Appendice 6

Colpi di stato senza frontiere

di Maurice Lemonine
Agosto 2002

 

 

http://www.monde-diplomatique.fr/2002/08/LEMOINE/16804

Il 18 marzo, in occasione della sua riunione semestrale tenuta a La Romana (repubblica Dominicana), la Società interamericana della stampa (Sip) si è felicitata dei suoi sforzi "per mantenere quel po' che resta della libertà di espressione". Invitato speciale di questa messa cantata (senza dubbio per garantirne l' obbiettività, l' ex presidente americano Bill Clinton aveva in precedenza dichiarato: "Hugo Chavez ha imboccato una strada senza uscita". Cosa che autorizzò la Sip a qualificare di "fascista" il presidente venezuelano.

La Sip in materia sa di cosa si parla. IL vicepresidente del comitato esecutivo di questa associazione di proprietari di media non è altro che Danilo Arbilla. Uruguaiano, costui imperversava nel suo paese come censore, in seno al Centro di diffusione e informazione, all' epoca in cui, sotto la dittatura militare (1973-1985), furono chiusi i giornali Ultima Hora, La Manana , Ahora, El Popular e Marcha ... Quanto al rappresentante della Sip in Venezuela, si chiama Andres Mata, proprietario del quotidiano conservatore El Universal.

La versione dei fatti diffusa in occasione del colpo di Stato dagli organi di stampa locali si ritrova spesso, in maniera identica, su numerosi giornali internazionali: New York Times, Washington Post, CNN, El Tiempo, Radio e Tv Caracol, RCN (che praticano lo stesso tipo di disinformazione nei confronti del loro paese, la Colombia ), ecc. Fra di essi si distingue in maniera particolare il quotidiano spagnolo El Pais. Guardando agli interessi economici e finanziari, si può a volte capire il perché di tali "sinergie".

Proprietario di El Pais , il gruppo Prisa possiede il 19% delle azioni di Radio Caracol, il cui azionista di maggioranza, il potente gruppo colombiano ValBavaria, ha per principale partner Julio Santo Domingo (l' uomo più ricco di Colombia) e...il gruppo Cisneros, che domina l' industria dei media in Venezuela. Alla testa di Prisa, Jesus Polanco presiede anche Sogecable, società legata all' impresa americana DirecTv, di cui uno dei principali azionisti è lo stesso gruppo Cisneros... Per rendere ancora più strette le relazioni, un accordo sarebbe in via di definizione tra Prisa (Polanco) e ViaDigital (Cisneros).

Pretendendo di "difendere il diritto di informare e di essere informati", l' organizzazione corporativa Reporters sans frontières (Rsf), ignora deliberatamente il ruolo non proprio nascosto dei proprietari dei media. Ma non ha nessuno scrupolo nel fare del governo Chavez - che non ha mai portato alcun attentato alle libertà - uno dei suoi obbiettivi privilegiati.

Legittimamente quando, giudicandolo restrittivo e suscettibile di arrivare alla censura, Rsf si preoccupa dell' articolo 58 della Costituzione venezuelana (mai applicato finora), relativo al diritto dei cittadini "a una informazione veritiera, opportuna e imparziale"

L' atteggiamento di Rsf comincia a creare qualche problema quando l' organizzazione chiede al presidente di "mettere fine ai suoi attacchi virulenti contro la stampa, col rischio che essa diventi un obbiettivo della vendetta popolare", senza assolutamente interrogarsi sull' atteggiamento menzognero e la mancanza di deontologia dei media in questione.

"Se è legittimo che il governo faccia puntualmente sentire la propria voce in circostanze eccezionali", scrive Rsf, denunciando senza approfondimenti e senza distanza critica il "ricorso abusivo" alla requisizione di parte del tempo delle emittenti da parte del governo il 10 e 11 aprile, "in nessun caso è giustificabile l' interruzione dei programmi radiotelevisivi una trentina di volte in due giorni".

Il 12 aprile, Rsf ha chiesto alle "autorità"(quali? Allora si aveva a che fare con un potere illegittimo!) di "condurre una inchiesta approfondita sui colpi d' arma da fuoco di cui sono rimasti vittime quattro giornalisti" (uno dei quali è morto), la sua richiesta di "garantire la sicurezza dei giornalisti considerati vicini all' ex (sic) presidente" e, commentando i fatti con grande leggerezza, parla "della repressione di cui e' stata vittima la manifestazione dell' opposizione".

Riprendendo parola per parola la versione della stampa venezuelana, il comunicato conclude: "Recluso nel palazzo presidenziale, Hugo Chavez ha firmato le sue dimissione nel corso della notte, su pressione dell' esercito".

Si sa che Chavez non si è mai dimesso, che fu fatto prigioniero e rinchiuso in una fortezza militare. Non una parola, invece, sulla repressione esercitata dai golpisti su numerosi giornalisti che lavoravano per i media alternativi e comunitari. Dimenticando, malgrado qualche dichiarazione di principio, la difesa del diritto "ad essere informati", Rsf finisce per avallare in Venezuela un piano mediatico degno di quello di El Mercurio, quotidiano cileno largamente implicato nel golpe che sfociò nella caduta e nella morte di Salvador Allemnde nel 1973.

In questo senso, non si può non felicitarsi della nascita di un' organizzazione - Media Watch Global - nata in occasione del Forum mondiale di Porto Alegre. Estranea a ogni corporativismo, quest' ultima, in Venezuela come altrove, intende vegliare sul pluralismo e l' equilibrio dell' informazione e costituire una tribuna per i cittadini di fronte agli eccessi dei media e alle loro manipolazioni.

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni