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 La sinistra contro il precariato

 

Gli organizzatori della manifestazione hanno scelto di non far parlare i politici
ma i protagonisti di vicende altrimenti ignote. Il microfono a studenti, stranieri e cassa integrati

Sinistra day, parlano gli "invisibili"
Sul palco storie di lotte e di precari

Tra le favole di Ascanio Celestini e i concerti delle band musicali gli interventi di otto "sconosciuti"
di CLAUDIA FUSANI

ROMA - Quelli che non vanno in tivù, non riescono a parlare con i politici, non hanno audience e il popolo comunista Roma ottobre 2007nessuno li ascolta. Quelli che sanno come vanno le cose in questo paese perchè le vivono sulla loro pelle ma non trovano mai il microfono per raccontarle. Quelli come i precari, i disoccupati, gli studenti, gli immigrati che nella società della comunicazione veloce e istantanea non trovano mai un microfono. Stasera gli invisibilisono diventati visibili sul palco tirato su in piazza San Giovanni dalla sinistra radicale per raccontare l'Italia che non ha diritti e che non vuole più essere precaria. .

Gli organizzatori, i tre giornali della sin
istra radicale (Liberazione, manifesto e Carta), Rifondazione e Pdci, hanno chiesto a ministri e politici di non salire sul palco e di non andare alla manifestazione, "per lasciare spazio ai problemi veri" e non sprecare l'opportunità di questo corteo con i proclami dei soliti noti.

Microfono agli invisibili, quindi. Una scaletta di nove interventi decisa questa mattina, non preparata, non studiata, molto spontanea che ha trovato spazio tra il cantastorie Ascanio Celestini e i concerti delle band musicali. Giovanna Velardi ha 32 anni, è palermitana ma vive a Roma dove si è laureata in Scienza della Formazione e fa la coreografa. "Vorrei riuscire a spiegare - racconta Giovanna - il valore del sistema cultura che invece nel nostro paese la politica tiene ai margini facendo andare l'Italia sempre più indietro rispetto agli altri paesi non solo europei. Vorrei riuscire a spiegare che questa politica autoreferenziale, chiusa nei palazzi, che non mette mai il naso fuori e non sa guardarsi incontro, sta distruggendo questo paese perchè non riesce ad avere coscienza e consapevolezza di quello che succede". Giovanna ha un messaggio per il ministro Padoa-Schioppa, "la prova provata di quanto poco i politici siano sintonizzati con quella che è la vita vera". "Il ministro - spiega - non può permettersi di definire 'bamboccioni' i giovani italiani, questa massa che ormai va dai venti ai 40 anni. Non può farlo per rispetto a loro e alle loro famiglie". E uno per il governo: "In questo paese deve cominciare ad andare avanti chi ha il merito per farlo. Non chi raccatta tremila voti e si candida alle prime elezioni".


Salgono sul palco la scrittrice italo-somala Igiaba Scego con la leader indiana per l'ambiente e i diritti Medha Patkar, Martina Costantini studentessa del liceo Villani di Roma, Federico Sciarpelletti, precario della Vodafone, Massimo Cappellini, a nome dei senza casa e degli sfrattati, Aurelio Mancuso per conto di gay e lesbiche. "Siccome la politica non sa perchè non ci conosce - spiegano - questo per noi è l'occasione di raccontare le nostre storie e i nostri punti di vista con le nostre parole". Carlo Gosamo, ad esempio, 34 anni, "single di ferro" come si definisce, e "meno male visto che sono in cassa integrazione dal 2006 e a dicembre non prenderò più nemmeno questi 500 euro". Carlo è un dipendente della Legler di Macomer, provincia di Nuoro. "Parlo a nome delle 1.200 persone che sono nelle mie condizioni. Siamo tristi e scoraggiati perchè tutto questo accade nel disinteresse generale e per incapacità manageriali". Quella della Legler è una storia di "occasioni sprecate": "Facciamo il tessuto dei jeans, produciamo per Levis', Diesel, aziende leader. E' successo in ben due occasioni, nel 1999 e nel 2002, che i manager della Legler non sono riusciti a soddisfare la alta richiesta di prodotto, la domanda è stata rivolta altrove e noi abbiamo perso sempre più quote di mercato". La situazione adesso è che neppure Renato Soru, governatore della Sardegna, riesce a sapere chi c'è dietro le finanziarie a cui fanno capo le tre fabbriche del gruppo Legler. "Lasciare senza lavoro 1.200 persone nella provincia di Nuoro - aggiunge Carlo - è come chiudere la Fiat nel nord Italia. Noi siamo disposti a fare tutto, chissà ...forse Bush ci può aprire qualche poligono di tiro".

Nessuno di loro, precisano, vive questa manifestazione come "una critica al governo". Sperano però che le loro testimonianze possano "servire a migliorare le scelte e il programma del governo". Non parlano del protocollo sul welfare, meno che mai chiedono una crisi di governo. Chiedono una politica diversa, "che esca dai palazzi, che sappia aprire gli occhi ed ascoltare".

Antonio Ferrentino, presidente della comunità Bassa val di Susa, spiega come sia possibile che la politica "faccia le sue scelte partendo dal basso, dalle persone, dal territorio, da chi con quelle scelte dovrà convivere". La storia del progetto dell'alta velocità in val di Susa, un progetto sbagliato, disperato e adesso, dopo lotte ed occupazioni, riveduto e corretto con la collaborazione degli abitanti, è la prova che "un altro modo di lavorare, di decidere e di fare politica è possibile".
 

   fonte la repubblica.it del 20-ottobre-2007 -                                      (la repubblica di tersite del 20 ottobre 2007)

 

- la repubblica di tersite -