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insegnanti ed educatori della scuola media di via Maffucci, del Distretto Scolastico 80, del quartiere Bovisa di Milano

 

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SCUOLA COMUNITA':

La partecipazione dei genitori

un contributo di Felice Soldano

Breve premessa:

Se pensiamo la scuola come un sistema organizzativo aperto, si può darne una definizione approssimata del tipo: "una organizzazione è un sistema di attività interdipendenti che connettono coalizioni instabili di partecipanti, tali sistemi sono radicati nell'ambiente in cui operano, dipendono da continui interscambi con esso e ne sono costituiti"( R.W. Scott, "Le organizzazioni", Il Mulino ).

All'interno di questa accezione di organizzazione i genitori rappresentano evidentemente l'elemento più instabile.

La scuola rappresenta anche un caso esemplare di "sistema a legame debole ( loose coupling ) " in cui:

le parti sono legate le une alle altre in maniera allentata
gli eventi legati reagiscono l'uno con l'altro ma, allo stesso tempo, mantengono ognuno la propria identità
i legami tra intenzioni ed azioni sono debolmente collegati.

( G. Cesarini, R. Regni, "Autonomia & Empowerment - L'educazione e le nuove frontiere dell'organizzazione", Armando, Roma 1999 )

Questa rappresentazione dell'organizzazione scolastica evidenzia palesemente il "loose coupling" dei genitori nel sistema.

Ora, se questo è sufficientemente vero bisognerà porsi almeno due domande:

Come ridurre l'instabilità?

Come rendere i legami meno deboli?

Suggerisco al proposito di indagare le seguenti dimensioni:

1 - LA DIMENSIONE TEMPORALE

"Il tempo breve"

Molto breve è il triennio che passa in fretta tra l'estremo iniziale dell'accoglienza e quello conclusivo della separazione. Diverso sarebbe un ciclo scolastico comprensivo anche della scuola elementare nel quale giocare una partita educativa più impegnativa e continua.

Inoltre la preadolescenza è di per sé un ciclo folgorante, una nuova nascita che apre nuove porte: adulti e ragazzi sono costretti a giocare la partita molto velocemente senza riuscire a intravvederne allo stesso tempo gli esiti finali.

Il tempo dei genitori nella scuola comunità è anche un tempo non quotidiano: ragazzi e insegnanti condividono la quotidianità, il tempo continuo, diversamente dai genitori che testimoniano, ciascuno in modo diverso, una partecipazione più o meno costante, fluttuante, aleatoria.

Un "volano" temporale è rappresentato dalla permanenza della memoria storica, una sorta di passaggio del testimone che di anno in anno, di ciclo in ciclo trasmette e lascia l'eredità della continuità.

In questa direzione dovrebbero muoversi:

la buona accoglienza dei nuovi genitori nel flusso partecipativo
l'attività di una Associazione dei Genitori.

2 - LA DIMENSIONE SPAZIALE

"La stanza degli ospiti"

Per la scuola il genitore è una figura transeunte. Egli transita fugacemente all'interno degli spazi della vita scolastica arrangiandosi in locali destinati ad altre funzioni. Questo è un fenomeno di nomadismo spesso giustificato dal fatto che gli spazi sono insufficienti ma che testimonia però proprio lo status di precarietà del rapporto dei genitori con la scuola.

Uno spazio per i genitori riconoscibile e riconosciuto da tutte le altre componenti, in particolare dai ragazzi, potrebbe avere innanzitutto il significato simbolico di una partecipazione più stabile ma anche renderla più funzionale.

3 - LA DIMENSIONE ISTITUZIONALE

"Allargare i confini?"

Un breve elenco degli organi o riunioni istituzionali e formalizzate alle quali i genitori partecipano insieme ad altre componenti è il seguente:

il Consiglio di Istituto e la Giunta Esecutiva (organi elettivi)
i rappresentanti dei Consigli di classe ( eletti )
Assemblea di Classe
Colloqui col tutor
Il Gruppo di Lavoro sull'Handicap

Ci sono poi altri momenti formalizzati quali:

L'Assemblea dei Genitori
Le Commissioni dell'Assemblea dei Genitori

Ci sono infine momenti informali e flessibili di partecipazione dei genitori con singoli o gruppi di insegnanti che sono motivati da necessità personali o da obiettivi da realizzare in comune e che si verificano in concomitanza di feste e attività di vario genere.

Appare in ogni caso ragionevole considerare con attenzione le "intersezioni"( i gruppi misti, "meticci" ) perché è in tali contesti che si gioca una partita importante dal punto di vista della scuola-comunità. In questo senso la violazione dei confini non potrà "mai essere soltanto un'operazione burocratica e asettica, perché tutte le volte che il lavoro induce le persone a confrontarsi con i limiti istituzionali chiede loro di affrontare la complessa operazione mentale di coniugare un dentro e un fuori, un noto e un ignoto, un familiare e un estraneo …" ( G. Blandino, B. Granieri, "Le risorse emotive nella scuola", Cortina, 2002 ).

Normalmente le organizzazioni pongono attenzione solo alla dimensione razionale, analitica, oggettiva, conscia dei dispositivi organizzativi. Si attua in questo modo una pericolosa polarizzazione del principio maschile a scapito del principio femminile, ricettivo, emozionale, soggettivo e inconscio ( G.P. Quaglino, "Psicodinamica della vita organizzativa", Cortina, 1996 ).

L'equilibrio tra questi due principi è quindi fondamentale per la vita organizzativa e per il pieno sviluppo delle potenzialità individuali, ed è a questa duplice modalità che si dovrà porre l'attenzione.

4 - LA DIMENSIONE PEDAGOGICA

"per una comunità educante"

Nel concreto realizzarsi del progetto educativo la dimensione pedagogica è un "campo minato" sul quale i genitori devono muoversi con circospezione in quanto si va a toccare ambiti che potrebbero essere vissuti dagli insegnanti come invasivi e comunque ritenuti di propria ed esclusiva competenza. Si tratta evidentemente di trovare sempre soluzioni condivise, escludendo comunque aspetti che riguardano i curricoli specifici delle discipline, per muoversi lungo i "sentieri educativi trasversali".

Le competenze sociali, le cosiddette educazioni (alla salute, alla differenza, all'ambiente, …), la democrazia partecipata, la dimensione degli affetti e delle emozioni, sono quelle sfere di competenze e quegli ambiti educativi che come genitori ci riguardano sia come soggetti che educano che come persone che imparano.

In questo contesto la risorsa dei genitori può essere utile per migliorare il grado della partecipazione ( si veda la "scala di partecipazione" ) spostandola sempre più verso il livello più alto della "progettazione partecipata" di tutti i componenti la vita scolastica.

Alcuni contenuti con i quali fare i conti come genitori possono essere in prima approssimazione:

La manutenzione
L'orientamento
L'ambiente e il territorio

E' importante anche il contenuto interculturale perché è possibile, in quanto genitori, dare un contributo concreto al processo di integrazione:

accogliere, insieme ai ragazzi, i loro genitori ( spesso portatori di bisogni di integrazione ) con opportune forme di organizzazione di mutuo aiuto tra adulti.
favorire percorsi autogestiti di formazione per le famiglie che prevedano un fare comune e uno scambio
offrire anche ai genitori italiani diverse opportunità di conoscenza e di crescita sulla realtà multiculturale che ci circonda.

Altre esperienze comunitarie sono possibili guardando alla cosiddetta "didattica dell'altrove", ovvero alla possibilità di condividere percorsi educativi di escursionismo. Il modello di "Scuola Natura" potrebbe suggerire, ad esempio, la possibilità di vivere momenti di vita in comune, anche autogestiti, in situazioni in cui sperimentare la dimensione dell'avventura, della scoperta, e del piacere di farlo con gli altri.

In generale la partecipazione dei genitori alla vita comunitaria, sia nei momenti di intersezione con le altre componenti che negli ambiti di gruppo propri, dovrà assumere metodologie di relazione e di comunicazione idonee a favorire la condivisione, la coesione, il ben-essere dei singoli, un clima positivo.

Da questo punto di vista, alcune strategie innovative di approccio alle relazioni di gruppo, quali l'empowerment, la prosocialità, l'assertività, il cooperative learning, appaiono strumenti in grado di sollecitare e potenziare la dimensione sociale della Scuola-Comunità.

La direttiva ministeriale n.133 del 3.4.96, per molti aspetti mai attuata nella scuola italiana, fornisce una cornice pedagogica entro la quale collocare le iniziative che qui si propongono.

5 - LA DIMENSIONE RELAZIONALE

"uniti si vince"

Sempre più spesso la scuola si trova a fare i conti quotidianamente con i problemi degli allievi: disagio personale, familiare, sociale, difficoltà più legate al ruolo di studente, di relazione con i compagni o di adattamento alle regole istituzionali.

Ciò è anche conseguenza della "postmodernità de-socializzante" che spinge le persone verso una condizione sempre più individuale, poco attenta ai valori collettivi fondati sulla solidarietà umana.

Questa è una condizione che apre delicatissime problematiche psicologiche nei confronti delle quali gli adulti ( insegnanti e genitori ) si trovano su uno stesso livello di approccio:

non si è psicologi
il ruolo giocato nella relazione non può porsi come terapeutico.

Se ciò è vero, è altresì vera la necessità di affrontare efficacemente il problema nel tentativo di risolverlo.

Il tutor, giustamente, non può a causa della sua natura pedagogica essere la sede di risoluzione del problema.

Il counseling effettuato da personale competente ( psicologi, … ) se può essere utile in specifiche situazioni, appare talvolta un escamotage esterno, un tentativo di dislocazione fuori di sé della questione, in particolare quando la radice del problema è interna alla condizione relazionale del gruppo classe.

Appare quindi indispensabile uno specifico intervento nei contesti di gruppo.

In tal senso un'alleanza tra gli adulti ( insegnanti e genitori ), ciascuno con la propria specificità, potrebbe possedere valore di efficacia.

"Si tratta per genitori ed insegnanti di individuare obiettivi limitati ma condivisi e verificare insieme l'efficacia dei propri interventi, confrontando opinioni ed orientamenti. E' evidente che ciò possa avvenire solo in un clima relazionale pacificato dai sospetti e dalla sfiducia reciproca, che avrebbe il vantaggio non solo di offrire agli adolescenti un sostegno più coerente ed efficace, ma anche di far sentire gli adulti meno soli ed impotenti di fronte alle loro sfide e ai loro dolori." ( E. Riva, "Figli a scuola", Franco Angeli, 1997 ).

Alcune esperienze di vita comunitaria, in via sperimentale, potrebbero essere pensate ed organizzate ad esempio specificamente dai genitori ( si vedano le esperienze dell'ARCI Ragazzi ).

Giugno 2002