circolo di autoformazione

insegnanti ed educatori della scuola media di via Maffucci, del Distretto Scolastico 80, del quartiere Bovisa di Milano

 

Home
chi siamo
scuola comunità
educ. e globalizzaz.
educ. e computer
educ. e affetti
scuola e azienda
gli errori d'aula

GLI ERRORI D'AULA

Verbale dell’incontro del 15 marzo 2000:

( presenti: Carlo, Rita R., Felice, Giovanna O., Giovanna G., Paola E, Ferruccio, e per una parte della riunione anche Cristina e Gino )

"Mettersi in cammino per errare"

Christine Koschel, Poesie, 1969

Il verso poetico sottolinea la duplice accezione del verbo «errare» nel senso dell’errore e dello spostamento/movimento verso altre destinazioni.

L’errore è, qui, persino pensato come una necessità.

Si è cercato, durante l’incontro, di distinguere tra gli errori che normalmente si compiono ad un livello più superficiale ed occasionale e quelli che appartengono alla propria sfera più profonda, legata al soggettivo stile personale di interpretare il ruolo di educatore e di porsi verso l’altro.

1 — Gli errori del primo tipo si possono raggruppare in tre categorie che la lingua inglese associa a tre diverse parole (James Reason, «L'errore umano", Il Mulino, Bologna, 1994):

- mistakes (sono gli errori di pianificazione)

- lapses (rappresentano gli errori di immagazzinamento dell’informazione)

- slips (sono gli errori di esecuzione).

Naturalmente ciascuno, nel proprio operare professionale, compie errori di programmazione degli interventi, dimentica, oppure sbaglia, e di ciò spesso non e neppure conscio.

La riduzione di errori di siffatta natura trova indicazioni di soluzione nell’applicazione di strategie cognitive e nella condivisione di problem solving comuni.

2 - Gli errori che si collocano ad un livello più profondo, spesso sconosciuto e latente, sono riferibili al proprio mondo interiore fatto di affetti, di miti, di fantasmi che muovono il modo di essere educatori e di concepire l’educazione e che comprendono allo stesso tempo sia il mondo della formazione sia quello della vita di ciascuno.

Alcuni studi di natura psicoanalitica ( ad esempio: Blandino, Granieri, "La disponibilità ad apprendere - Dimensioni emotive nella scuola e nella formazione degli insegnanti", Cortina ed., 1995 ), che afferiscono ai problemi relativi agli affetti e alla fantasmatica di chi conduce e presiede il processo formativo, indicano che l’insegnamento è un modo per riparare i danni prodotti dalla propria distruttività, una pulsione costruttiva in grado di combattere la morte e mantenere la vita.

Alla base della motivazione e dell’interesse ad insegnare c’è dunque una forte spinta distruttiva che viene riparata e controllata attraverso un comportamento socialmente e costruttivamente utile, orientato a dare nuova vita sotto forma di vita mentale, intellettuale e sociale.

La discussione, nel gruppo di autoformazione, si è soffermata su alcuni modelli o fantasmi che entrano in gioco nel comportamento affettivo dell’insegnante.

E. Enriquez (citato in due volumi: Mottana, «Formazione ed affetti - Il contributo della psicoanalisi allo studio e alla elaborazione dei processi di apprendimento «, Armando ed., 1993; Cerioli, «Appassionata mente - Sul desiderio e la paura di conoscere «, F. AngeIi/IRRSAE Lombardia, 1998 ) ha indicato una serie di otto modelli, otto miti del formatore:

 

Mitologemi del formatore secondo E. Enriquez (1980):

Tipologia

Possibili latenze implicite

Formatore

*Riprodurre se stesso, modellare replicanti

*Dinamica narcisistica di rispecchiamento

Terapeuta

*Guarire, restaurare, eliminare il male

*Dinamica regressiva verso situazione simbiotica primaria

Maieuta

*Far nascere, sviluppare

*Desiderio di salvarsi come generatore

Interpretante

*Svelare, controllare, dominare, possedere

*Bisogno di dominare onnipotentemente

Militante

*Offrire un traguardo di salvezza

*Induzione di atteggiamenti schizoparanoidei

Riparatore

*Offrirsi come strumento di salvezza

*Dinamiche onnipotenti e narcisistiche

Trasgressore

*Lottare contro, liberarsi da

*Dinamica edipica irrisolta

Distruttore

*Inibire, smontare, mettere in difficoltà

*Bisogno di salvarsi sopra gli altri

 

Questi "miti interni" agiscono sempre anche se non si è consapevoli del comportamento affettivo messo in atto.

Per alcuni dei partecipanti alla riunione, c’è una qualche consapevolezza di agire alcuni mitologemi nel proprio stile professionale. Ad esempio Felice pensa di mettere in atto sia il mito del "formatore militante" che quello del "formatore terapeuta", mentre Carlo quello "interpretante".

 

La discussione ha anche indagato alcuni aspetti affettivi che, nei processi di insegnamento/apprendimento, assumono la nozione genericamente indicata come "clima".

A questo proposito Rita R. rende questo resoconto dell’incontro:

" - Il clima in classe non è di attenzione, i segnali sono il silenzio (ma i ragazzi fanno altro) o il parlottìo; l’insegnante si accorge di questo e ne scaturisce l’ansia e il richiamo.

Bisognerebbe modificare il proprio modo di far lezione, più coinvolgente, più di interscambio.

- Non sempre il clima è uguale con tutti gli insegnanti del Consiglio di Classe; a volte non si riesce a concordare una linea d’intervento comune. Occorre più dialogo tra gli adulti per concordare gli obiettivi.

- Spesso il clima non è uguale in tutte le ore di lezione.

A volte si utilizza l’urlo per richiamare gli alunni; questa modalità ottiene un effetto momentaneo ed è maggiormente utilizzata per placare la propria ansia che nasce da insicurezza, dall’essere incapaci di gestire la situazione. E’ meglio avvicinarsi all’alunno disturbatore ed esprimere il proprio disagio.

- E’ più coinvolgente e meno "pericoloso" l’urlo che non il silenzio e il distacco dell’alunno, oppure il falso atteggiamento di gentilezza e comprensione. Si sta affermando in certi studi la cosiddetta "pedagogia della cortesia. "

 

La discussione ha anche toccato il problema di come fare ad osservare il comportamento insegnante in classe. Alcune modalità, non esaustive e da usare con circospezione e supporti adeguati, sono:

- l’osservazione reciproca ed adulta tra insegnanti

- l’uso della videoregistrazione

- l’autosservazione consapevole

- l’uso di competenze cliniche in ambito formativo

- la supervisione di esperti esterni.

 

Si è infine concordato l’argomento del prossimo incontro:

«la dinamica dei piccoli gruppi "

 

trascrizione a cura di Felice Soldano

Milano 15.3.2000