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Chirignago, Venezia - Organo Mascioni Op. 300




Chirignago, Venezia - Organo Mascioni Op. 300
Organista: Domenico Severin
CD - Syrius - SYR 141420 - DDD

Oggi andiamo a recensire un altro bellissimo disco dedicato all'organo italiano moderno ed alla sua musica realizzato dalla casa editrice francese Syrius e facente parte della collana "La Musique d'Orgue Italienne", di cui è il dodicesimo volume.
Anche questa volta Domenico Severin, organista di cui abbiamo già positivamente recensito precedenti performances, rivela una predilezione spiccata per la musica organistica italiana del periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento del secolo scorso, periodo di grandissimo fermento e di radicale innovazione sia in termini organologici che organistici che si rivelò essere un vero e proprio cambio di passo radicale nel mondo dell'organo italiano e che venne, per questa sua dirompente carica innovativa, definito, anche abbastanza impropriamente, come "Riforma". In effetti il movimento riformista, che inizia nei primi Anni Novanta dell'Ottocento, se dapprima prende le mosse dalle novità tecnologiche dell'organaria inglese, francese e germanica, producendo una rivoluzione epocale nella costruzione degli organi italiani, ben presto si coniuga con il famoso "Motu proprio de restauratione musicae sacrae - Inter pastoralis officii sollicitudines", emanato da Pio X nel giorno della ricorrenza di Santa Cecilia del Novembre 1903, il primo documento moderno emanato (originariamente in lingua italiana) da un Pontefice per la definizione delle caratteristiche della Musica Sacra, Religiosa e Liturgica, che definisce anche e molto precisamente le funzioni e le modalità dell'utilizzo dell'organo, riconferendogli la dignità e l'importanza liturgica che aveva perduto nel corso del secolo precedente. Dall'incontro di questi due eventi epocali nacque il movimento "Ceciliano", che propugnava, tra l'altro, un forte ritorno dell'organo e della sua musica al glorioso passato della polifonia classica al servizio del canto e della liturgia.
Mascioni fu tra gli organari che più seguirono questa corrente organaria, e lo strumento che possiamo ascoltare in questo disco può essere considerato una "summa" dell'applicazione delle regole ceciliane all'organo italiano, incluso l'aspetto estetico, con le sue canne di facciata sistemate libere e senza cassa, in una disposizione che non a caso gli addetti ai lavori chiamano, appunto, ceciliana.
Il repertorio qui proposto da Domenico Severin è semplicemente delizioso, con brani di Capocci (Scherzo e Fuga in Sol minore), Marco Enrico Bossi (Six Pièces pour Grand Orgue Op. 70), Oreste Ravanello (Sette Corali per Organo Op. 29), Costante Adolfo Bossi (Quattro brani tratti dai Six Morceaux pour Orgue Op. 37), la Toccata in Mi maggiore di Renzi ed il bellissimo Offertorio sul Veni Creator di Perosi, chiudendo il disco con lo Scherzo in Sol minore, ancora di Marco Enrico Bossi.
Inutile dire che anche qui, come nel disco precedentemente recensito e relativo all'organo della chiesa di S. Agostino di Roma, repertorio ed organo vanno a nozze, ed il risultato, almeno a nostro parere, è semplicemente stupendo ed abbiamo veramente tratto piacere dall'ascolto delle sonorità piene, robuste e rotonde di un tipo di organo che si pone totalmente in antitesi con le teorie della contemporanea filologia organaria ma che ci propone un fascino del tutto particolare.
L'interpretazione di Domenico Severin è caratterizzata da una splendida tecnica esecutiva, brillante e mai sopra le righe, coniugata con una profonda conoscenza del repertorio, da cui traspare evidente una filologia interpretativa che coglie alla perfezione lo spirito di queste musiche e ce le restituisce pervase dell'atmosfera di grande rinnovamento organistico caratteristica di quel periodo. Personalmente abbiamo gradito parecchio la splendida ed imponente Fuga in Sol maggiore di Capocci, la Toccata di Renzi, i suggestivi e quasi immaginifici quattro brani di Adolfo Bossi ed i meravigliosi sette Corali di Ravanello, in cui la linfa ispiratrice della Riforma Ceciliana che vi scorre copiosa si vede, si sente, si tocca e si respira in tutta la sua completezza.
Il Mascioni 1911 Op. 300 di Chirignago su cui sono state incise queste musiche è un perfetto esempio di organo ceciliano in cui si fondono le idee di modernità tecnico-fonica ed i dettami della rivalorizzazione della funzione espressamente liturgica dell'organo. Due tastiere e pedaliera, presenta una disposizione fonica di impostazione strettamente classica al Grande Organo mentre al Recitativo sono affidati i registri più coloristici. Intonazione, accordatura, dolcezza e pastosità dei Ripieni forniscono quel suono assolutamente caratteristico che da ormai troppo tempo non ascoltiamo più nelle nostre chiese. La trasmissione pneumatica, la consolle con le placchette di ceramica colorata e smaltata, i pistoncini delle combinazioni fisse e la Combinazione Libera completano splendidamente, ed anche coreograficamente, questo strumento, assolutamente perfetto per questa incisione.
Tecnicamente ineccepibile sia come presa di suono che come fedeltà di resa delle stupende timbriche di questo strumento, compatto e relativamente facile da "riprendere" fonicamente, questo disco, corredato da un ben curato libretto in lingua italiana, francese ed inglese che contiene un'interessantissima presentazione di Arturo Sacchetti, va ad accrescere la ormai nutrita schiera di incisioni dedicate ad organi italiani del periodo riformato, piazzandosi in una posizione di assoluta preminenza, e con molto piacere lo consigliamo ai nostri amici lettori.



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