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Tre secoli di musica per organo in Friuli




Tre secoli di musica per organo in Friuli
Organista: Sandro Carnelos
CD - Ass.ne Culturale Altoliventina e altri - ACD-50236 - DDD

Questo interessante CD è la seconda produzione di un gruppo editoriale misto formato dall' Associazione Culturale Altoliventina, dall' Associazione Festeggiamenti Maron, dal Comune di Brugnera e dalla Parrocchia di Maron nell'ambito di una serie dedicata all'organaria altoliventina. Esso ci conduce in un territorio musicale abbastanza sconosciuto ma oggettivamente ricco di materiale (musiche e strumenti) che queste produzioni intendono recuperare e valorizzare.
In questo disco possiamo ascoltare brani di autori molto interessanti ma il cui ambito di conoscenza e di notorietà non era certo vastissimo anzi, in qualche caso, assolutamente circoscritto. Personalmente, se abbiamo qui ritrovato il miglior Candotti delle famose ed ispiratissime Pastorali ed il Radole dei tempi migliori, sinceramente dobbiamo ammettere che Giovanni Battista Cossetti, Pietro Alessandro Pavona e Bartolomeo Cordans ci sono risultati emeriti sconosciuti fino a quando non ne abbiamo letto vita ed opere ed ascoltato i brani, qui ottimamente interpretati dall'amico Sandro Carnelos, che ce li hanno fatti apprezzare nella giusta misura.
Il periodo che ci viene presentato in questo disco va dall'inizio del 1700 fino ad oggi e comprende un repertorio molto significativo. Dai Tre Versetti di Andrizzi alla Pastorale Op. 91 di Candotti, dai brani per organo di Pavona (Pezzo Fugato, Fuga, Allegro, Allegro molto in Sol maggiore, Adagio in Do minore, Allegro in Sol Maggiore, Allegro in Re Maggiore e Pastorale in Re Maggiore) ai Versetti per il Magnificat di Radole e dalle composizioni di Cordans (Fuga in La minore, Suonatina da farsi all'Elevazione, Pezzo Fugato, Toccatina e Suonatina Allegra) fino allo Scimus Christum Surrexisse di Bigattin, senza dimenticare la Fuga IV di Luigi De Grassi, la Suite di quattro pezzi di Vittorio Franz ed il Preludio in La Maggiore di G.B. Cossetti, è il panorama organistico e musicale friulano che ci scorre davanti agli occhi e ci fa apprezzare in modo particolare questa terra di musicisti solidi, rigorosi e di grande ispirazione, che finalmente tornano ad esprimere la loro arte grazie a questo disco.
Sandro Carnelos, di cui abbiamo ancora recentemente recensito un metodo per lo studio del pedale, è interprete virtuoso, sensibile ed attentissimo a cogliere l'intrinseca musicalità e lo spirito delle opere di questi autori, a lui vicini per radici ed origini. La sua interpretazione è filologicamente aderentissima alle caratteristiche formali, strutturali e musicali di questi brani, inquadrandoli perfettamente ognuno nella sua epoca e presentandoceli nella giusta luce, accompagnandoci per mano attraverso la scoperta di questi trecento anni di musica friulana che da una parte ci sorprendono piacevolmente per la loro freschezza e per la loro originalità mentre dall'altra ci convincono, una volta di più, di quanta musica italiana che giace ancora sconosciuta e dimenticata nelle biblioteche locali o negli archivi delle chiese e parrocchie sia assolutamente da rivalutare e riproporre, dimostrando inoltre che l'organo italiano, nonostante tutte le problematiche vissute nel tempo, non ha mai cessato di essere vivo e vitale anche grazie a questi musicisti "di retrovia", che operando in realtà musicali circoscritte e locali ne hanno custodito, recuperato e tramandato la storia e lo spirito.
Lo strumento utilizzato per le incisioni è un piccolo ma completo organo realizzato da Zanin nel 1996 per la Parrocchia di San Michele Arcangelo di Maron di Brugnera, in provincia di Pordenone, che conta due tastiere e pedaliera in meccanica sospesa su cui è disposta una tavolozza sonora di ispirazione neoclassica italiana con un Grande Organo tutto composto da registri della piramide del Ripieno su base 8 piedi mentre al secondo manuale trovano posto i flauti, una viola, la Voce Celeste, un Principale di 2 piedi e due file di Ripieno acuto, il tutto accordato sul temperamento Tartini-Vallotti. Da rimarcare la mancanza di registri ad ancia. Inutile dire che questo strumento, con queste caratteristiche, si rivela particolarmente adatto all'esecuzione del repertorio settecentesco mentre lo troviamo -opinione strettamente personale- un pò "scarno" e poco "sostanzioso" per i brani moderni e contemporanei.
Di ottimo livello le registrazioni, effettuate pochi mesi fa, che ci presentano le foniche di questo organo nella loro brillantezza, restituendocene fedelmente la presenza e la personalità, in cui ritroviamo intatte le radici dell'organaria italiana. Presa di suono corretta e mai invasiva, rumore di fondo trascurabile e gradevolissimo dosaggio della spazialità sonora dell'ambiente rendono questa incisione ottima anche sotto il punto di vista tecnico.
In definitiva, una produzione essenzialmente "di nicchia", ma che fa della bontà del repertorio, dell'interprete e dello strumento e della qualità tecnica i suoi punti di forza, che la rendono veramente interessante e gradevolissima per tutti coloro che amano l'organo e la sua musica.



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