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Organi elettronici (Prima parte)




Come a tutti gli organisti, anche a chi scrive è capitato, durante le scorribande attraverso chiese e conventi effettuate alla ricerca di strumenti dimenticati o sconosciuti, di trovare organi elettronici utilizzati in sostituzione di organi a canne. Abbiamo trovato organi elettronici di tanti tipi, dalla piccola tastiera con tre ottave al moderno campionato a due tastiere e pedaliera completa. Tutti questi strumenti, secondo la terminologia musicologica, appartengono alla categoria degli elettrofoni (il suono viene prodotto mediante corrente elettrica) ma vengono nominati genericamente come organi elettronici, anche se questo termine -che dovrebbe definire un ben preciso tipo di strumenti- viene utilizzato in modo generico per individuarne tre ben distinti tipi che, per la precisione, dovrebbero essere classificati, a seconda del modo con il quale si producono i suoni, come "organi elettrici o elettromeccanici", "organi elettronici" ed "organi digitali con suoni campionati".
Oggi tratteremo la prima categoria, cioè gli organi elettrici o elettromeccanici, a cui appartiene il notissimo Organo Hammond.
Ma prima di trattare l'organo Hammond, dobbiamo fare un passo indietro fino all'inizio dello scorso secolo, quando l'applicazione su larga scala, sia civile che industriale, della corrente elettrica, consentì anche a molti studiosi, soprattutto statunitensi, di cominciare a sperimentare la possibilità di creare suoni attraverso la stessa corrente.
 Thelarmonium 1897 Il primo tentativo che ebbe un certo successo fu quello di Taddheus Cahill, che nel 1897 creò uno strumento, a cui diede il nome di Thelarmonium, che per la produzione del suono utilizzava 145 dinamo che producevano correnti elettriche le cui frequenze erano comprese nella gamma di quelle udibili e che venivano "pilotate" da una tastiera (nei modelli successivi le tastiere divennero due). Poichè a quell'epoca non esistevano ancora i circuiti elettronici di amplificazione, il suono di queste frequenze -debolissimo- veniva amplificato inserendo gli "altoparlanti" (che allora altro non erano che sottili membrane di bachelite) all'interno di "casse armoniche" di legno (secondo lo stesso principio che caratterizza il violino o la chitarra).
Questo primo esemplare era assai "ingombrante" e pesava oltre duecento tonnellate.
 Thelarmonium 1904 In seguito Cahill perfezionò la sua invenzione, rendendola più "compatta" e destinandola ad un utilizzo assai singolare. Infatti, grazie ad un accordo con le compagnie telefoniche dell'epoca, il suono del Thelarmonium veniva immesso nella rete telefonica e distribuito ai locali pubblici dove veniva fatto ascoltare tramite appositi megafoni. Era, in effetti, un primo tentativo di "filodiffusione", che però fallì quasi subito sia per motivi finanziari che tecnici; in effetti la trasmissione di quei segnali creava grandi problemi alla rete telefonica.
Negli anni seguenti in tutto il Mondo ci furono innumerevoli altri esperimenti, alcuni dei quali fallirono mentre altri, grazie anche all'invenzione degli amplificatori elettronici valvolari, diedero buoni risultati. Non è qui l'ambito per trattarli tutti; ci limiteremo a citarne un paio. Il primo riguarda l'unico strumento musicale che si suona senza toccarlo, cioè il Theremin (inventato dal russo Lev Termen ed ampiamente usato, tra l'altro, da Ennio Morricone nelle colonne sonore dei suoi films) ed il secondo, l' Onde Martenot, inventato dal francese Maurice Martenot ed a cui Olivier Messiaen ha dedicato molte sue composizioni.
Ma lo strumento a cui dedicheremo principalmente la nostra attenzione in questa trattazione è l' Organo Hammond.
Inventato -e brevettato- nel 1934 dallo statunitense Laurens Hammond, questo strumento si rivelerà un'autentica rivoluzione nel campo degli strumenti musicali elettrici, dando inizio ad un'epoca che, nel campo della musica jazz dapprima e pop-rock in seguito, dura ancora oggi.
Bisogna dire che l'idea di partenza dell'organo Hammond era quella di trovare un'alternativa poco costosa agli organi a canne delle chiese e, in effetti, questo scopo fu pienamente realizzato; vedremo poi i motivi per cui non ebbe seguito.
 hammond 01 La produzione del suono nell'organo Hammond avviene attraverso un meccanismo elettromeccanico molto simile e derivante da quello del Thelarmonium. Infatti al posto delle dinamo vengono utilizzate delle ruote dentate (Laurens Hammond faceva, di mestiere, l'orologiaio...) ognuna delle quali possiede un numero diverso di denti. Queste ruote, collegate ad un motore, vengono fatte girare davanti ad una serie di elettromagneti (bobine) variandone, a seconda del numero di denti che hanno, il campo elettromagnetico e producendo in questo modo un'onda elettromagnetica che attraverso appositi circuiti viene trasformata in onda sonora (per esemplificare, se la ruota ha 440 denti la nota prodotta è il La3 corista).
 hammond drawbars Le frequenze generate dalle ruote dentate sono organizzate secondo una precisa serie di nove armonici ciascuna e vengono denominate, proprio come nell'organo tradizionale, in "piedi". La successione di questi armonici è la seguente: 16 - 5-1/3 - 8 - 4 - 2-2/3 - 2 - 1-3/5 - 1-1/3 e 1 ed ognuna di queste frequenze è gestita, come intensità e volume, da un apposito comando a slitta, chiamato "drawbar", che può essere regolato in diverse posizioni; se la drawbar è completamente inserita l'armonico relativo non suona, se la drawbar è completamente estratta il volume e l'intensità dell'armonico sono massime. Tramite una sapiente mescolanza di questi controlli (che crea la cosidetta "sintesi additiva" dei vari suoni) l'organista può comporre tutta una vastissima serie di timbri e suoni che possono anche riproporre con una buona fedeltà molti dei suoni degli organi a canne. Questa possibilità è data dalla presenza, in un organo Hammond a due tastiere, di due serie di drawbars per ogni tastiera (18 (9+9) per la prima + 18 (9+9) per la seconda) e di due drawbars per la pedaliera, per un totale fisso di 38 drawbars.
Abbiamo detto che lo scopo originale dell'organo Hammond era quello di trovare un sostituto "a buon mercato" degli organi a canne delle chiese e, in effetti, le prime sperimentazioni in tale ambito furono estremamente positive. E' molto interessante, a questo proposito, leggere quanto scriveva nel 1940 Carlo Locher sul suo Manuale dell'Organista - I registri dell'organo:
 hammond 02 "Ho avuto occasione di assistere (1939) nella Cattedrale di Zurigo ad una audizione col grande organo di 92 registri (...) intramezzata da esecuzioni presentate con un organo Hammond senza canne. (...) L'uditorio non riusciva a stabilire con precisione quale dei due organi suonasse. Questo dimostra che l'organo Hammond è pari all'organo a canne, anzi superiore allo stesso, per la precisione dell'attacco e per la perfetta intonazione della voce. (...) Un Hammond dà il medesimo risultato fonico di un organo di 150 registri. Il vantaggio enorme è poi quello che non occorre mai accordare, nè riparare, nè richiede manutenzione.(...) La staffa dell'espressione dà un rendimento superiore al 75 percento di quello della cassa con griglie. Vi sono pronte 18 combinazioni fisse. (...)".
Il modello ascoltato da Locher a Zurigo era un modello E da concerto e qui potete leggerne tutte le caratteristiche tecnico-foniche nonchè approfondire nei dettagli sia la tecnologia che la metodologia di creazione dei suoni tramite l'utilizzo delle drawbars (in lingua inglese).
Ma se la nascita "liturgica" dell'Hammond avvenne sotto una buona stella, la crescita non lo fu altrettanto. In effetti uno dei motivi più forti del veloce abbandono di questo tipo di organo da parte degli organisti consisteva proprio nel fatto che negli organi Hammond non esistevano i "registri" concepiti nella stessa maniera dell'organo a canne. Il sistema di "composizione" dei suoni mediante gli armonici tramite le drawbars si rivelò in effetti scomodissimo ed assolutamente avulso dalla concezione tradizionale della "registrazione organistica", e così la caratteristica fondamentale che aveva reso possibile l'invenzione di questo strumento fu la causa che ne determinò l'abbandono pressochè immediato da parte degli organisti classici e nel contempo diede origine al fenomenale successo che l'organo Hammond ebbe nel campo della musica leggera, pop e rock.
E fu proprio grazie a questo enorme successo nel campo della musica "leggera" che l'organo Hammond, al contrario di tutti gli altri strumenti elettromeccanici suoi contemporanei, non venne superato dall'avanzare delle tecnologie ed ancora oggi è uno degli strumenti più apprezzati, soprattutto nel campo della musica Jazz. Dagli Anni Settanta del secolo scorso la ditta, per motivi soprattutto economici, sostituì il sistema elettromeccanico di produzione del suono con generatori di suono elettronici, trasportando automaticamente questo strumento nel campo degli organi elettronici. Il suono di questi nuovi organi, però, non possiede più le caratteristiche di pienezza e di calore proprie degli strumenti elettromeccanici ed i musicisti veri cultori della filosofia dell'Hammond si tengono ben stretti i loro "vecchi" B3.
Per finire, alcune curiosità. Il modello A dell'organo Hammond (cioè il primo), fu presentato il 15 aprile 1935 e tra i suoi primi ammiratori ebbe Pietro Alessandro Yon, George Gershwin e Fritz Reiner. L'ultimo modello elettromeccanico proposto sul mercato fu, all'inizio degli Anni Settanta, il R-124 mentre l'ultimo esemplare di Hammond elettromeccanico (modello B3) fu prodotto nel 1975, esattamente quarant'anni dopo la sua nascita.
Un cenno particolare va dedicato al famoso "vibrato" degli organi Hammond. Se nei primi esemplari -idealmente destinati all'utilizzo liturgico- era presente un Tremolo molto simile a quello degli organi a canne, quando l'Hammond passò definitivamente alla musica leggera, il Tremolo venne trasformato in "vibrato", cioè un tremolo molto più veloce che da quel momento caratterizzò in modo del tutto particolare il suono di questo strumento. Curiosamente, a chi scrive è capitato di trovare anche alcuni organi a canne -realizzati negli Anni Sessanta- che al posto della placchetta del Tremolo avevano quella del "Vibrato" e che presentavano un tremolo molto più veloce del normale. Evidentemente anche qualche organaro "classico" aveva subito il fascino dell'Hammond!
La ditta Hammond, durante la sua attività, ideò e realizzò anche diversi "accessori" quali l'amplificatore rotante "Leslie" (progettato da Don Leslie nel 1940), il Solovox, realizzato anch'esso nel 1940 che aggiungeva il suono di un pianoforte, la sezione delle percussioni, introdotta nel 1955, ed il riverbero elettronico, introdotto nel 1959. Ai progettisti della Hammond si devono anche altri tipi di strumenti elettronici quali la spinetta Modello M (detta "Cenerentola") del 1949, seguita da altre due spinette (L100 ed M100) nel 1960. Nel 1978 apparvero i primi Hammond con batteria automatica incorporata e negli stessi anni si ebbe anche la possibilità di eseguire accordi automatici. Nel 1975, infine, la Hammond produsse il suo primo organo (Mod. 9900 Dolphin) con sintetizzatore di suoni incorporato. L'organo elettromeccanico era definitivamente passato nell'era degli organi elettronici, e di questo parleremo nella prossima trattazione.
Per concludere, proponiamo ai nostri lettori un bel video "storico", tutto in italiano (Istituto Luce), che, al di là dei toni aulici e celebrativi, illustra molto bene l'organo Hammond.




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