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L' Organo della Cattedrale di S.Stefano di Biella




Pagine Organistiche - Organo della Cattedrale di S.Stefano di Biella
Organista: Mario Duella
CD - Ed.Mus. III Millennio - CDC 0241 - DDD

Discettando tempo fa con un amico organista mentre si provava un organo italiano ottocentesco con la caratteristica pedaliera ridotta, egli mi faceva notare come la ricchezza e varietà timbrica di tale strumento lo avrebbe reso perfetto per l'esecuzione di un vastissimo repertorio se solamente quello strumento fosse stato dotato di una pedaliera più estesa.
Il disco che recensiamo qui testimonia la verità di quelle parole, poichè il Bianchi della Cattedrale di Biella qui utilizzato mette a disposizione dell'organista una bella pedaliera retta di 27 note. Ed ecco che in questo modo prendono vita dalle canne di questo strumento brani che ne sottolineano la splendida tavolozza timbrica al di fuori dei classici e del repertorio più propriamente "operistico" da cui trae le sue origini.
Il Preludio e Fuga in Sol maggiore BWV 541 di Bach apre il disco, ed è un vero piacere ascoltare uno dei più conosciuti ed interessanti brani del Kantor di Lipsia acquistare una splendida luce tramite le foniche tardo-ottocentesche di questo organo; ed ascoltando questo brano, così come i tre corali che lo seguono, "O Mensch bewein dein Sünder Gross", "Wachet auf ruft uns die Stimme" e "Herr Jesu Christ dich zu uns wend", ci è capitato di non sentire affatto così impellente e necessario il filologico ricorso ad un organo germanico. La seconda Sonata di Mendelssohn ci porta poi nel pieno di quel romanticismo che iniziava a farsi sedurre dalla riscoperta del contrappunto bachiano ed il brano seguente, il "Menuet Symphonique" di Theodore Salomé ci fa conoscere un autore francese molto prolifico non solo nel campo dell'organo (compose infatti quasi trecento opere per organo, pianoforte, coro, armonium ed altri strumenti) ma abbastanza poco conosciuto. Anche in questo caso, ascoltando le splendide ancie di questo strumento, non abbiamo per un solo momento avuto modo di rimpiangere la presenza di un organo francese. Due brani di Guilmant ("Deuxième Méditation" e la "Marche de la Symphonie-Cantate 'Ariane'"), in cui abbiamo apprezzato in modo particolare l'accuratezza della scelta delle registrazioni, non hanno fatto altro che convincerci ulteriormente del fatto che le foniche dell'organo italiano nulla hanno da invidiare a quelle degli organi francesi o tedeschi. La conclusione del disco è affidata a due grossi calibri della musica organistica italiana del Primo Novecento, Oreste Ravanello, di cui possiamo ascoltare il notissimo "Preludio in forma di Studio" e due brani tratti dall' Op. 38 di Costante Adolfo Bossi, fratello del molto più noto Marco Enrico ma anch'egli figura di spicco di quell'epoca (fu organista presso il Duomo di Milano immediatamente prima di Renato Fait e tenne a battesimo il cosidetto "Arciorgano" realizzato da Mascioni e Tamburini nel 1938 che ancora oggi, leggermente modificato nei corpi fonici, possiamo ammirare ed ascoltare nel tempio ambrosiano). Il suo "Salut", splendidamente sottolineato dalle Voci Celesti e dalle volute solistiche dell'Oboe, è una perla musicale che splendidamente ci rende partecipi di quanto la musica italiana organistica di quel periodo fosse, seppur oggi passata in secondo piano, assolutamente alla pari, se non in certi casi addirittura musicalmente superiore, a quella che veniva composta in Francia od in Germania. L'"Entrée Solemnelle" conclude il disco, con le sue atmosfere solenni e cecilianamente austere che non rinunciano però a quella ricerca armonica e coloristica che è propria della musica organistica italiana del Primo Novecento; e mentre l'eco del Tutti di questo organo scaricato solo sull'ultimo accordo si va spegnendo, ci rendiamo conto di aver ascoltato un'ora di splendida musica.
Mario Duella, diplomato in Organo, Composizione Organistica, Musica Corale e Direzione di Coro al "Verdi" di Milano e perfezionatosi poi con Montserrat-Torrent, Chapuis, Tagliavini ed Heiller, è uno dei nostri migliori organisti e le sue tournées lo hanno portato ad esibirsi in tutto il Mondo. Attivo anche come clavicembalista, ha collaborato con radio e televisione ed ha inciso molti dischi anche in concerto con orchestre e formazioni cameristiche. In questo disco egli dimostra tutta la sua solida preparazione tecnica e musicale, dimostrando di saper pienamente entrare nell'anima musicale dei brani e degli autori e di coglierla nel suo vero spirito e con una visione filologica di ampio respiro mai fine a se stessa.
Lo strumento, realizzato nel 1860 da Bianchi (che, ricordiamo qui, fu allievo dei Serassi ed ultimo rappresentante dell'organo italiano pre-Riforma) è davvero di grande pregio. Con una tavolozza timbrica vastissima, disposta su due tastiere con registri spezzati e pedaliera retta di 27 note, ci presenta forse uno dei migliori esempi dell'organo italiano tardo-ottocentesco. Restaurato nel 1976 da Piccinelli e poi, tre anni fa, da Wälti & Rigola, sotto la guida impeccabile di Mario Duella ci offre un'imperdibile testimonianza di quanto validi siano questi strumenti sotto il punto di vista fonico-timbrico, compendiando in se tutta la storia dell'organo italiano in una magnificenza di voci e di colori che in questo disco possiamo gustare nella loro varietà e completezza.
Le registrazioni sono state effettuate nel mese di Settembre 2006 e sono veramente ottime. Particolarmente curata risulta la caratterizzazione delle varie voci dello strumento; eco e riverbero dosati nella giusta spazialità e rumore di fondo assolutamente fisiologico, unitamente ad un accurato lavoro di post-produzione, fanno di questo disco un bel documento musicale da tenere in buona considerazione per arricchire la nostra discoteca.



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