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L'Organo Italiano nell'Ottocento - Seconda Parte




 Organo Serassi Nella scorsa trattazione abbiamo visto per sommi capi la prima parte dell'evoluzione dell'organo italiano nell'Ottocento, arrivando fino all'inizio dell'epopea dei Serassi, la famiglia di organari che impresse all'organaria italiana una svolta radicale che aprì e consolidò l'epoca dell'organo "operistico". Oggi proseguiamo nella nostra scoperta di questo importante periodo storico cercando di approfondire un poco questa famiglia di organari, accompagnandola fino al suo tramonto ed al conseguente inizio dell'organo moderno italiano.
Oltre alla loro abilità costruttiva, i Serassi rivestono una doppia importanza nella storia dell'organo italiano; in effetti essi furono al tempo stesso innovatori radicali e preservatori della tradizione. Se i loro organi diventarono delle "macchine" perfette per l'interpretazione della musica sinfonico-operistica di quel tempo, arricchendosi di registri nuovi e spettacolari come le grandi ancie orizzontali, gli splendidi Flauti, i delicatissimi registri violeggianti e le agguerritissime percussioni, essi si basarono sempre e comunque sulla classicissima ed italianissima piramide dei registri del Ripieno, rafforzata ed irrobustita e, se possibile, resa ancora più incisiva e maestosa. Sotto il punto di vista tecnico gli organi dei Serassi furono semplicemente perfetti sia nella meccanica che nella trasmissione. Per ciò che riguarda le timbriche, invece, questi strumenti sono assolutamente spettacolari sia per la qualità del suono che dell'equilibrio fonico e dell'amalgama, che sono e rimangono assolutamente unici.
Giuseppe Serassi fu il capostipite della dinastia. Nativo di Como, egli fondò nella prima metà del 1700 una fabbrica di organi a Bergamo e subito si distinse non solo per la perizia delle realizzazioni ma anche come interessante sperimentatore di timbriche nuove. A lui si devono importanti perfezionamenti nei registri flautati ed in alcune ancie. Nel 1760, alla sua morte gli succedette Luigi che proseguì nell'attività costruttiva e sperimentale. A lui è attribuita l'invenzione della cosidetta "Combinazione alla Lombarda", cioè di quel dispositivo che consente, mediante l'azionamento di un pedaletto, di inserire registri in precedenza predisposti. Ma la sua più nota "invenzione", che per l'organo italiano fu una vera e spettacolare novità, fu l'adozione delle cosidette "Trombe a Squillo", caratterizzate da una sonorità particolarmente marcata e squillante. Di ispirazione marcatamente transalpina (e qui pare abbiano influito quegli organari fuggiti dalla Francia durante il periodo del "Terrore", poi riparati in Italia ed assunti come collaboratori proprio da Serassi), questi nuovi registri aprirono nuovi ed inusitati orizzonti sia all'arte organaria che alla musica organistica italiana e sarà proprio grazie alle nuove sonorità introdotte nel corso degli anni dai Serassi che l'organo italiano potrà assumere quella fisionomia particolare di organo "sinfonico-operistico" che lo caratterizzerà fino agli albori del Novecento.
Giuseppe Serassi, figlio di Luigi, dapprima lavorò insieme al padre e poi, alla sua morte, ne rilevò l'attività diventando forse l'esponente più famoso di questa famiglia di organari. Anch'egli, attivo fino al 1817, non tradì la tradizione di innovazione dei suoi predecessori. Sotto questo punto di vista egli fu, forse, il più geniale di tutti. A lui si deve la costruzione dei più spettacolari strumenti dell'epoca e tra questi, a testimonianza della perfezione delle trasmissioni meccaniche da lui elaborate, spicca il grande organo di S.Alessandro in Colonna di Bergamo, nel quale un corpo d'organo è collegato alla consolle tramite una catenacciatura lunga più di trenta metri e, nonostante questo, la risposta è perfetta grazie ad un sofisticato sistema di contrappesi che annullano gli effetti deleteri dell'enorme distanza. Giuseppe è anche noto per essere l'inventore della cosidetta "Terzamano", cioè di quel dispositivo che, mediante l'azionamento di un pedaletto, fa suonare anche le note all'ottava superiore della tastiera. Sempre a lui si deve l'adozione della tastiera di sei ottave in cui la prima ottava altro non è che una specie di Ottava Bassa, preferibilmente da utilizzarsi in unione alla pedaliera. Questo dispositivo, detto anche "Quarta Mano", è presente in diversi strumenti di grandi dimensioni.
A Giuseppe succedettero i suoi cinque figli: Andrea, Carlo, Alessandro, Federico e Giacomo. Si apre così l'epoca degli organi firmati "Fratelli Serassi", strumenti realizzati da tutti e cinque i fratelli insieme, che portarono avanti l'attività, allora ancora fiorentissima, mantenendola sempre su elevati livelli qualitativi e proseguendo nel mantenere sempre viva e florida la fama della fabbrica. E' comunque in questo periodo che iniziano a presentarsi i primi sintomi di stanchezza e di decadenza dell'organo italiano in generale e di quello operistico in particolare.
La crisi dei Serassi si concretizza negli anni seguenti, quando alla guida della ditta andranno i figli di Alessandro: Giuseppe, Carlo e Vittorio. Le nuove tendenze in fatto di estetica organaria provenienti dall'estero, rafforzate dalla crescente riscoperta in tutta Europa della musica antica e, in particolare, di quella bachiana, iniziano a minare le fondamenta dell'organo operistico italiano senza che peraltro si presenti all'orizzonte della musica organistica italiana una personalità di importanza tale da dirigere e guidare questo cambiamento. In questo panorama abbastanza confuso e privo di punti certi di riferimento, anche i Serassi non hanno la possibilità di prendere una strada definita e neppure di tentare un'opera di rinnovamento radicale. D'altra parte, non sono più i tempi del primo Giuseppe Serassi. Ora le innovazioni tecniche arrivano dagli altri Paesi Europei ed anche in Italia ci si sta rendendo conto che i tempi cambiano molto più rapidamente che in passato.
Ed è così che, dopo gli ultimi fratelli, tocca a Ferdinando, figlio di Carlo, prendere in mano le sorti di una ditta organaria che ormai non riesce più a stare al passo con i tempi. Anch'egli, come i suoi predecessori, rimanendo tenacemente attaccato alla filosofia costruttiva dei suoi antenati, non può fare altro che assistere alla decadenza della sua fabbrica fino a che, nel 1870, la cederà a Giacomo Locatelli, il quale, fregiandosi del titolo di "Successore Fratelli Serassi", realizzerà un buon numero di organi, anche di grandi dimensioni, tutti rigidamente ispirati alla filosofia serassiana. Tra questi strumenti, segnalatoci gentilmente dall'amico Luis Gustavo Socatelli, anche il Grande Organo installato presso il Teatro Nazionale di Costarica. Complessivamente, gli strumenti realizzati in America latina da Locatelli furono trentadue.
Ferdinando Serassi, comunque, proseguì, seppure in modo saltuario, una piccola attività organaria in collaborazione con altri artigiani fino alla sua morte, avvenuta nel 1894.
Con la scomparsa dall'orizzonte organario italiano dei Serassi molti artigiani che fino ad allora erano rimasti abbastanza in secondo piano si presentarono, a vario titolo, sulla scena, chi come continuatore della scuola serassiana, chi come innovatore. Tutti quanti, comunque, provenivano dalla stessa scuola e nonostante tutti gli sforzi e la buona volontà la loro attività durò poco. Tra costoro, a parte Locatelli di cui abbiamo già parlato, meritano una particolare citazione i Lingiardi, che furono forse gli unici che, pur mantenendo le impostazioni di base serassiane, tentarono con decisione una strada di novità e di sperimentazione. Tra le novità importanti da loro realizzate dobbiamo citare la prima realizzazione italiana del somiere a più scomparti alimentato da diverse pressioni d'aria ed azionato da tastiere diverse. Ai Lingiardi si deve, inoltre, uno dei primi tentativi di innesto sulle foniche italiane di registri e sonorità estere. In particolare fu Luigi Lingiardi che, attratto dalle sonorità degli organi sinfonici francesi, provò ad inserirne alcune nei suoi strumenti, senza peraltro sortirne risultati apprezzabili poichè non veniva tenuto conto dell'assoluta diversità ed incompatibilità tra le impostazioni di base delle due scuole organarie. Gli strumenti dei LIngiardi, comunque, furono tra i migliori realizzati in Italia in questo periodo abbastanza controverso e confuso. Assieme ai Lingiardi, degno di grande nota è Camillo Guglielmo Bianchi.
A lui abbiamo già dedicato una pagina, alla quale rimandiamo il lettore curioso. Bianchi fu uno dei migliori rappresentanti della scuola organaria serassiana. Operaio dei Serassi, in occasione della costruzione del grandioso organo della Collegiata di Novi Ligure inontrò l'anima gemella e, convolato a giuste nozze, si licenziò dai Serassi e, stabilitosi in Novi Ligure, aprì una sua fabbrica. Da questa uscirono strumenti pregevoli ed importanti, molti dei quali ancora oggi testimoniano la bravura di questo organaro che è passato alla storia dell'organo italiano per essere stato protagonista del passaggio del testimone tra l'epoca dell'organo italiano ottocentesco e l'organo italiano moderno. Infatti egli morì nel 1890, mentre stava ultimando nella Cattedrale di Genova un suo poderoso strumento. Nello stesso anno, nella stessa città, nella chiesa dell'Immacolata l'inglese Georg William Trice (anche a lui abbiamo dedicato una pagina) installava un grande organo che apriva la strada all'organo "riformato".
Termina così quasi un secolo di storia dell'organo italiano, storia complessa, confusa ed a tratti anche contradditoria ma caratterizzata dalla profonda impronta lasciata dai Serassi, che nel bene e nel male possono essere considerati i più grandi organari italiani di quel periodo.

2 - Fine



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