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Rocchetta Sant'Antonio 8 agosto 2009. in occasione dei festeggiamenti del 300enario della Madonna del Pozzo.

  IL MIRACOLO DELL’ACQUA E DEL VENTO

*     Editoriale di  Vito Feninno

- Lettera al mio paese

Nell’anno di grazia 1709 in località Serra­longa il rocchetta_il_castellocontadino Giuseppe Mastrostefano provato dalla fatica, arso dalla sete, venne miracolato dalla Madonna. Di tanto ci ha dato notizia il canonico lacedoniese don Pasquale Palmese (1801‑1882) che si preoccupò di trascrivere i motivi della erezione della cappella, e il notaio lacedoniese Giuseppe Franciosi nel suo «Forastiero», custodito nell’Archivio di Stato di Avellino. Dal registro si legge: «Sabato 24 agosto 1709, un tal Giuseppe Mastrostefano di Rocchetta di Puglia essendo andato a faticare nella sua maggese, sita al luogo Serralonga, eb­be a soffrire gran sete, ed essendo egli vecchio, né trovandosi in detta contrada acqua per ristorarsi, si pose a pregare Maria SS.ma. Trovandosi addosso un poco d’incenso pochi dì prima datogli per divozione da un frate questuante del Convento di Santa Maria del Pozzo di Capurso (Bari), tutto fer­vore pregò la Santa Vergine a non farlo languir di arsura; quindi date alcune zappate nell’arido terreno, si avvi­de che la zappa usciva inumidita; indi stracco e non più fidan­dosi, si addormentò per poco. Risvegliatosi si trovò dentro il fossetto da lui poco pria cavato da circa sei in sette caraffe d’acqua; tutto allegro e consolato per aver veduto l’acqua, e dopo aver ringraziata Maria Santissima, si rifucillò e continuò a faticare per tut­to quel giorno.….Fu stimato ciò un miracolo». L’acqua miracolosa guarì, poi, Anna Maria Pasciuti dalle piaghe, Pompea Garruto dai dolori al ginocchio, il Vicario Foraneo Di Mattia dalla malaria e il bue zoppo del sacerdote Piccolo. ….

Da quella leggenda misericordiosa noi festeggiamo ogni anno la Madonna del Pozzo, rinnovando il nostro patto spirituale, intercedendo con il mistero, poiché a distanza di 300 anni continua la processione dei fedeli che con gioia, senza mai dubitare, spalancano il loro cuore allo spirito santo anelando una vita meno vanificante e oggettivamente meno indigente.

Sorprende che tutto questo tempo non sia stato accompagnato anche da “prodigi” laici; e che il popolo non si sia meritato di vivere in un ambiente sociale economico politico e culturale che definire precario e vessatorio risponde solo in minima parte alla domanda di giustizia ancora giacente!

A rileggere la nostra storia civile si scopre che la classe dirigente di Rocchetta Sant’Antonio non si è mai prodigata di affiancare al miracolo dell’acqua opere sociali, tali da concorrere a migliorare la qualità della vita dei suoi, oramai, pochi abitanti!

Ovviamente questa metafora può suonare animosa all’orecchio del lettore e degli amministratori. Ma non è più il tempo di distrarsi. In campo, e senza artifizi letterari, si gioca la partita della vita, del futuro stesso della vita del paese che appare sempre più compromesso dalle scelte della sua classe politica che impone, nel silenzio, volontariamente e pericolosamente la propria idea di essere comunità: “chi è fessa s’ stess’ a la casa”.

In tutti questi anni non ci sono tracce illuminanti di una realtà in mutamento. Eppure un segno c’è stato. Un fatto nuovo che poteva far superare le difficoltà è avvenuto. Un altro “miracolo” che poteva oltre che dissetare anche sfamare c’è stato donato dalla “bontà” della natura: il vento. Una ricchezza patrimonio di tutti che è stata monopolizzata dai “esperti” politici in combine con le rapaci aziende che nei fatti ne hanno privatizzato gli utili e socializzato i danni.

Il Pontefice Ratzinger nella sua ultima enciclica, Caritas in veritate, in un passo scrive: «Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Proprio per questo, occorre porre in evidenza l'importanza della giustizia distributiva e della giustizia sociale per la stessa economia di mercato e non proclamare troppo affrettatamente la fine dello Stato».

Ma uno Stato che legifera secondo la logica del capitalismo liberista non sostiene gli Enti Locali e le popolazioni che vi abitano.

Tutto ciò, ad un attento osservatore, non stupisce. Irrita semmai dover costatare che l’unica via d’uscita è sperare nella buona sorte. In quanto la politica incapace di governare i processi sociali ed economici si è fatta prepotente, ed anziché criticare o condannare un sistema politico-economico basato sullo sfruttamento dell’uomo e sulla rapina delle risorse energetiche se la prende con i più deboli, espropriando di fatto i suoi cittadini del diritto al benessere, di godere una qualità della vita migliore.

Questo mio alzar la voce prende ragione dal silenzio dell’agire politico ed associativo rocchettano che apaticamente si tiene lontano dalla lotta per i diritti di cittadinanza che ce ne sarebbe tanto bisogno in un paese tanto paralizzato.

La dura perentoria presa di posizione sul terreno dei diritti vuole dare rilevanza al crescente processo di stampo opportunistico, se non familistico, della gestione della cosa pubblica e dei frutti che la bontà del territorio ci dona.

L’affare eolico può essere preso come paradigma del logorante declino civile politico e culturale di un paese rimasto prigioniero e vinto dal fatalismo e dalle forze sovrannaturali.

La domanda di giustizia dovrebbe interrogare le coscienze più sensibili e impegnate al fine di riconoscere che i profitti derivanti dalla svendita del patrimonio ambientale per fini energetici debbano con delibera amministrativa essere equamente ridistribuiti ai legittimi proprietari: i cittadini di Rocchetta. O con un bonus economico o cancellando il pagamento delle bollette dei servizi come luce acqua e gas. Le royalties  incassate dai 18 milioni di € che per 50 MW di energia eolica che le aziende producono su suolo rocchettano sono dei rocchettani e non a disposizione di cinici amministratori.

Caro compagno Castelli, la nostra storia è una storia di famiglie umili, di salariati giornalieri; è in nome di questa storia che mi appello alla sua responsabilità. Negli anni 50 i nostri nonni per rispondere alla fame occuparono le terre; negli anni 70 occuparono i pozzi metaniferi per acciuffare il progresso: sappiamo come finì: furono sventate e soffocate dalla classe politica di allora. Oggi tu puoi sfuggire all’abbraccio soffocante e interessato delle lobby e delle consorterie politiche e compiere un gesto in coerenza con la sofferta ma dignitosa storia dei nostri padri e ridare speranza al paese mettendo totalmente a disposizione dei suoi abitanti l’intera entrata dell’eolico.

P.S. per il 300enario dei festeggiamenti della Madonna del Pozzo, per la forte identificazione dei fedeli con questo santissimo evento, si potrebbe premiare tanta fedeltà ristabilendo il principio di sovranità: simbolicamente riconoscere al popolo di Maria SS.ma il naturale posto d’onore e riservare ai suoi rappresentanti di chiudere la processione.

Le rivoluzioni incominciano sempre partendo con un piccolo passo. E chissà che non sia anche un passo benedetto.

Nella ricorrenza del 15 agosto, con rispetto di me, e di tutti 

Il cittadino, prof. Vito Feninno              Rocchetta Sant’Antonio agosto 2009  

 

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