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La redazione de "la repubblica di tersite" ha
ricevuto diversi contatti con il titolare del sito
web "la paternità" ha preso visione del dramma che
migliaia di padri vivono dopo la separazione ed è
giunto alla consapevolezza che a questa ingiustizia
va resa una più diffusa visibilità e pertanto è
lieta di darne pubblicazione.
Riceviamo
e volentieri pubblichiamo. Lettera inviata da
Fabio di Firenze, già nostro collaboratore.
LE
DONNE E IL VUOTO DI PADRE
ITALIA, 8 OTTOBRE 2009
Lettera alla Gentile Redazione
tema: attualità, salute e famiglia
Egregi Signori,
voglio scrivere su un tema di cui poco si parla
perché difficile, scomodo, oscuro, per la
singola coscienza come per quella collettiva. Mi
riferisco alla donna, e del GAP, della evidente
crepa tra come la si mostra, usa, immagina.. e
come realmente è, carne e ossa, idee e cervello,
anima. E' una donna, quella reale, che non è in
così buona salute come la si dipinge e la si
vede proiettata in modo quasi ossessivo su tv,
cinema, videogiochi, media e giornali, manifesti
e spot.. tutti presi da quell'idea monolitica di
una donna sempre perfetta ed impeccabile,
indistruttibile eroina della moderna società
dell'immagine, instancabile strumento ad uso
commerciale nel mercato del capitalismo e del
consumo.
Tornando sulla terra però ci troviamo con una
realtà diversa.. non parlo delle decine di madri
che ogni anno uccidono i figli o di quelle tante
troppe che dopo aver chiesto la separazione (74%
del totale, ISTAT) fanno di tutto per impedire
ai figli di vivere liberamente col padre. Non
parlo della donna che arriva ad abbandonarsi
all'odio ed alla distruzione fino a questo punto
(seppure il dato è significativo).
Parlo soprattutto di quella donna che conosce i
valori e la ragione.. che ogni giorno si impegna
per cercare di mettere la sincerità e l'onestà
al centro della sua vita, in quello che fa..
ma.. non ci riesce.. oppure ci riesce ma non ne
percepisce bene il senso.. e sente invece sempre
più spesso la pesantezza.. e la necessità di
cambiare, di fare.. arrivare.. a qualcosa.. che
la porti ad essere, sentirsi più partecipe,
viva, amanta e amante, completa, felice.
Oramai è un dato oggettivo e palese, ovunque
guardiamo.. droghe, fumo, alcolismo, mafia,
bullismo, violenza e delinquenza, ma anche
stress, depressione, anoressia, patologie e cure
mentali, ovunque il numero di donne coinvolte è
in netta crescita, il trend in aumento, donne di
tutte le età, origini ed estrazione. La mancanza
di senso e direzione, di amore e partecipazione
alla vita può portare ad imboccare qualsiasi
strada, anche la più terribile, devastante ed
autodistruttiva.
Voglio scrivere delle donne, della loro
felicità, ed argomentare, spiegare come questa
sia direttamente correlata all'esperienza
paterna, della ragazza, e prim'ancora della
bambina, una bambina che non ha avuto amore e
direzione dal primo uomo della sua vita: suo
padre.
Il padre si sa è importante per il maschile, per
il figlio che deve crescere, trovare la sua
direzione, il suo senso.. e che deve basarlo
essenzialmente su ciò che prima hanno fatto di
lui.. il suo è un cammino che in modo naturale
prosegue quello di altri.. quello dell'umanità.
Ma in una donna? E' sufficiente questo? No.
Almeno.. non solo. Il padre per una donna ha
anche un'altra peculiarità, che non è solo
direzione e valori.. per la donna il padre è
anche un ulteriore riferimento: quello
dell'amore. Amore per Altro, ciò che è Diverso
da lei.. un Uomo. E senza il Padre e l'amore per
lui, con lui dato e ricevuto in dono, una donna
difficilmente sarà capace d'amore a sua volta.
Scambierà amore per il prossimo con interesse,
amore per se stessa con egoismo, amore per
l'uomo con possesso e controllo.. eppure sono
cose molto differenti.. ma evidentemente confini
troppo sottili per gli occhi miopi dell'adulta
che non ha provato l'amore spontaneo, totale,
eroico.. della bambina che si abbandona
completamente a suo papà.
Ogni donna all'interno di se conserva, anche da
grande, un piccolo bisogno/desiderio di padre,
quel sentimento profondo e radicato di sentire
che c'è un posto dentro e fuori dove può sempre
essere accolta.. amata, protetta, abbracciata.
E' un sentimento inconscio ma fortissimo e
viscerale, quello che ad esempio accompagnava e
riempiva il desiderio d'amore degli amanti ai
tempi delle guerre, dai greci al '900, dove un
uomo poteva affrontare qualsiasi trincea e
dolore, avendo nel cuore la presenza profonda
della propria donna, ed una donna poteva
sopportare qualsiasi tempo e distanza, conscia
di avere nel cuore l'immagine vivida del proprio
uomo; ma penso anche ad oggi, a quegli amori
separati eppure robusti, penso al carcerato e la
sua donna, per vent'anni lontani eppure il loro
amore resiste, fedele, autentico, perché dentro
di loro c'è un contatto, uno scambio profondo di
maschile e femminile, ma anche di padre e di
madre, di figlio e figlia, una tribù interiore
che vive nelle foreste delle nostre origini
esistenziali ed inconsce.
Uno spazio necessario, di bambino e bambina, di ragazzo e ragazza
interiori, uno spazio dove questa parte di noi
stessi trovi il suo riconoscimento, nutrimento,
continuità, dove l'infanzia e l'adolescenza
esista e continui a vivere, per sapere chi siamo
stati, cosa siamo oggi.. conoscendo i bambini di
ieri per sapere che tipo di adulti siamo oggi.
Per questo, un uomo ed una donna adulti, che si
amano in modo maturo, duraturo, consapevole,
sanno che oltre che compagni, oltre che maschio
e femmina, oltre che amici profondi, oltre che
esseri viventi, umani, onesti, presenti, hanno
bisogno anche di riconoscere questo spazio di
padre e madre reciproci, e riempirlo,
rassicurarlo, esserci dentro con serenità. Un
uomo che sa questo sa anche affidarsi alla
propria donna con fiducia e lasciarsi
accogliere, e riconosce alla donna quello spazio
di cura, sensibilità, saggezza; allo stesso modo
una donna che sa questo sa affidarsi al proprio
uomo con fiducia e lasciarsi condurre, e
riconosce all'uomo quello spazio di autorità,
virilità, direzione. "
In fondo non è poi così difficile da osservare,
anche nelle donne più mascoline, ribelli,
arriviste o fuggenti, è proprio li che risiede
quella richiesta.. è quello il vuoto mai
riempito da un padre, un vuoto che porta rabbia
o cinismo, solitudine o apatia, modi di vivere
insani che poi però da adulti si cerca di
schematizzare, sminuire, normalizzare.. in
realtà in quella bambina, se sapremo cercare,
troveremo quella richiesta muta di padre.. di
affetto, di sicurezza e approvazione, direzione
e senso, quell'esperienza e quella dote che se
non vissuta, difficilmente da donna adulta potrà
essere trovata e riconosciuta in un altro uomo,
anche se proprio di fronte ai propri occhi,
anche se molto innamorato, pronto ad essere li
con noi, per noi..
Una bambina che vive l'amore per proprio padre
da grande facilmente saprà "traslare" questo
spazio psicologico ed istintivo verso un
compagno giusto per lei.
Per questo quando non ha un padre (o ha un padre
assente, o negativo) lo cercherà inizialmente
fuori, in qualche altro adulto, magari lontano,
irrealizzabile, impossibile, etereo o astratto,
in un leader religioso, uno scrittore, magari
perderà la testa per qualche uomo molto più
grande di lei di 20 o 30 anni.. scambierà il
sesso per amore, il compagno per un surrogato,
pretenderà da lui di essere protettivo come
verso una bambina di cinque anni ma poi allo
stesso tempo si ribellerà e vivrà questa
protezione come un'invasione della sua
indipendenza.. ovviamente essendo grande, libera
e capace.. contraddizioni stridenti, frustranti,
che provocano ancora più rabbia, solitudine,
confusione, depressione.
Dunque come fare? Non ci sono molte alternative.
Qui vale la stessa regola per uomini e donne.
Ricostruirsi una figura di padre interiore. In
modo che nessuno possa più entrare, calpestare,
questo spazio così importante, intimo, delicato.
Dobbiamo tornare alle origini della nostra vita,
esaminarne le radici, capire il perché
dell'assenza paterna e genitoriale, a partire
dalla nostra famiglia; scopriremo tante cose
interessanti.. scopriremo che ad esempio anche
nostro padre ha avuto poco padre, che non ha
saputo come fare a sua volta, o che nostra madre
ha avuto poco padre e di conseguenza non ne
ri-conosceva l'importanza vitale (basta pensare
che solo ad inizio del secolo scorso i figli
davano del Lei ai genitori e talvolta anche i
genitori tra loro..), scopriremo poi allargando
sempre di più la ricerca che, socialmente e
culturalmente, la paternità e la maternità, il
maschile e femminile, sono stati quasi sempre
due mondi troppo lontani, compartimenti stagni
non comunicanti, impossibile un amore tra due
cose che non hanno nessun punto di contatto,
nessuno strumento per comprendersi, vedersi,
confrontarsi.
Questa è la cultura dei tempi passati, dal
medioevo alle grandi guerre, tempi nebulosi
fatti di miseria, ignoranza. Non si cambia una
cultura in qualche anno, ci vorrà tempo ma quel
tempo dipende anche da noi. Possiamo cominciare
oggi a cambiare la cultura, iniziando a cambiare
la nostra vita, in meglio.
La natura ci ha creati uomo e donna per esistere
e crescere insieme, per sempre. Se sapremo
riscoprire le ragioni profonde di questo, di
fronte a noi si aprirà un futuro più
promettente, ricco, aperto alla speranza, al
dono, alla fiducia, alla vita.
Cordialmente. Fabio
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ps. autorizzo la
divulgazione e pubblicazione
Fabio B. ,
autorizzo la pubblicazione
(La repubblica di tersite, 10 ottobe 2009) |
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