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George William Trice




 George William Trice Abbiamo già più volte citato da queste pagine la figura di George William Trice, organaro inglese che ha occupato un posto molto importante nella storia dell'organo italiano in quel periodo abbastanza critico che, negli ultimi decenni dell'Ottocento, vide cadere l'organo italiano classico sotto i fendenti della cosidetta "Riforma". Il suo merito (o la sua colpa, a seconda dei punti di vista) maggiore fu la realizzazione, nel 1890, del grandioso organo per la chiesa dell' Immacolata di Genova, uno strumento che è unanimemente considerato l'inizio della Riforma dell' Organo Italiano. A questo strumento abbiamo dedicato in passato un'apposita trattazione a cui rimandiamo il lettore curioso ed interessato.
George William Trice, gallese, era nato a Cardiff nel 1848 ed aveva appreso fin da giovane i primi rudimenti musicali dal padre organista. Appassionatosi ben presto all'arte organaria, a diciassette anni entra come apprendista nella bottega dell'organaro Sweetland di Bath, dove impara l'arte con grande perizia ed assiduità. Terminato il periodo di formazione, Trice, che pure ormai sarebbe perfettamente in grado di mettere su una fabbrica tutta sua, contrariamente a tutte le previsioni, si dedica al commercio, attività che lo attirerà sempre nella sua vita e che gli farà assumere spesso una duplice veste professionale. In questo periodo Trice si interessa ad alcuni nuovi organi che Cavaillé-Coll installa in Inghilterra e rimane sorpreso dal grado di accuratezza e precisione della loro parte meccanica. Attratto da queste novità, si reca addirittura a Parigi dove visita l'atelier dello stesso Cavaillé-Coll, riportandone ottime impressioni e molte idee nuove da sviluppare.
Verso il 1880, George William Trice, afflitto da seri problemi di salute, viene convinto dai medici a trasferirsi in Italia ed è così che dal 1881 lo troviamo a Genova, dove, da buon commerciante, intraprende una fiorente attività di commercio in carbone e dove spesso lo si ritrova a suonare l'armonium nella chiesa anglicana. Nello stesso anno, probabilmente dietro suo interessamento, in quella chiesa viene installato un nuovo strumento dall'organaro inglese Sweetland, che era stato il suo maestro. In quell'occasione avviene l'incontro di Trice con Pier Costantino Remondini, di professione avvocato e di vocazione organologo, una figura che è da annoverarsi tra i padri di quella che diventerà la Riforma dell'Organo Italiano. Non si sa come, ma probabilmente proprio dietro consiglio di Sweetland e di Remondini, Trice mette su una piccola fabbrichetta di organi in Genova. I frutti di questa attività sono immediati: l'anno seguente Trice inventa il somiere a canali per registro, un rivoluzionario dispositivo, che verrà denominato "Somiere Trice", che apre la strada all'adozione di tutta quella serie di rivoluzioni tecniche nella meccanica trasmissiva degli organi che porteranno all'adozione della trasmissione pneumatica prima ed elettropneumatica ed elettrica poi.
Raggiunta la notorietà internazionale grazie a questa rivoluzionaria invenzione, Trice vede la sua attività organaria moltiplicarsi ed in pochi anni dalla sua fabbrica usciranno una decina di strumenti, tutti di pregevolissima fattura e tutti rivoluzionari per concezione e per realizzazione tecnica. Tra questi dobbiamo citare lo stupendo organo realizzato per la Cappella degli Ospedali Galliera nel 1888, strumento non più esistente ma che ebbe l'onore di essere il primo organo italiano con trasmissione elettrica.
E così arriviamo al 1890, anno focale per l'attività di Trice, il quale realizza il magnifico tre tastiere della Basilica dell'Immacolata, strumento che viene inaugurato da Guilmant, Capocci e Polleri e che diventerà il "manifesto" di quella che da quel giorno diventerà a tutti gli effetti la "Riforma" organistica italiana.
Negli anni immediatamente successivi l'attività di George William Trice diventa frenetica. Entrato in rapporto con altri noti organari italiani, dapprima entra in società con Pietro Anelli e poi trasferisce la fabbrica dal centro di Genova a Quarto dei Mille, quartiere più esterno, famoso per essere stato il punto di partenza della spedizione di Giuseppe Garibaldi. Per alcuni anni l'attività va a gonfie vele ma ad un certo punto le cose cominciano ad andare male. I motivi per cui l'attività di Trice si riduce non sono chiari. Secondo alcuni Trice rimase sempre molto attaccato ad un livello qualitativo per il quale i costi dei suoi strumenti erano molto più alti di quelli che venivano praticati dagli altri organari riformisti che in quegli anni avevano cominciato a lavorare in Italia, primo fra tutti quel Carlo Vegezzi Bossi che nel giro di una decina d'anni diventerà protagonista assoluto della scena organaria italiana ed internazionale. Secondo altre interpretazioni, l'attività di Trice si ridusse poichè nonostante la bontà delle realizzazioni, i committenti preferivano rivolgersi ai nuovi organari italiani che, a torto o a ragione, sembravano più affidabili nel mantenere vive anche negli strumenti tecnicamente più avanzati, alcune caratteristiche fonico-timbriche dell'organo italiano classico. Comunque sia stato il motivo, nel giro di pochi anni George William Trice vede declinare la sua fama mentre cresce enormemente quella dei nuovi organari italiani che, utilizzando quella che era stata la sua grande invenzione -il somiere a canali per registro-, cominciano a sfornare strumenti sempre più grandi e sempre più sofisticati. Ben presto Trice, vicino al fallimento, è costretto a vendere tutta l'attività. Questo avverrà nel 1897 quando sarà proprio Carlo Vegezzi Bossi, che nel 1890 aveva assistito estasiato ed ammirato all'inaugurazione dell'organo dell'Immacolata, a rilevare non solo l'attività, ma anche il magazzino e tutto il personale della fabbrica di Trice.
Da questo momento la figura di George William Trice scompare dal panorama organario italiano ed internazionale. Si sa che rimase a Genova ancora per qualche anno, forse riprendendo l'attività commerciale del passato, e poi, nel 1912, rientrò definitivamente nella sua Inghilterra, a Londra, dove morirà nel 1920.
George William Trice è stato senz'altro una delle figure più significative della storia dell'organo. Organaro eclettico e geniale, con l'invenzione del somiere a canali per registro diede, consapevolmente o meno, il via a quella che sarà, non solo in Italia ma in tutto il Mondo, la più grande e repentina rivoluzione dell'arte organaria e che porterà, nei decenni seguenti, alla realizzazione dei più splendidi e spettacolari strumenti. La sua genialità si sposava con una sensibilità fonica spiccatamente anglosassone, sensibilità che lo portò più di una volta a criticare le timbriche degli organi francesi di quello stesso Cavaillé-Colle -che peraltro ammirava per la perfezione tecnica-, accusandole di non essere abbastanza "raffinate". Gli strumenti da lui realizzati e che ancora esistono testimoniano la sua costante ed instancabile ricerca della migliore qualità possibile sia dei materiali che della realizzazione e le canne che uscivano dalle sue lastre di fusione sono splendidi esempi di perfetta costruzione e di splendida intonazione. Dal suo atelier uscirono per lo più strumenti di modeste dimensioni, quasi tutti con non più di due tastiere e pochi registri. Solamente due organi superarono queste dimensioni. Il primo è quello della già citata Basilica dell' Immacolata; il secondo fu quello, poi andato distrutto, che Trice realizzò nel 1892, nel periodo della sua più grande notorietà, per l'Esposizione Italo-Americana, sempre di Genova. Questo strumento, anch'esso a trasmissione elettrica, contava quattro tastiere, pedaliera e una quarantina di registri.
Di George William Trice, oltre al capolavoro dell'Immacolata, peraltro rimaneggiato ampiamente da Balbiani alla fine degli Anni Venti del secolo scorso, non rimangono più di una decina di piccoli strumenti, quasi tutti situati in chiese della Liguria. Una piccola testimonianza di un grande organaro.

Si ringrazia Enrico Fico per la preziosa collaborazione.



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