono assolutamente e totalmente sottomessi. In questi venti minuti scarsi di musica, Jean-Pierre Leguay ci presenta una specie di "manifesto" della sua filosofia compositiva organistica.
Seguono i "Madrigales", che Leguay intende come poemi musicali concepiti per formazioni strumentali diverse. Questi cinque brani, alcuni dei quali creati per organo solo ed altri per formazioni strumentali di tipo particolare nelle quali, comunque, è sempre presente l'organo, rappresentano cinque momenti splendidi della poetica musicale di questo compositore, che ci schiude orizzonti veramente interessanti e di larghissimo respiro. In questa incisione, tutti i Madrigales sono "realizzati" da Pascale Rouet per organo solo.
Ma se la Sonata ed i Madrigales sono interpretati dalla bravissima Pascale Rouet, il brano finale di questa bella incisione discografica è un'improvvisazione dello stesso Leguay realizzata, come dice lo stesso autore nelle note a corredo, alle quattro del mattino del 15 Aprile 1999, dopo che era stata completata l'ultima seduta di registrazione.
Pascale Rouet, la bravissima interprete di questo disco, si rivela pienamente all'altezza della sua fama, che conta studi musicali, non solo organistici, di altissimo livello con Rolande Falcinelli, André Isoir, Bernard Foccroulle e lo stesso Leguay. Non per nulla, inoltre, nel 1986 Pascale Rouet ha vinto il Concorso Internazionale di Musica Organistica Contemporanea di Tolosa.
Un particolare accenno, inoltre, va dedicato allo strumento. Abbiamo detto di come l'organo sia il materiale musicale più importante nella produzione artistica di Jean-Pierre Leguay e, effettivamente, trovare uno strumento che riesca a soddisfare le esigenze che l'interpretazione di questa musica impone non è certamente facile. Il grande organo Kuhn della chiesa di St. François di Losanna, che comprende anche il materiale fonico di precedenti strumenti e che vede una tavolozza timbrica di eccezionale ricchezza disposta su cinque tastiere, pedaliera, trasmissione meccanica e leva Barker, è perfetto per questo scopo e bisogna dire che la scelta di questo strumento è stata forse la migliore possibile.
Due parole, infine, sulla qualità tecnica dell'incisione. Effettuata, come detto, nell'Aprile 1999, questa registrazione è molto ben realizzata e fruisce di tutte le moderne tecniche di presa di suono, produzione e post-produzione. Le timbriche dell'organo sono molto ben sottolineate e al tempo stesso formano un insieme molto omogeneo. Sicuramente, la particolare caratteristica di questa musica, che richiede e produce sonorità talora non propriamente organistiche nel senso comune della parola, ha reso più difficile il lavoro di registrazione. Il risultato è, comunque, perfetto sotto tutti i punti di vista.
Un bel disco, particolarmente consigliato agli estimatori della musica organistica contemporanea, ma che riteniamo anche molto interessante per tutti.



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