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              LETTERA AI LAVORATORI DELLA SPAL

 

 

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400 lavoratori dell'azienda di correggio che produce elettroventilatore, leader mondiale del settore , non rinnova il contratto aziendale scaduto dal 2009

  Lettera ai lavoratori della Spal di Correggio, Reggio Emila

COSA SI NASCONDE DIETRO LA COMPETITIVITA'

*     di  Vito Feninno

Dopo due anni crisi economica ed industriale mondiale, che vede coinvolta, come cartina di tornasole del declino del capitalismo per sovrapproduzione di merci, anche la nostra provincia di Reggio Emilia e nello specifico il distretto di Correggio con 63 mila lavoratori in sofferenza economica, metà dei quali coperti da  cassa integrazione con salario tagliato da due anni del 25%, e metà senza copertura di qualsivoglia sussidio, la ripresa economica del paese è debolissima e i padroni, rimasti comunque in piedi durante la crisi, vogliono tornare a fare utili e profitto a qualsiasi costo.

E la democrazia borghese glielo permetterà: aumento della flessibilità della manodopera, deroga al contratto nazionale, arbitrato, scorciatoie normative in deroga allo statuto dei lavoratori, abbassamento dell'obbligo scolastico e introduzione dell'apprendistato a 15 anni, allungamento dell'età pensionabile, taglio ai servizi sociali e culturali territoriali.

Tutti, dico tutti: organizzazioni sindacali - compresa la 'socialsciovinista' Fiom a trazione vendoliana - e partiti politici compresa PRC e la nascente FdS, non si misurano con il dato 'materiale' delle mutate condizioni del capitalismo che ha raggiunto la sua fase matura incapace di produrre ancora progresso e emancipazione dei lavoratori sia sul piano di una meno 'alienante' organizzazione del lavoro e del suo modo di produzione sia sociale ed economico, ma per paura dell'isolamento che produrrebbe  una lotta ad oltranza a difesa della classe sfruttata che dovrebbero rappresentare lavorano sul corpo della forza-lavoro portandoli all'ABBRACCIO con i PADRONI: concedendo tutto, offendendo la dignità dei lavoratori barattando la loro vita facendoli retrocedere a 'scimmioni' senza diritti di cittadinanza una volta entrati in fabbrica. e senza diritti civili una volta varcati in uscita i cancelli della azienda e rimessi nella società atomizzata.

IL PUNTO dirimente con cui confrontarci è la competitività e la produttività, cioè: con il PIL. I padroni e la politica democratico-borghese e i sindacati ad essi servili usando queste parole magiche (le loro parole d'ordini) mistificano la realtà e scaricano i costi della ripresa sui lavoratori: oggi di fronte ad una crisi di sistema fondato sul 'falso' libero mercato (questa è la vera ideologia: sostituzione di un 'idea' alla realtà fattuale) - chi decide le politiche economiche non sono i mercati ma la BCE il FMI e la FED che intervengono sugli Stati 'democraticamente' eletti (espropriando la 'democrazia') imponendo politiche liberiste o usando soldi della fiscalità generale (soldi dei lavoratori con tassazione alla fonte) per sostenere le imprese o le banche o le assicurazioni,  provando che il 'libero' mercato non esiste - occorrerebbe occupare le fabbriche e metterle sotto controllo operaio e avviarci verso un economia pianificata, almeno in alcuni settori come l'auto, più che permettere di riorganizzare la produzione aumento il tasso di sfruttamento dei lavoratori, proprio come sta per avvenire nella tua fabbrica alla SPAL.

Questo i padroni lo sanno ma finché ci saranno queste organizzazioni sindacali e politiche possono ancora stare sul ponte di comando e lasciare gli operai in catena a remare per portare la 'loro' nave fuori dalla tempesta. In sintesi: nel 'rapporto Italia' del 2015 presentato dalla CONFINDUSTRIA si legge che nel decennio 1997-2007 la produttività del lavoro in Italia misurata sulle ore lavorative è cresciuta del 3,6% mentre in Francia, Inghilterra, in Germania cresceva tra il 15 e il 25% paesi capitalisticamente più avanzati, quindi per allinearci al capitalismo europeo bisogna aumentare la produttività da lavoro dicono i padroni nostrani. O lo si fa anche in Italia o ce ne andiamo all'estero ricattano i padroni!!!! difatti la Fiat in Polonia produce 77 auto e in Italia 29 per ogni addetto in un anno, quindi i lavoratori polacchi lavorano ad una capacità produttiva del 130%. Questo vuol dire competitività e produttività: maggior sfruttamento dei lavoratori a costi più bassi, questa è la ricetta dei padroni!!!!

Per cui per aumentare la capacità produttiva ci sono due strade: o si accetta di aumentarla a parità di operai o si riduce il numero degli operai a parità di produzione. Strada che ha scelto la Fiat a Pomigliano e che ha chiesto Federmeccanica uscendo dal contratto nazionale.

Se si sceglie la prima restano aperti gli stabilimenti strada condivisa da CGIL CISL e UIL, se si sceglie la seconda gli stabilimenti chiudono riducendo il numero dei lavoratori facendo lavorare a pieno ritmo quelli rimasti. Come vedi non se ne esce: o mangi questa minestra o ti butti giù dalla finestra?

C'è una variabile da considerare, però: siamo pronti per aprire un conflitto di classe con scioperi ad oltranza o presidi permanenti, applicando il programma di transizione di Trotskij, partendo dalla Spal e socializzando la lotta con altri luoghi di lavoro e con il territorio?

un saluto di resistenza

Fabbrico 29 ottobre 2010

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