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Augustin Barié - Intégrale de l'oeuvre d'Orgue




Augustin Barié - Intégrale de l'oeuvre d'Orgue
Organista: Véronique le Guen
CD - Calliope CAL 4935 - DDD

Augustin Barié è una figura poco conosciuta della musica organistica a cavallo tra il XIX ed il XX Secolo. Questo disco, che ci offre una registrazione effettuata nell'ormai lontano 1997, dapprima edita da Arpège e poi ripresa nel 2006 da Calliope, ci propone la sua opera integrale per organo, che è abbastanza ridotta a causa della breve esistenza di questo musicista (egli infatti, cieco dalla nascita, si spense nel 1915 all'età di soli 32 anni) ma testimonia quanto la sua caratura artistica e musicale fosse notevolissima e di come egli fosse destinato, se non fosse prematuramente scomparso, ad occupare un posto di primo piano nella musica francese ed europea del primo Novecento; basti pensare che nel 1906 conseguì il Primo premio in Organo al Conservatorio di Parigi e subito dopo nominato organista a Saint-Germain-des-Prés e professore di organo all' Institut des jeunes aveugles dove egli stesso aveva studiato.
Troviamo in questo disco i suoi Trois Pièces Op. 7, l' Élégie, ultima sua opera pubblicata nel 1914, e la sua prima -e purtroppo unica- Symphonie Op. 5, composta negli anni tra il 1904 ed il 1908.
Ascoltando queste opere non si può fare a meno di rimanere ammirati dalla sua eccezionale padronanza delle tecniche compositive e da una del tutto particolare ispirazione musicale che, seppur velata da una malinconia sempre presente in background, ci conferma le testimonianze secondo cui egli fu soprattutto un grande improvvisatore. D'altro canto, la sua perizia nello sviluppare il materiale tematico e la sua grande capacità nel gestire strutture armonicamente e melodicamente assai complesse in un continuo lavoro di ricerca di nuove possibilità espressive ne fanno un degno allievo dei maestri con cui egli studiò, che rispondono ai nomi di Guilmant, Marty e Louis Vierne.
In questo disco le sue opere sono accompagnate dall'incisione della Deuxième Suite Op. 27 di Boëllmann, in un accostamento abbastanza interessante, poichè questi due musicisti, oltre ad avere in comune la breve durata della vita, hanno rappresentato entrambi in modo emblematico un periodo di grande fermento musicale non solo organistico che avrebbe di lì a poco completamente rivoluzionato la musica europea e mondiale.
Véronique Le Guen è una delle più apprezzate interpreti all'organo francesi. Ha studiato dapprima a Rennes, sua città di origine, per poi approfondire l'organo con Susan Landale ed il clavicembalo con Huguette Dreyfus e, infine, completare gli studi superiori con Michel Chapuis al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, dove ha conseguito il Primo Premio in organo ed in Basso Continuo oltre che i Diplomi in Composizione Organistica e Canto Gregoriano. Concertista apprezzatissima sia in Francia che all'estero, è titolare alle consolles degli organi della Basilica di Sainte-Anne di Auray e della chiesa di Saint-Germain di Rennes.
Ed in questa incisione ci dimostra pienamente le sue notevolissime capacità interpretative, proponendoci una lettura di queste pagine organistiche molto attenta ai dettagli ed alle sfumature e capace di renderne nel migliore dei modi la musicalità e lo spirito più profondo.
Ma anche lo strumento scelto per questa incisione si dimostra assolutamente perfetto, in primo luogo per la sua importanza fonico-musicale ed in seconda battuta per essere stato realizzato nel 1880 e, pertanto, coevo degli autori rappresentati nel disco. Il Cavaillé-Coll della chiesa di Saint-François de Sales di Lione, con le sue tre tastiere, pedaliera e 45 registri nominali (57 reali) azionati da una macchina Barker è uno dei pochi che non hanno subito alcuna modifica nè strutturale nè fonica nel corso del tempo e lo possiamo qui ascoltare in tutte le sue svariate e molteplici sfumature timbriche.
Tecnicamente l'incisione è molto buona ma, a nostro parere, non del tutto adeguata agli standard di assoluta eccellenza a cui la Calliope ci ha abituati in fatto di musica organistica. Il rumore di fondo, pur rientrando in livelli fisiologicamente accettabili, soprattutto nei pianissimo diviene troppo evidente; le frequenze basse sono forse troppo rimbombanti e nel range delle medie frequenze la caratterizzazione delle sonorità dei vari registri non è spiccata come nelle medio-acute. Ma queste sono opinioni personali e, si sa, è sufficiente ascoltare lo stesso disco con un paio di casse acustiche differenti e tutto cambia.
In conclusione, si tratta di un bel disco, molto interessante sia perchè tratta la musica di un autore di indubbio spessore musicale ma poco conosciuto, sia perchè ci consente di ascoltare un prestigioso strumento ed una veramente brava interprete.



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