Logo Arretrati

Marco Lo Muscio - Concert Variations on "Greensleeves"




Marco Lo Muscio - Concert Variations on "Greensleeves"
Edizioni Musicali Erreffe - 2010

Da tempo non ci capitava di recensire nuove composizioni organistiche; è quindi con molto piacere che presentiamo qui un'interessante composizione dell'amico Marco Lo Muscio, organista e compositore romano del quale abbiamo recensito alcuni dischi e che si è orientato ultimamente verso un genere esecutivo e compositivo assai particolare, che riprende e riassume in se, trasportandoli all'organo, alcuni tra i filoni più noti della musica "progressive".
Come abbiamo già esplicato in passato in occasione della recensione di un suo ultimo cd, questo genere musicale, originatosi dapprima nel campo del rock e della musica pop e poi evolutosi anche in diversi altri generi musicali tra cui anche la musica "colta", ha una particolarità assai interessante, che è quella di compenetrare ed amalgamare stili e generi musicali anche assai differenti tra di loro (classica, jazz, blues, musica sperimentale, elettronica, ecc.). Sotto questo aspetto, la "progressive music" riesce a dare origine a quel particolare filone musicale che risponde al nome di "musica concettuale", un genere che si offre con molta difficoltà ad una classificazione e che comprende in se continui riferimenti anche alla letteratura ed alla poesia, con un particolare occhio di riguardo al genere "fantasy".
Le composizioni più recenti di Marco Lo Muscio rispecchiano in pieno questo stile compositivo particolare, ed è veramente interessante e molto apprezzabile il vedere come uno strumento come l'organo possa, con le sue caratteristiche timbriche e le sue capacità altamente espressive, divenga uno strumento attuale, vivo e ben presente in quella che, a prescindere da tutte le classificazioni accademiche, è, sic et simpliciter, "musica".
La composizione che tratteremo oggi è leggermente antecedente alla svolta decisamente "progressive" dell'autore. Composto nel 2010 e dedicato all'organista britannico Christopher Herrick, questo brano è basato sulla conosciutissima melodia popolare inglese "Greensleeves". Questa melodia, di autore anonimo (qualcuno, tra cui anche l'autore, la attribuisce ad Enrico VIII, ma la tesi non è confortata da alcun riscontro documentale nè archivistico), risale al XVI secolo ed il testo che la accompagna è una poesia d'amore dedicata da un uomo alla donna (Lady Greensleeves) che lo ha lasciato dopo che entrambi erano stati felici insieme. Se il testo non è molto noto, notissima è invece la melodia, che è stata utilizzata da centinaia di cantanti, musicisti, artisti e compositori in tutti i campi della musica, dalla leggera al jazz, dalla sinfonica al rock ed è citata anche da diversi autori letterari (tra i quali anche William Shakespeare), oltre che essere stata abbondantemente "saccheggiata" ad uso di jingles pubblicitari.
Marco Lo Muscio tratta questa melodia come tema per una serie di variazioni organistiche, concepite per utilizzo specificatamente concertistico e, quindi, di grande effetto e suggestione.
Due pagine di carattere solenne e grandioso con spunti toccatistici fanno da introduzione al tema, cantato dal Cornetto sul Grande Organo ed accompagnato al Recitativo dai Flauti ed al pedale dai fondi di 16 e 8. La prima variazione si svolge sui registri di fondo di 8 e 4 ed è trattata come una danza ternaria in tempo moderato. La seconda variazione, in quaternario, è un allegro con caratteristiche marziali ("Royal March") sgranato da accordi "in fanfara" sul fortissimo del Grande Organo con il pedale che sottolinea il tutto con figurazioni cromatiche assai interessanti. Nella terza variazione ("Celtic Melody") troviamo un gradevolissimo adagio in cui il materiale tematico viene sviluppato sui registri dei flauti sugli stilemi tipici della musica celtica; un brevissimo interludio sui ripieni del Grande Organo introduce la quarta variazione, dedicata al solo pedale e che presenta i tratti tipici del virtuosismo organistico. Sui registri del fortissimo l'autore ci presenta un episodio in cui la tecnica del pedale assume il carattere di assoluto protagonista, con figurazioni di alto virtuosismo che si susseguono utilizzando anche le tecniche del doppio e triplo pedale; una breve apparizione del tema, armonizzato in doppio pedale, precede la grandiosa conclusione di questa variazione, nella quale l'autore utilizza anche un effettistico "glissando" discendente preparatorio alla cadenza finale in triplo pedale. La quinta variazione ("Ecstatic Adagio") presenta il tema modificato mediante sapienti accorgimenti melodici che si dipana al Grande Organo sul registro della Sesquialtera mentre un tappeto armonico assai suggestivo ed a tratti sofisticato lo sostiene sui registri violeggianti del recitativo. A seguire, collegata da un pedale di sostegno, una bella "Pastorale", di genere tipicamente "italiano", in cui il tema viene trattato con grande delicatezza alternandolo tra le sonorità dell'oboe e del cornetto mentre un elegante accompagnamento lo sostiene sui flauti di otto piedi al positivo. La settima variazione consiste in un brillantissima "Toccata", molto energica e vigorosa, che riprende alcune figurazioni già presenti nella variazione per solo pedale e qui svolte alla mano destra mentre la mano sinistra ed il pedale forniscono un supporto ritmico di carattere prettamente orchestrale. La toccata inizia sulel sonorità dei ripieni su base otto piedi, a cui si aggiungono in prima ripresa dapprima i registri di sedici piedi e poi, in chiusura, le ancie, che sottolineano l'ingresso, annunciato dal tema in pedale doppio, di un "Maestoso" di nove battute che ripresenta in rapida successione gli accenni della fanfara e della toccata precedenti ed apre alla conclusione del brano ("Fanfare and Finale"), veramente grandiosa e di grande effetto e spettacolarità musicale con le due battute di cadenza finale proposte con il "Tutti".
A nostro parere si tratta di un ottimo brano da concerto, che presenta caratteristiche musicali di ottimo interesse e che, pur non presentando grandissime difficoltà esecutive, rientra a pieno titolo nel campo delle composizioni virtuosistiche. Il fatto, poi, di trattare un tema molto noto ed universalmente conosciuto, ne accresce senza alcun dubbio l'apprezzamento da parte di un pubblico molto vasto anche di non strettamente addetti ai lavori.
Marco Lo Muscio si dimostra qui un compositore solido, completo, con un background musicologico di tutto rispetto che gli consente di affrontare un argomento assai "difficile" come il Tema e Variazioni con uno spirito da una parte saldamente legato alla tradizione organistica più "classica" ma con una particolare apertura a generi musicali molto più attuali e contemporanei, che egli riesce a compenetrare molto sapientemente in una scrittura libera, gradevole e di grande interesse.
Ricordiamo che l'autore ha dedicato questo brano al noto organista britannico Christopher Herrick. Non possiamo fare altro, quindi, che concludere questa trattazione ascoltandolo proprio nell'interpretazione dell'organista a cui è stato dedicato (registrazione effettuata il 6 Luglio 2011 sul Tamburini 4 tastiere del Santuario di La Verna):





Torna all'Indice Recensioni
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2012