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Intervista a Juan Paradell-Solé




 Juan Paradell-Solé Oggi incontriamo Juan Paradell-Solé, Primo Organista Titolare della Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma.
Nato ad Igualada, in Spagna, ha studiato dapprima presso il Conservatorio della sua città e poi a Barcellona con Montserrat Torrent. Trasferitosi a Roma, si è diplomato in Organo e Composizione Organistica con Mons. Valentino Miserachs e si è poi perfezionato in Germania con Günther Kaunzinger.
Attivissimo come concertista, ha partecipato ai maggiori Festivals Organistici Internazionali ed è rinomato esecutore della musica spagnola in generale e contemporanea in particolare di cui nei suoi concerti ha presentato numerose opere in prima esecuzione assoluta, effettuando anche diverse registrazioni radiotelevisive ed alcune incisioni discografiche.


- Come è nato il tuo interesse per l'organo?

La mia formazione scolastica è avvenuta nella mia città natale, Igualada (Barcelona- Spagna), presso una scuola di Padri Scolopi. Fra i docenti c'era il Padre Albert Foix (bravo direttore di coro ed esperto gregorianista) il quale aveva fondato un coro di "Pueri Cantores" del quale io facevo parte. Ed è in questo coro che ho iniziato lo studio della musica e ad amare il canto gregoriano, la musica sacra e l'organo. All'età di nove anni accompagnavo già i canti all'armonium.

- Puoi descriverci la tua settimana di attività musicale?

Due giorni sono dedicati all'insegnamento presso il Conservatorio di Benevento, dove sono titolare della cattedra di Organo Complementare e Canto Gregoriano. Gli altri, sono impegnati con lo studio o l'attività concertistica e la domenica e le altre feste liturgiche sono in servizio presso la Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore, quale primo organista titolare.

- Qual è il repertorio che preferisci eseguire?

Quando dispongo di un organo adeguato, il repertorio sinfonico.

- Quali sono gli autori di musica organistica che preferisci?

Bach, Franck ed i sinfonici francesi.

- E l'autore che preferisci in assoluto?

Ci sono vari compositori che amo moltissimo e diversi fra di loro. Alla famosa domanda: "Se dovessi salvarne solo uno...." rispondo Johann Sebastian Bach.

- Quali sonorità organistiche preferisci?

Dipende dalla musica che si intende eseguire. Mi piacerebbe, come a tutti, poter suonare, Frescobaldi, Cabanilles, Bach, Franck, ecc. con strumenti dalle sonorità adatte ad ogni epoca e compositore, anche se questo è molto difficile.

- La tua attività concertistica ti porta ad esibirti in tutto il Mondo. Quali sono gli strumenti su cui ti trovi più a tuo agio?

Durante la mia attività concertistica ho avuto la fortuna di suonare molti strumenti belli, interessanti e diversi per epoche e stili. Penso agli organi danesi, a quelli inglesi, ai Cavaillé-Coll, agli organi storici spagnoli, ecc. Ma se per agio intendi comodità di esecuzione, trovo che uno fra i più comodi, che io ho suonato, dove tutto è "fisiologico", è il grande organo Mascioni della sala accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra in Roma.

- Avendo a disposizione un grandioso strumento sinfonico ed un piccolo organo positivo, a quale dei due dedicheresti la tua attenzione immediata?

Ad entrambi.

- Come vedi il problema del restauro degli antichi organi?

Si è fatto un grande e meritevole lavoro attorno al restauro degli organi antichi; grazie a ciò abbiamo potuto riascoltare la voce fedele di grandi opere d'arte e si sono ripristinati strumenti di indubbia importanza storica ma, nello stesso tempo, presi dalla febbre del restauro a tutti costi, si sono fatti risuscitare strumenti di dubbia qualità artistica e storica solamente per il fatto di trattarsi di organo cosiddetto "antico". Ricordiamo che "Antico" non è forzatamente sempre sinonimo di qualità artistica o capolavoro.

- Passiamo alle cose serie.... Come vedi oggi la figura di organista liturgico?

E' molto difficile vedere oggi questa figura, in quanto penso che l'organista liturgico-cattolico non esista più. Sono poche eccezioni le chiese che oggi hanno un organista professionista titolare, e con una decorosa retribuzione.
Da noi i parroci (salvo eccezioni) preferiscono un qualsiasi "strimpellatore" di chitarra ad un organista, per accompagnare i riti ecclesiastici. Oppure, quando c'è l'organista, pretendono che questo presti la sua opera di musicista senza alcuna retribuzione. Penso che questo sia il motivo per il quali i nostri giovani diplomati in organo non hanno nessun interesse ad occupare un posto di organista nelle nostre chiese, e l'insegnamento dell'organo nei Conservatori si allontani sempre di più della preparazione specifica che richiederebbe l'organista liturgico.
Nonostante questa situazione generale, qualche piccolo spiraglio sembra intravedersi: mi capita qualche volta di sentire di alcuni giovani assunti in una chiesa dove esercitano la loro nobile arte al sevizio di Dio e della comunità, con una retribuzione economica, più o meno valida. Altra cosa è presso le chiese luterane ed anglicane. Da noi, alla proposta di un'eventuale inserimento professionale-lavorativo dell'organista liturgico presso le nostre chiese, non trovando altra collocazione (quella dell'organista liturgico), ci è stato proposto di equipararci ai sacrestani....

- La situazione della musica liturgica nelle piccole parrocchie è molto differente che nelle grandi Basiliche. A cosa pensi che sia dovuta questa enorme differenza?

Penso che purtroppo non è sempre vero che nelle grandi Basiliche la situazione della musica liturgica sia così buona e diversa. Sono, da molti anni, primo organista titolare nella Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Da noi è ancora un'isola felice, dove continua la grande tradizione musicale del passato con la Cappella Musicale Liberiana e la figura dei due organisti titolari. Questo è dovuto -in gran parte- alla presenza, quale Maestro di Cappella, del Maestro Mons. Valentino Miserachs Grau, rande compositore, con una forte fede nella musica sacra e nella sua tradizione. La sua irrompente personalità artistica fa si che sia molto amato da tutte le autorità ecclesiastiche della Basilica e dall'assemblea che la frequenta. Ma quello che un tempo era la regola oggi sono solo eccezioni.

- Svolgere attività di organista liturgico richiede una grande preparazione specifica. Ritieni che i giovani organisti vengano adeguatamente preparati per questo compito?

Certamente che la richiede!.. È necessario essere un musicista completo. L'organista liturgico dovrebbe saper improvvisare, saper ben accompagnare un coro, trasportare, leggere le partiture vocali, leggere a prima vista, conoscere a fondo il canto gregoriano..... e conoscere la liturgia! Tutto ciò avrebbe bisogno di una preparazione specifica e separata (come nei paesi d'oltralpe) dallo studio dell'organo da concerto. I nostri vecchi programmi di Conservatorio (tuttora vigenti) erano finalizzati a dare anche questa specifica preparazione ma, nella pratica, in questi ultimi decenni si è finiti per dare una prevalenza assoluta alla preparazione concertistica riducendo quella di altre materie (improvvisazione, canto gregoriano, lettura della partitura vocale ecc.) ad essere sempre più misera o inesistente.

- A proposito... come vedi la situazione attuale dei Conservatori Italiani di Musica in generale e relativamente all'Organo in particolare?

In confronto con altri paesi europei, siamo veramente arretrati. Da una parte penso che forse ci sono troppi Conservatori, soprattutto considerando che sono stati dichiarati Istituti di Alta Cultura e di livello Universitario, ma questo solo sulla carta, dato che il trattamento retributivo non corrisponde certamente alla medesima categoria. Allo stesso modo i Conservatori dovrebbero dividersi (come accade in Germania, Francia, Spagna..) in Conservatori Superiori, Medi ecc. Ma questo allo stato attuale delle nostre Scuole è molto difficile di poter realizzare.
Per quello che riguarda l'insegnamento dell'Organo, credo che l'approccio più immediato sia quello -come anche per tutte le altre materie- di riformare totalmente i programmi ministeriali degli esami e quelli dello studio. Sarebbe auspicabile separare, ad un certo punto degli studi, la preparazione dell'organista concertista, da quello didattico e da quello di chiesa. E l'improvvisazione dovrebbe formare parte integrante di questi studi.

- Proprio di questo volevo parlarti... Quali sono i motivi per cui in Italia l'improvvisazione organistica è così poco praticata mentre negli altri Paesi è uno specifico aspetto dello studio dell'organo?

Per una serie di ragioni. Mentre paesi come la Francia, la Germania ed altri, hanno continuato ininterrottamente la pratica e la tradizione dell'improvvisazione organistica, in Italia -anche se quest'arte fu praticata fin dagli esordi della storia della musica- si arrestò dopo la grande figura di Marco Enrico Bossi, fino a cadere nel più completo oblio. Purtroppo i due più grandi organisti della generazione successiva, Germani e Vignanelli, non hanno più praticato l'improvvisazione in sede concertistica. Questo atteggiamento ha portato -con altri motivi- a non avere un esempio vivo da seguire ed a sopprimere lentamente l'esigenza di esprimersi creativamente attraverso l'improvvisazione. Nella liturgia luterana, ad esempio, ce più spazio per l'organo e l'organista è costretto sovente ad improvvisare; questo fa si che nelle scuole d'organo ancora oggi si insegni rigorosamente questa materia. Nelle nostre chiese invece, non essendoci la figura dell'organista liturgico, questo non è portato ad imparare l'arte dell'improvvisazione in quanto non motivato.
Per i francesi invece, questa forma è parte integrante ed indissolubile dello studio dell'organo. Purtroppo non è così per noi. Basti pensare ai programmi degli esami per il concorso a cattedra di Organo e Composizione Organistica per i Conservatori di Musica, bandito dal Ministero: non è presente neanche una prova di composizione né tantomeno d'improvvisazione. Così con il passar degli anni siamo arrivati al punto in cui la maggior parte degli insegnanti d'organo non possiede la preparazione specifica.
Nonostante questo panorama generale, non mancano, da parte da alcuni nostri organisti, un certo interesse e dei bravi improvvisatori, vedi, solo per citarne alcuni, G. Agostini, V. Miserachs, F.Caporali (il quale recentemente ha portato alla stampa una interessante guida pratica e teorica all'improvvisazione organistica) e D. Cuzzato, i quali dimostrano la loro abilità anche in campo concertistico.

- Dopo questo quadro abbastanza desolante, quali possibilità di attività ritieni che ci possano essere in Italia per i giovani diplomati in organo?

Purtroppo molte poche. Le cattedre d'insegnamento nei Conservatori Statali sono pressoché sature, ed i precari in attesa di un posto sono tanti; speriamo che le riforme scolastiche possano portare nuovi posti di lavoro per i nostri giovani.
Per quello che riguarda l'attività concertistica la situazione non è più felice. Le Associazioni Musicali in genere ed in particolare quelle che si occupano del mondo organistico, versano, nella maggioranza dei casi (e non solo in Italia), in grandi difficoltà economiche in quanto sono del tutto ignorate dalle Istituzioni pubbliche e private. E' veramente molto difficile riuscire a reperire piccoli fondi per mantenere delle Rassegne e Stagioni concertistiche. Anche nella chiesa, dove l'organista dovrebbe trovare la sua collocazione più consona -lo abbiamo accennato prima parlando dell'organista liturgico- e dove sono situati la maggior parte degli strumenti, le iniziative concertistiche trovano la più grande indifferenza e le porte sbarrate.

- Nonostante tutto, i giovani che si dedicano all'organo sono molti. Che consiglio daresti ad un giovane che desidera dedicarsi all'organo?

Crederci profondamente, lavorare intensamente e non scoraggiarsi.

- Cambiamo argomento.... La filologia organistica ha mutato volto all'interpretazione organistica degli ultimi vent'anni. Cosa pensi di questo fenomeno?

Credo che sia molto importante ed imprescindibile per l'interprete di oggi la conoscenza dei trattati e delle prassi esecutive delle varie epoche; in questi ultimi anni la musicologia ha fatto e sta facendo veramente grandi passi. Allo stesso modo penso che bisogna guardare queste cose con attenzione e razionalità, senza farsi prendere dagli atteggiamenti maniacali ed a senso unico. Penso che anche nelle prassi antiche ci possono essere diverse verità. Bisogna riconoscere che in questo settore l'Italia ha fatto passi notevoli.

- Parliamo di "visibilità" dell'organo.... L'indifferenza dei media rende la musica classica in generale e quella organistica in particolare quasi un campo riservato a pochi "eletti" allontanandone inevitabilmente i giovani. In che modo è possibile, secondo te, fare in modo che l'organo e la sua musica possano tornare ad interessare i ragazzi?

In primo luogo sarebbe necessario che la Chiesa Cattolica prendesse coscienza dell'enorme patrimonio artistico e spirituale costituito dalla musica sacra in generale e, nel suo contesto, dalla musica organistica, rivalutandone al massimo il ruolo che le appartiene nell'ambito della Liturgia. Non c'è dubbio infatti che, data l'ubicazione dei nostri strumenti e l'indissolubile legame storico-artistico che lega il mondo organistico a quello spirituale della Chiesa, quest'ultima costituisce, nella maggior parte dei casi, il luogo nel quale i giovani, fin da piccoli, possono fare il loro primo affascinante incontro con questo magnifico strumento.
Secondariamente, sempre la Chiesa dovrebbe capire che Organo non è solo musica sacra ma anche musica concertistica di grande valore e conseguentemente dare più opportunità di ascolto per i giovani non ostacolando le occasioni di concerti come, il più della volte, accade.
In terzo luogo, televisione, radio e giornali dovrebbero dare più spazio (in orari adeguati, di facile ascolto, per quanto riguarda i mezzi radiotelevisivi) alla Musica classica in genere nell'ambito della quale Musica e Cultura Organistica trovano il loro spazio.
Infine sarebbe di grande importanza la rivalutazione ed il potenziamento dell'insegnamento musicale nell'ambito della scuola dell'obbligo, comprendendo come la musica sia strumento di cultura, di crescita, di godimento quanto e più di tante materie di cui si considera necessario l'apprendimento. Chi non conosce non può apprezzare.

- Ti ringrazio per la tua disponibilità e la tua cortesia. E se chiudessimo questa chiacchierata con un aneddoto curioso della tua attività musicale?.....

Posso raccontarti dell'unica volta che ho dovuto rinunciare a suonare un concerto... Fu nell'agosto del 1993.
Mi trovavo in Spagna per un ciclo di concerti che raccoglie gli organi storici della Catalogna, in un grazioso ed antico paesino di nome Montbrió del Camp nella cui chiesa è conservato un bell'organo storico del 1792.
Ad un certo punto, poco prima dell'inizio del concerto, si è scatenato un terribile temporale e, conseguentemente, è saltata la corrente per tutta la serata.... Purtroppo l'unica cosa moderna di quell'organo era l'elettrificazione dei mantici !.... e a me non è rimasto altro da fare che passare piacevolmente parte della serata insieme al gentile pubblico presente in piacevoli conversari... a lume di candela..... Ed è stata l'unica volta nella mia vita che ho ricevuto un onorario senza suonare.....



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