Stiamo tutti sullo stesso tetto. insieme con i
lavoratori che dalla disperazione non avendo nessun riferimento politico
sono costretti a salire sui tetti per dare visibilità alla loro lotta per
difendere il posto di lavoro. oscurati dalla televisione berlusconiana.
ACCORDO SEPARATO UGUALE CAPITOLAZIONE DEI
LAVORATORI
Editoriale
di Vito Feninno
Attacco ai lavoratori
L’accordo separato firmato lo scorso 22 gennaio tra la Uilm e
la Fim-CISL con i padroni della
FEDERMECCANICA
è l’ultimo attacco ai diritti e al salario dei lavoratori. Questo accordo
mette in discussione l’assetto politico istituzionale di Repubblica
democratica Parlamentare nato dalla Resistenza.
Il contratto separato è un attacco alla democrazia. C’è un
disegno generale dietro a questo accordo criminale: distruggendo il fronte
di lotta del livello sociale incarnato dal mondo del lavoro dopo si può
passare più agevolmente a demolire il livello istituzionale e il livello
costituzionale. Se viene meno il blocco sociale dei lavoratori, tutto
diventa più facile per avviarci al delirio peronista senza più ostacoli.
Perché le forze reazionarie riformiste e neo liberiste non troveranno più
lungo il nuovo processo costituente di una repubblica presidenziale forze
sociali capaci di reagire e di contrapporsi ad una esplicita riforma dello
Stato in senso autoritario. Difatti la riforma dello Stato in senso
presidenzialista è una esigenza del potere economico per rispondere alle
questioni delle pensioni, della demografia, dell’immigrazione, al nodo
finanziario e non da ultimo l'uscita dalla crisi industriale. Non a caso negli
ultimi 20 anni c’è stata un accelerazione del processo di concentrazione
delle banche, delle telecomunicazioni, del commercio e di grossi gruppi
industriali. A cui si è risposto simultaneamente con la polverizzazione
della forza-lavoro a partire con l’eliminazione della scala mobile, delle
politiche di moderazione salariale di Ciampi col protocollo del 1993, della
flessibilità del lavoro col pacchetto Treu con la legge 196 del 1997, della
precarizzazione dei lavoratori con la legge 30 del 2003 conosciuta come
leggi Biagi.
Questo sinergico attacco portato al cuore del mondo del
lavoro oltre a garantire il saggio di profitto ai padroni aveva anche
l’obiettivo di smantellare il fronte della lotta dei lavoratori. La
precarietà, la contrattazione di secondo livello legata al territorio o alla
singola impresa ha accentuato le paure dei lavoratori nella perdita del
posto di lavoro costringendoli ad accettare qualsiasi tartassamento pur di
continuare a lavorare anche se con salari sempre più poveri e diritti sempre
più compressi. Queste politiche di capitalismo avanzato ha prodotto così una
drammaticità sociale di 4 milioni di poveri, nel nostro Paese, di 3,5
milioni di precari e di 2 milioni di disoccupati.
Una Costituzione costruita con un grande atto di lotta
antifascista che ha dato dignità al popolo, è stata costruita su un
equilibrio di poteri e fondata sul lavoro. Oggi la Fiom – Cgil con il
rifiuto della firma sul rinnovo contrattuale dei metalmeccanici sembra aver
capito che il periodo della concertazione e la gregarietà ad un progressismo
impotente o al rimorchio di una modernizzazione moderata mette in gioco la
natura stessa della democrazia. E vogliono rifuggire dall’aziendalismo
sindacale, rivendicando la soggettività del lavoro e dei lavoratori. Forse
non è tardi per recuperare anni di burocratismo sindacale e riprendere la
lotta in modo che “al di là degli alberi si veda la foresta”. Uscendo dalla
falsa ideologia che vuole la democrazia strumento capace di liberare l’uomo
dai suoi bisogni.
Con la firma dell’accordo separato tra FIM-CISL UILM-UIL e
FEDERMECCANICA siamo di fronte a un vero e proprio colpo di stato sindacale:
due organizzazioni minoritarie senza alcun mandato democratico da parte dei
lavoratori, firmano senza che i lavoratori possano poi esprimersi
sull’accordo attraverso il referendum.
Mentre la piattaforma FIOM – sindacato che rappresenta il 70%
dei metalmeccanici - era stata come prassi sottoposta a referendum e
approvata con 500mila voti. Ma Federmeccanica da parte sua aveva dichiarato
non ricevibile la piattaforma della FIOM in quanto non conforme all’accordo
del 15 aprile 2009 sulle regole della contrattazione, non firmato dalla
CGIL, espellendo la FIOM dal tavolo della trattativa.
Tutto questo e di una gravità inaudita e si iscrive nella
deriva autoritaria che il paese sta vivendo.
40 anni fa si conquistò il contratto nazionale e si superarono le gabbie
salariali e l’orario di lavoro di 48 ore, oggi si vuol tornare indietro
calpestando la democrazia.
Sta mancando il lavoro, sta mancando il salario e adesso ci
scippano anche il contratto nazionale. I diritti dei lavoratori conquistati
con le lotte degli operai negli 60 e 70 sacrificati alla ristrutturazione
del nuovo capitalismo italiano, sempre più parassitario e statuale. Il 56%
della ricchezza prodotta negli anni 80 andava ai salari, mentre oggi è scesa
al 40%. Questa perdita secca di 16 punti è figlia di politiche ideologiche
centrate sulla concertazione e sul progressismo della crescita economica.
Questo testimonia che è la lotta lo strumento capace di difendere i salari e
i diritti dei lavoratori.
Ecco perché non possiamo permettere che la democrazia sia
negata nei luoghi di lavoro. Perché difendendo i lavoratori difendiamo la
democrazia e riaffermiamo i valori originati dalla lotta della Resistenza.
Dire NO all’accordo separato non vuol dire essere
estremisti. Vuol dire difendere il lavoro. Vuol dire dare certezze ai
lavoratori e che sono le contraddizioni del capitalismo che necessitano
della presenza della lotta di classe.
Rifondazione comunista e verdi per Fabbrico
si schierano a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici e si impegnano
perché la giusta lotta sia sostenuta dalla popolazione di Fabbrico e dallo
stesso Consiglio Comunale: non si tratta solo di un rinnovo contrattuale di
una categoria, ma di un modo concreto (non a parole sulla stessa…barca!) per
affrontare una crisi causata a livello mondiale dai BASSI SALARI E
SVALUTAZIONE DEL LAVORO E DELLA DEMOCRAZIA.
Rifondazione comunista e verdi per Fabbrico chiedeno che:
v
nessun lavoratore sia
licenziato
v
la cassa integrazione sia
estesa a tutti i lavoratori (indeterminati, parasubordinati e a tempo
determinato) e prolungata a 104 settimane
v
la pubblica amministrazione
esoneri i lavoratori dal costo di accesso ai servizi educativi culturali e
sanitari
v
le imprese e le banche si
facciano carico di pagare gli affitti e i mutui dei lavoratori colpiti dalla
crisi
v
per i lavoratori espulsi dalla
produzione si elaborino progetti di lavoro alternativi e protetti, legati
alla bonifica ambientale e alla cultura
del nostro territorio
Viva i lavoratori, viva la Resistenza.
Fabbrico 24 ottobre 2009
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