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feninno, editore

 

Il mago di Arcore

  Tersite

Il voto del 14 aprile ha decretato la morte della Repubblica democratica italiana nata dalla Resistenza. E sottoscritta dal popolo italiano con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 che si dava come carta dei nuovi valori la Costituzione scritta da tutte le forze popolari (DC – PCI) presenti nel parlamento subito dopo la guerra di liberazione contro il nazifascismo. A 60 anni da quell’evento storico nel parlamento italiano risiedono oggi forze contrarie a quei principi ispiratori che hanno costruito, seppur mantenendo nascosto la conflittualità di classe, un paese civile e democratico. La nuova classe politica si è accaparrata gli scranni parlamentari in nome del “voto utile”. Uno stratagemma lessicale utilizzato dai due maggiori competitor come grimaldello psicologico in presenza di una legge elettorale incostituzionale. Cosa che ha prodotto uno sconquasso politico senza precedenti. Le minoranze politiche sono divenute forze extraparlamentari e il partito democratico a “vocazione maggioritaria” si è compiaciuto della sua corsa solitaria.

Un 34 % di consenso che lo consegnerà all’opposizione per i prossimi lustri. La ditta Berlusconi e company che ha raccattato tutto (dalla Mussolini a al voltagabbana di Dini che sarà ripagato con la presidenza di una commissione parlamentare) gliene sarà grata per tutta la vita. Anzi il redivivo “podestà” d’Italia nell’insediamento del suo governo gli ha fatto anche il verso: ”pacatamente, serenamente, se fate un’opposizione costruttiva, se po’ fa”. E così nell’emiciclo parlamentare non si lesinano più ammiccamenti, strizzate d’occhio e salamelecchi.

La parola virtuosa attorno a cui gira tutta la nuova politica italiana è “dialogo”. Che tradotto significa: riconoscimento reciproco, legittimazione politica. E in nome di questa pace forzosa l’opposizione per meritarsi l’attenzione della maggioranza certamente non alzerà i toni, non accuserà il governo per abuso di potere se legifererà anche in nome del Cavaliere. In questa nuova stagione politica, definita III Repubblica, la moralità del Presidente del Consiglio non è più in discussione: è roba da comunisti, ricordarglielo. Questa cosiddetta III Repubblica deve caratterizzarsi come una legislatura costituente per fare le grandi riforme condivise, anche a costo di sembrare culo e camicia o pappa e ciccia. Anche a costo di far “finta” di opporsi. Perché è proprio cosi: se i programmi elettorali erano sovrapponibili per tanto che erano uguali rispetto alle politiche sociali ed economiche come negare che opporsi è solo un gioco, una parte in commedia?

Davvero si vuole risolvere i drammatici problemi dei giovani precari, del potere d’acquistoGiannelli, il mago di arcore delle famiglie, dei bassi salari dei lavoratori, delle pensioni, dell’immigrazione con politiche rivolte solo alla crescita alla produttività e alla repressione alla “militarizzazione” del paese?  Lo zuccherino della cancellazione dell’ICI, della detassazione degli straordinari e della ristrutturazione dei mutui-casa sono espedienti di una politica reazionaria che addomestica le coscienze lasciando del tutto invariata la soluzione del problema dei problemi: la classe media si sta proletarizzando! Se non si mette mano alla detassazione fiscale dei salari e degli stipendi il reddito dei lavoratori e delle famiglie non crescerà mai. Se non si aprono lotte salariali forti, per portare il reddito dei lavoratori a livelli europei, il reddito delle famiglie non si adeguerà mai al valore crescente delle merci che accelera anche per colpa della speculazione di un mercato finanziario drogato.

E’ stato dimostrato che la crescita negli ultimi 10 anni ha arricchito le imprese: la ricchezza prodotta è andata per il 95% al capitale e solo il 5% di questa è andata ai lavoratori, alla forza lavoro! Il valore della forza lavoro è valutato meno del valore della merce che viene prodotta, perché gli stipendi al massimo crescono ogni biennio dell’inflazione programmata che è più bassa dell’inflazione reale (politica dei redditi del 1993), mentre il prezzo delle merci cresce del doppio dell’inflazione reale. Siamo al gioco delle tre carte. E non c’è nessuno oggi tra il personale politico che ci dice che il “banco” è truccato. Eppure tutti si prodigano oggi  giorno di ricordarci che i salari possono aumentare solo se aumenterà la produttività. Ma chissà perché questa originalità economica vale solo per i lavoratori e non per i politici! Se è un principio – e non lo è - perché allora non indicizziamo anche le indennità parlamentari al tasso di crescita economico annuale?! E perché non introdurre il divieto di cumulo come negli Stati Uniti?

Uno studio della Bri – banca del risparmio internazionale – ha dimostrato che in 20 anni i lavoratori hanno perso 7 mila euro di reddito annuo. Mentre un altro studio di Tito Boeri titolare di lavoce.info”  e  docente alla Bocconi ha dimostrato che per i politici negli ultimi 20 anni sedersi sugli scranni parlamentari è stato particolarmente redditizio. Infatti, il reddito annuale di un parlamentare è cresciuto da 5 a 8 volte più del reddito di un lavoratore, da 3 a 6 volte quello di un impiegato e da 3 a 4 volte quello di un dirigente. In più cumulano redditi extraparlamentare. Ecco perché fare il politico diventa un mestiere e l’addio alla politica è difficile. Ed ecco spiegato perchè abbiamo parlamentari di 7 e 8 legislature.

Non c’è nessun “spirito di servizio” nel fare politica. E quando di dicono che “faccio politica per passione perché economicamente guadagnavo di più prima” bisognerebbe letteralmente mandarli “affanculo”. Perché è falso.

E’ per questo che non è possibile accettare la collosa melassa “veltrusconiana”.

E così mentre questi pifferai ci percuotono con le solite giaculatorie, un giovane oggi se vuole mettere su famiglia, da precario, si deve accollare un mutuo da 800 euro al mese per 25 anni. Uno stipendio serve per pagarsi la casa e l’altro , quello della moglie, servirà per le bollette (che crescono fuori controllo)! Si vede che la famiglia del lavoratore campa di pane e amore, mentre quella dei politici e di capitalisti non sa che farsene dell’amore perché per campare ha necessità di soldi per sentirsi appagata.

E il mago di Arcore ci truffa col provvedimento della “ristrutturazione ei mutui” e dello straordinario detassato. Straordinario che, se tutte le 250 ore annuali vengono lavorate, al massimo farà entrare in busta paga 50-60 euro al mese, cioè un caffè al giorno! La ristrutturazione dei mutui, poi, è un raggiro da vero piazzista di tappeti. Se un cittadino oggi ha una rata di mutuo-casa di 700 euro al mese, con la “ristrutturazione” ne pagherà 600 al tasso fisso riparametrato al 2006, sempre per 20 anni. Il risparmio delle 100 euro è virtuale, perché la banca le 100 euro le mette in un fondo al 5,5% di interesse, legato alla durata del mutuo, il tutto a carico del cliente. Se alla fine della fiera, dopo i 20 anni, la media del tasso di sconto è superiore al tasso fisso rinegoziato al 2006, il cliente deve dare alla banca tutto il fondo accantonato. Cioè quello che non darai prima, lo darai, con gli interessi alla fine! Capito? Il mago è davvero geniale!

L’uomo della pubblicità a cui piace piacere e l’uomo dallo stile cardinalizio del “volemose bene” del “se po’ fa” sono fatti per flirtare. Il conflitto di interesse, il riassetto radiotelevisivo, sono arnesi qualunquisti di stampo veterocomunista. La democrazia del XXI secolo ha bisogno di un governo e della sua ombra per definirsi matura e moderna. L’opposizione è figlia di un retaggio culturale novecentesco: non ha più cittadinanza: in un mondo globalizzato anche la politica dev’essere globale. Se continuerà questa infatuazione, non mancherà tempo che il PD chiederà di confluire nel PdL.

Mi chiedo come si fa ad essere concilianti e cedevoli con un corruttore di giudici, che viene prescritto “perché la legge ha cassato il reato”. Che per 5 anni da capo del governo si è difeso dai processi e non nei processi. Che grazie agli onorevoli avvocati Ghedini e Pecorella messo a capo della commissione giustizia ha prodotto leggi vergogna quali: depenalizzazione del falso in bilancio, inutilizzabilità delle rogatorie, voto contro il mandato di cattura europeo, legge Cirami sulla ricusazione dei giudici di Milano, il lodo Maccanico per l’immunità delle 5 cariche più alte dello Stato, voto sull’eliminazione dell’appello per l’accusa se l’imputato è strato assolto in primo grado, condoni fiscali, scudo fiscale, legge spalma debiti per le società sportive (presidente Milan) legge Gasparri sulle Televisioni, decreto salva-Rete4, condono erariale per tutti i politici e amministratori pubblici condannati dalla Corte dei Conti per danno erariale, legge contro il giudice Carlo Castelli per estrometterlo dalla corsa alla guida della procura nazionale antimafia solo perché il giudice aveva aperto processi contro Marcello dell’Utri a Palermo, leggi atte all’indebolimento dei magistrati con la separazione delle carriere e la riproposizione della “piramide giudiziaria” che selezioni i magistrati. E scusate se è poco! O se per molti oggi è del tutto indifferente!

Questa è l’Italia. E come disse il Piazzista di Stato, “scusate il linguaggio rozzo ma efficace”: è insopportabile che una minoranza di “coglioni” ha dato una maggioranza parlamentare ad un “buffone”. Il mago di Arcore.

Davanti a questi fatti, che buona parte della “nuova” politica vuol far scomparire, più che montare la melassa, occorrerebbe ripensare ad una irreprensibile Resistenza.

 

(La repubblica di tersite, 24 maggio 2008)

 

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